Il congresso del Pd: “manca il pensiero”

congresso del pdPer il congresso del PD si invocano regole, regole e ancora regole. Non idee, idee e ancora idee. Ci si sofferma, quasi ogni giorno, sul problema del chi può o deve votare, se siano ammessi al voto anche personaggi alla Briatore (noto per le iniziative filantropiche fra il Billionaire e Malindi) oppure no. Mi sembra in effetti un dilemma dei più angosciosi sul quale macerarsi a lungo. Non che si pretendano i calli alle mani come si reclamava, sbagliando, al congresso di fondazione (mi pare) del Partito Socialista. Pretesa che avrebbe escluso tout court i lavoratori della penna, gli intellettuali, i pensatori, gli scienziati, ecc. Ma un pensiero di sinistra forse sì che si può pretenderlo. Un mio amico mi scrive dicendo che sogna un bel congresso, magari un po’ pesantone, a mozioni. Fondato cioè su documenti politici impegnativi, su pensieri non troppo leggeri, su una qualche visione del mondo. Gli ho risposto che però, così facendo, si ridarebbe vita alle correnti oggi esecrate come e peggio che clan camorristici. Se sono “correnti di pensiero” non ci vedo proprio nulla di male. Anzi. E’ l’assenza di pensiero che mi allarma. Leggendo tutti i giorni qualche giornale, osservo che l’uomo politico italiano più votato nei sondaggi, cioè Matteo Renzi, da mesi e mesi non esprime un abbozzo di pensiero, ma fa soltanto battute, per lo più “contro il Pd”, cioè contro il partito del quale dovrebbe essere o il premier o, in subordine, il segretario: O tutt’e due insieme. E poi ci lamentiamo di Grillo e dei suoi urli sempre più simili a impotenti latrati. Dicono che persino Marco Travaglio lo stia abbandonando. Dovremo rivalutare la coppia Grillo&Casalegno?

Vittorio Emiliani

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