“Chi non può permetterselo, come fa?” Le disuguaglianze sociali distruggono il futuro.

Maria Anna Lerario  – I costi che una famiglia media deve sostenere per poter arrivare a fine mese sono aumentati. Lo sappiamo tutti. Quotidiani, tv e social non fanno che ripetercelo ogni giorno, più volte al giorno. Nel caso ce lo dimenticassimo. 

Costa di più far la spesa. E ci ritroviamo a fare il giro di casa per spegnere le luci rimaste accese. 

Settembre è tornato, con i bagagli da disfare, le bollette da pagare, le spese per la scuola e tutti i nodi irrisolti “rimandati” all’autunno prima della pausa – almeno mentale – estiva. 

Rincorriamo i bonus, le agevolazioni fiscali, buoni e coupon. Mentre la vita bussa alla porta, sempre la stessa, coi prezzi aumentati. Babysitter per coprire i buchi delle scuole che ripartono a singhiozzo (mancano i docenti, i supplenti, i servizi come mense e collaboratori), visite mediche e prestazioni sanitarie, per cura o prevenzione, il nuovo guardaroba per i bambini cresciuti tantissimo in un solo mese. E ancora, riparazioni in casa, all’auto, spese ordinarie. La normale routine di una famiglia, insomma. Che, però, ora pesa. Tanto e ancora di più. 

E nelle lamentele quotidiane al bar, che raccontano lo stress di ogni giorno, torna sempre lo stesso ritornello: “Ma chi non può permetterselo, come fa?”

A non poterselo permettere, ormai, sono in tanti.

È in questo “chi non può permetterselo” che si racchiude tutto il senso, crudo, delle diseguaglianze sociali. Disuguaglianze che si stanno amplificando senza sosta, in un’economia di scala in negativo che sta erodendo, realmente, il tessuto sociale e che sta travolgendo come un’onda anomala chi fino a qualche mese fa, a fatica, ma ce la faceva. 

“Chi non può permetterselo” non è solo il povero per antonomasia, senza tetto, nullatenente. 

È, sì, il disoccupato. Ma anche il lavoratore povero. È l’anziano con la pensione ai minimi. Ma anche il pensionato con un assegno dignitoso che continua ad avere a carico i propri figli trentenni senza lavoro o con lavoro precario. 

È la mamma single. Ma anche una normale famiglia con doppio reddito (povero). È chi si è indebitato per coprire bollette del gas esorbitanti. Sono i piccoli esercenti, gestori di locali e attività che non riescono a controllare più le uscite (è in tendenza, in queste ore, la storia della pizzeria napoletana che, nello scontrino, inserisce anche il contributo energetico).  

“Chi non può permetterselo” è l’immigrato che ha perso il lavoro con tre figli a carico. È il vicino di casa che lavora per 4,50 euro l’ora.

Anche quello che un tempo si definiva “ceto medio” rischia di non esistere più: la forbice tra i grandi ricchi e i grandi poveri si sta stringendo, tagliando di netto, in due, la società: i ricchi e i poveri. I dati dell’ultimo rapporto Istat, del resto, ne sono la prova. 

Un grafico asfissiante che, senza interventi, racconterà un futuro prossimo molto difficile fatto di ingiustizie, vuote rincorse e continui sprechi economici. 

La stessa logica dei bonus, se da un lato sta realmente sostenendo le famiglie con piccole entrate dedicate a persone o servizi, dall’altro sta drogando un sistema che non si è mai reso strutturale. 

Ne è un esempio tutta la vicenda dei bonus 110% per le ristrutturazioni. Sembrava essere manna dal cielo. Si è rivelato un vortice confusissimo di burocrazia e scoperti economici. 

A pochissime settimane dalle elezioni chi si sta occupando, realmente, di “chi non può permetterselo?” 

Quali sono i programmi elettorali che stanno sponsorizzando un cambio di passo reale nelle politiche sociali ed economiche?

Quali le fazioni che si stanno sfidando sul terreno delle disuguaglianze al di là degli spot elettorali?

Reddito di cittadinanza, salario minimo, taglio del cuneo fiscale sul lavoro (le tasse, insomma), disabilità, lotta alla povertà, lavoro di qualità, infrastrutture sociali, infrastrutture digitali. Tutti temi  a onor del vero citati negli elenchi programmatici, in un disegno complessivo che vogliamo tutti credere a quel “L’Italia ce la farà con qualsiasi Governo” del Presidente del Consiglio uscente, Mario Draghi.

Ma, intanto, chi non può permetterselo, come fa?

 

N°60 del 29/08/2022

fondazione nenni

Via Alberto Caroncini 19, Roma www.fondazionenenni.it

2 thoughts on ““Chi non può permetterselo, come fa?” Le disuguaglianze sociali distruggono il futuro.

  1. E dal 2020 a oggi le famiglie che bussano alla porta della Caritas dove io presto servizio sono passate da 25 a 63…

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