Parlare di finanziamento pubblico dei partiti mi fa tornare giovane. Alla fine degli anni’60 nacque il Movimento di opinione pubblica. Tra le varie iniziative – studiando le questioni e promuovendo incontri – ci fu la proposta di finanziamento pubblico ai partiti. I primi anni ’50 era esploso lo scandalo Ingic (Istituto nazionale gestione imposta di consumo) che aveva rivelato le tangenti incassate da tutti i partiti (per non parlare dei tanti altri scandali che coinvolsero soprattutto la DC). Ai primi del 1974 esplose un nuovo più grande scandalo, quello delle tangenti pagate dai petrolieri ai politici attraverso l’Enel per ottenere che si optasse per la scelta dell’energia prodotta da centrali termoelettriche invece cha da quelle nucleari. Produsse un certo scalpore l’affermazione del ministro dell’industria, De Mita, il quale in una intervista a Cesare Zappulli sul “Corriere della Sera”, disse: e dov’è lo scandalo? “Come se non si sapesse che il finanziamento dei partiti è tra gli obblighi sub-istituzionali dell’Enel”. L’inchiesta partì da giovani pretori di Genova, definiti “pretori d’assalto” (Almerighi, Brusco, Sansa). I partiti si allarmarono : “Qui arrivano i giudici! “. In un battibaleno costituirono una commissione e in men che non si dica dettero vita al finanziamento pubblico (Legge 2 maggio 1974). I socialisti (ho elaborato io la bozza) proposero sovvenzioni controllate, ma democristiani e comunisti si opposero ai controlli. Cossutta, in un comitato centrale, ridicolizzò “un gruppo di intellettuali che pretendono di controllare la nostra vita interna”. E nacque un finanziamento politico che doveva sostituire i finanziamenti occulti ed illegali ed invece – mancando seri controlli – finì con l’aggiungersi, sommarsi a quelli tradizionali. Un referendum spazzò via quella legge, ma non l’inventiva del “genio giuridico” dei politici italiani, e le pratiche del finanziamento illecito proseguirono in un contesto collusorio.
E’ giunto il momento di affrontare con serietà il problema adottando controlli seri e affidabili e dando attuazione all’art.49 della Costituzione.
Oggi si riparla di un finanziamento pubblico che riveda radicalmente quello attuale introdotto per aggirare la decisione adottata a grandissima maggioranza nel referendum del 1993.
Non so che tipo di finanziamento il governo e i parlamentari vogliono proporre. Ma so che il punto è sempre quello: esso deve essere sostitutivo e non aggiuntivo a finanziamenti obliqui, condizionanti. Ed essere basato sul principio del controllo ex ante ma soprattutto ex post.
Quando mia moglie mi manda a fare la spesa vuole vedere gli scontrini per essere sicura che non ho fatto la cresta.
Giuseppe Tamburrano