Furbizia orientale e sogno italiano

ildaHo letto alcuni stralci della requisitoria di Ilda Bocassini, PM al processo Ruby. La giovane marocchina che ha ‘inguaiato’ Berlusconi è una “vittima del sogno italiano”, che, con i suoi falsi miti, travia “le ragazze delle ultime generazioni in Italia”. Altroché sogno, questo è un incubo! Le ragazze d’oggi, anziché sgobbare sui libri e frequentare la parrocchia, pensano solo a “entrare nel mondo dello spettacolo e a fare soldi”. Non sarà mica la televisione commerciale ad averle allontanate dalla retta via? Ruby, continua la PM, sbarcava il lunario in Sicilia, in “un contesto umile ma di grande decoro”. Ah, che bella cosa la povertà, se vissuta in maniera dignitosa! Ma la sfrontata chiedeva molto di più dalla vita: denaro, carriera, successo. Tutte cose brutte e peccaminose, che insozzano l’anima pura dei giovani. Così se ne è fuggita in cerca di fortuna, “sfruttando la sua avvenenza e il fatto di essere musulmana”. Si sarebbe inventata di sana pianta la storia di un padre-padrone violento, quella sconsiderata. I genitori, in realtà, sono brave persone, e non “riescono a tenerla a freno”. Sono “umili”, loro; si accontentano di una vita modesta e noiosa: non si fanno irretire dal sogno berlusconiano. Insomma: Ruby, che ne sa una più del diavolo, è vittima, sì, ma fino a un certo punto. Perché è “furba di quella furbizia orientale propria della sua origine”.

Prima osservazione, sulla cultura di alcuni magistrati. Sono esterrefatto. Cos’è la furbizia orientale? Ho vissuto dieci anni in Medioriente e, francamente, non capisco. C’è una furbizia umana, direi. Strano che la sinistra salottiera, così sensibile al politically correct, lasci passare uno stereotipo che è come un pugno in un occhio. Da quando in qua i giudici sono autorizzati a sentenziare con piglio da moralista sulle scelte (che non hanno rilevanza penale) di un individuo? Ho sempre pensato – sbagliandomi? – che i giudici dovessero limitarsi ad applicare le leggi. Non compete loro censurare ciò che è contrario al buon costume e/o moralizzare la vita pubblica.

Seconda osservazione, sulla privacy dei politici. Che Berlusconi abbia sbagliato, e di grosso, non c’è dubbio. Quando rivesti un ruolo pubblico, certi vizietti non te li puoi permettere. Se non altro perché, se scoperti, hanno ricadute politiche: diventano viziacci. Il privato, in politica, è sempre pubblico. Il confine ci sarebbe, ma è labile, scritto sulla sabbia. Se proprio non puoi tenere a freno la tua libido, devi muoverti con gesuitica ipocrisia: i vecchi democristiani, furbi di tre cotte, sapevano bene come cavarsi qualche sfizio alla chetichella, senza ledere la loro immagine di specchiata moralità. Non esageravano, loro. Non ostentavano. Tutto era low-key: godevano nella penombra, dietro la grata del confessionale (per chi è infelicemente sposato: quando la vecchia moglie non soddisfa più, basta farsi concedere l’annullamento rotale dal Vaticano. Semplice, no?). Solo i democristiani rotti a tutte le esperienze sanno separare ‘vizi privati’ e ‘pubbliche virtù’. Gli altri devono rassegnarsi alla sobrietà.

Questo, badate, è un giudizio politico da cima a fondo. Rileggiamo l’intramontabile Machiavelli: siccome l’apparenza, per un uomo di governo, è sostanza, il Principe ideale è un “gran simulatore e dissimulatore”. Lui sa com’è fatta la gente comune, e cerca di compiacerla: fa in modo di sembrare dotato di “pietà, fede, integrità, umanità, religione”. L’importante è fingere di possederle, queste qualità. “A uno principe … non è necessario avere in fatto tutte le soprascritte qualità, ma è bene necessario parere di averle; anzi, ardirò di dire questo: che, avendole ed osservandole sempre, sono dannose, e, parendo di averle, sono utili.”

Terza osservazione, sui giustizialisti. Perché c’è ancora chi gioisce quando la mannaia del giudice cala su un avversario politico? Non entro nel merito di un processo che mi irrita. Sono vent’anni che il dibattito politico in Italia si è incarognito anche per via delle vicende giudiziarie di Berlusconi. E non è solo colpa sua. La sinistra è in ostaggio di un branco di giustizialisti. Non se ne può più. Berlusconi ha sbagliato, certo. Ma che debba finire in galera, come desiderano in molti, è davvero eccessivo. C’è un’altra sanzione, più civile, per togliercelo di torno: il voto (che, infatti, lo ha punito). Se Berlusconi ha comportamenti ‘immorali’, che i cattolici e i benpensanti traggano le loro conseguenze, e votino politici che portano i figli al parco e vanno in gita con i boyscout. È loro diritto farlo. Così come è mio diritto dare il voto a chi ha mantenuto le promesse, e negarlo a chi mi ha preso in giro.

In ogni caso l’odio e il desiderio di vendetta non fanno parte della mia cultura politica. Reclamare l’annientamento di Berlusconi per via giudiziaria (o, il che è quasi lo stesso, proporne l’ineleggibilità in Parlamento) è una follia. Di più: è un madornale errore politico. L’uso politico della giustizia alimenta un clima di guerra civile permanente. Quindi danneggia la nostra democrazia.

Anch’io, gentile Ilda Bocassini, ho un sogno – ma è anglosassone, ed è intriso di fairplay, non di furbizia orientaleggiante –: che i magistrati non si ergano più a difensori della Patria e a paladini della pubblica moralità; che il confronto politico diventi civile e sia incentrato sui programmi, senza insulti per il nemico di turno da liquidare; che nessuno pensi di distruggere in un’aula di giustizia l’avversario che non riesce a sconfiggere con mezzi democratici, nelle urne.

 

Edoardo Crisafulli

 

fondazione nenni

Via Alberto Caroncini 19, Roma www.fondazionenenni.it

3 thoughts on “Furbizia orientale e sogno italiano

  1. D’accordo! Berlusconi deve essere combattuto e sconfitto nelle urne, dirò di più, le battaglie giudiziarie in questi ventanni gli hanno permesso di autoalimentarsi e apparire come un martire agli occhi della gente e, quindi, di restare in sella nonostante tutto. Purtroppo la sinistra non lo ha capito oppure ha fatto finta di non capire. Tornando al tema, non posso fare a meno di chiedermi, quale suggerimento dareste ai giudici e alla Bocassini in primis? Forse di lasciare perdere e di dare un colpo di spugna a tutti i processi in corso? Un premier, come pure tutti gli uomini politici che ricoprono posizioni di rilievo, il mattino nel momento in cui si mettono la giacca prima di uscire, cessano di essere persone normali e diventano rappresentanti delle istituzioni e, come tali, hanno il dovere di comportarsi in relazione e non ledere con comportamenti deprecabili la dignità di noi italiani. Basta uscire un attimo dai nostri confini dove politici di alto rango si sono dimessi per uno starnuto fuori luogo, per capire che noi siamo lontani anni luce e, ciò, mi rattrista molto perché non vedo alcun segnale di miglioramento in questa direzione.

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