La clessidra è lo strumento che misura il tempo con il passaggio della sabbia dall’emisfero superiore all’emisfero inferiore, marcando così la distinzione, sempre d’ordine temporale, tra un prima o un dopo. Un prima in cui le cose si presentano in una certa maniera e un dopo in cui le cose possono risultare trasformate in tutt’altra maniera: in senso d’accrescimento e d’evoluzione, oppure in senso di diminuzione e di regressione. Comunque sia, si tratta sempre, nell’un caso come nell’altro, di un processo di mutazione-trasformazione.
Ormai da tempo (un tempo lungo, anzi ormai troppo lungo), la Sinistra si trova nella clessidra della mutazione-trasformazione di se stessa: oh quanto trasformata da quel che era! Cambiata, ma non in senso evoluto. La clessidra del tempo, nel frattempo, ha conteggiato il lavoro del mulino delle cose per constatare che il grano macinato tende a essere trasformato in crusca piuttosto che in farina.
Il guaio è che i mugnai della Sinistra ufficiale, egemone, nella sua commistione complessiva di tutte le sue componenti divergenti, sembrano non accorgersi che questa mutazione della farina in crusca sta avvenendo principalmente per opera loro: nel non rendersi conto, cioè, che la loro insistenza nel perseguire il connubio unitario di tutte le “sinistre”, ereditate dalla mitologia degli anni Settanta (compromesso storico incluso), costituisce l’avvio inevitabile dell’abbandono della politica in direzione della parapolitica, quindi della non politica. La crusca invece che la farina.
Il mulino delle cose, che ha macinato all’insegna della costellazione delle cinque stelle, ne sta dando presentemente la più che evidente dimostrazione. E i mugnai di questa trasformazione impropria vanno individuati nell’ambito delle variate intellighenzie della Sinistra formalmente costituita: non altrove, non al di fuori d’essa, bensì proprio in essa.
Stupisce che gli orologiai-mugnai delle sopraddette intellighenzie, ora si stupiscano dell’insorgenza del fenomeno impulsivo che prende il nome di Movimento Cinque Stelle: la non politica praticata come politica e la politica praticata come non politica. Come a dire: l’entropia alle porte.
Stupore, ma anche attrazione e compartecipazione per evidenti affinità pre-elaborate. E’ ovvio, la riprova è fornita dal fatto che i personaggi assunti dalla Sinistra ufficiale come rappresentanti carismatici della stessa hanno costituito il top delle “quirinalie”. Il sentore da “richiamo della foresta” è più che evidente, giacché è altrettanto evidente che il processo di traslazione, che si sta compiendo nella clessidra, dall’emisfero superiore (quello della politica) nell’emisfero inferiore (quello dell’antipolitica) si può considerare ormai storicamente irreversibile. Lo sbocco nella non politica è un esito che è stato elaborato nel contesto di ciò che avrebbe dovuto essere la politica, razionalmente intesa.
La domanda è questa: perché ha potuto verificarsi un simile effetto paradosso? Volendo doverne dare una spiegazione, diventa indispensabile porsi il quesito risalendo ai “fondamentali” della razionalità della politica. Qui, a mo’ d’esempio, ci accontentiamo di richiamarci a uno solo di questi “fondamentali”, che fu affrontato, in casa nostra, vale a dire in Italia, anni e anni fa, da Lucio Colletti. Si tratta di una questione, peraltro, riconducile in pieno a una matrice decisamente marxiana.
Va da sé che Colletti non fu ascoltato. Anzi, fu ricusato. Riassumiamo in breve: Colletti, a un certo punto della sua vita, che venne a coincidere con un certo punto di svolta della storia stessa del comunismo, non esce dal comunismo per anticomunismo improvviso, per essersi trovato sulla via di Damasco del non comunismo: tutt’altro. Il fatto è che Colletti, da marxista critico avvertito qual era, si era accorto che nel decorso generale della storia del comunismo, ma soprattutto in Italia, si stava verificando un controsenso rispetto al senso previsto dalla concezione progressiva della dialettica della storia, proprio in ambito comunista.
Se ne avvide sulla base della “lettura” della storia proposta da Ferdinand Tönnies, il quale aveva messo in chiaro come il processo della storia sia caratterizzato, inevitabilmente, dalla contrapposizione radicale tra Gemeinschaft e Gesellschaft. Contrapposizione in ragione della quale il pensiero politico generale, e segnatamente quello di derivazione marxista, è tenuto ad assumere come proprio e di conseguenza concepire e operare. Colletti si accorse che, invece, proprio nell’area della Sinistra, soprattutto nostrana, stava semmai avvenendo il contrario. La Sinistra, sia quella compromissoria, sia quella antagonista, nella loro rivalità, avevano il loro punto di congiunzione e d’intesa nella prospettiva comunitaristica della Gemeinschaft. Un ircocervo teorico e pratico insieme. Lucio Colletti ne fu furibondo.
Aveva ragione d’esserlo. Col tempo, questa deviazione da “errore capitale” dalla prospettiva della razionalità politica (e non solo politica) diventò il pensiero interno della decadenza della Sinistra fino a giungere alle conclusioni “pratiche” (confusive ed extrapolitiche) del 2013 italiano: l’anno in cui il mulino della Sinistra sta vivendo le conseguenze della trasformazione della sua farina in crusca.
Cesare Milanese
non capisco questo intervento. secondo me, se di filosofia vogliamo parlare, le radici della crisi sono nel marxismo stesso, nel suo essere una filosofia che storicizza anche sé stessa e quindi contiene in sé i germi della propria dissoluzione. Quali valori assoluti, universali, posso esprimere se tutto è n qualche modo legato al mondo della produzione, ai rapporti sociali, o ne è un riflesso? Mi pare Gramsci l’avesse capito. Ma questo significa crisi globale di tutta la sinistra, non solo di quella italiana. Io per quella italiana sarei più prosaico: due fenomeni paralleli: il permanere delle stesse élites (i post-comunisti) & il tentativo di cancellare le radici storiche della sinistra (socialismo ecc.). A ciò, come corollario, si aggiunga il giustizialismo-moralismo di marca berlingueriana (raccolto dai vari Ingroia-Di Pietro-Grillo) e la…. frittata è fatta!