Ogni giorno ci giocavamo la vita

partini 3La Fondazione Nenni vuole augurarvi un buon 25 aprile attraverso il ricordo di un capo della Resistenza: Sandro Pertini. Pubblichiamo di seguito una parte dell’intervista che compare nell’Almanacco socialista del 1975. C’è in questa intervista di un grande socialista il ricordo dei tanti compagni di lotta, di prigionia di un protagonista dell’antifascismo e della ricostruzione dell’Italia libera e democratica. Buon 25 aprile!

Quando sei entrato nella Resistenza?

A Porta S. Paolo, a Roma, il 9 settembre. C’ero io, Giuliano Vassalli, Peppino Graceva, Eugenio Colorni. Era una cosa commovente, la gente si armava con i sassi per fronteggiare i tedeschi.

Tu eri armato?

Si avevo un mitra. Capisci bene che non era un gran che per lottare contro i carri armati.

Entri dunque nella clandestinità.

Cominciammo a organizzare le file socialiste, 1.500 elementi nel Lazio. Io poi andai nelle Marche, dove organizzai alcune azioni di guerra. E poi venni arrestato e condannato a morte in via amministrativa.

Assieme a Saragat. Eravate insieme nella stessa cella?

No, in celle separate. Da fuori Peppino Graceva, Giuliano Vassalli, Eugenio Colorni, i coniugi Monaco e altri compagni organizzarono la nostra evasione che ho raccontato nel mio libro. Siamo nel gennaio del 1944. Una notte, in via Nicotera, si riunì l’esecutivo del PSI: Nenni, Saragat, e io. Decisi di passare al nord dove diventai segretario per il PSI dell’Italia occupata.

I tedeschi ti hanno condannato a morte. Quale episodio ricordi particolarmente in quei giorni di carcere?

A Regina Coeli era detenuto, tra i politici, Leone Ginzburg, lo scrittore e studioso antifascista. Lo vidi un attimo, “al passeggio”: il volto tumefatto dalle percosse, le labbra spaccate. Era stato interrogato dalle SS in via Tasso. “Volevano dei nomi”, mi disse, “ma non ho parlato”. Ma era un’altra cosa che gli stava a cuore e su cui aveva a lungo meditato: “guai a noi se domani sapremo dimenticare le nostre sofferenze, guai se della nostra condanna investiremo tutto il popolo tedesco. Dobbiamo distinguere tra il popolo e i nazisti. Se non sapremo farlo tutte le nostre sofferenze non saranno servite a nulla”.

Una sera poi mi apparve in un corridoio un sacerdote dal volto tumefatto, grondante di sangue. Era Don Morosini. Usciva da un interrogatorio delle SS. Mi pare ancora di vedere le due labbra gonfie e sanguinanti muoversi in un saluto di fraterna riconoscenza per me, che non avevo nascosto la mia commozione per lui così martoriato. Fratelli ci sentimmo che lottavano per la stessa causa, lui sacerdote, io non credente.

Hai lavorato a fianco con Eugenio Colorni. Un tuo ricordo di lui.

Colorni lo avevo conosciuto a Ventotene. Era un professore di filosofia che si stava addentrando nella matematica, affascinato dalle teorie di Einstein. Era un uomo dal cuore purissimo. Una notte durante la lotta clandestina, mi confessò che il problema della paura fisica era per lui acutissimo. Ciò che non gli impedì di fare fino in fondo il suo dovere, Voglio ricordare un episodio. Un giorno, al Colle Oppio, gli consegnai un pacco con della dinamite. Gli dissi di che si trattava e quello che rischiava. Colorni aveva paura, si capiva perfettamente. Prese il pacco, senza un attimo di esitazione, e si allontanò. Io lo guardavo e mi rendevo conto che, passo dopo passo , stava lottando e vincendo la sua paura. Ultimò l’azione perfettamente. Se c’è una medaglia d’oro alla Resistenza guadagnata duramente è la sua.

Il tuo momento più bello, alla Liberazione?

Nella Milano liberata, la notte. Ero stato al comando militare del CLN con Longo, il caro Valiani e altri. Ormai albeggiava e mi avviai verso la casa dove mi attendeva Carla, allora mia compagna, oggi mia moglie. Mi venne in mente tutto quello che avevo vissuto, la lotta iniziata a Savona, la condanna del Tribunale speciale e il mio grido: ”Viva il socialismo!”, la mia vita di operaio in Francia, la morte di Turati e Treves, l’incontro con Gramsci. Pensai di aver compiuto il mio dovere, di non essere vissuto invano.

fondazione nenni

Via Alberto Caroncini 19, Roma www.fondazionenenni.it

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