Quo Vadis, Germania? Ma la Merkel è senza avversari

 

-di FEDERICO MARCANGELI-

Nella “Sala Zuccari” di Palazzo Giustiniani sono intervenute numerose personalità (accademiche ed istituzionali) per discutere delle imminenti elezioni tedesche. L’Ambasciatrice in Italia della Repubblica Federale Tedesca ha aperto questo incontro.

Susanne Waisum-Rainer ha parlato dell’evento del 24 settembre: “61 Milioni di tedeschi voteranno per il diciannovesimo Bundestag. Più di 42 partiti e 1400 candidate donne. Come da tradizione tedesca si è arrivati alla scadenza naturale del mandato, visto che solo 3 volte nella storia post-bellica si sono sciolte anticipatamente le camere. Questo dimostra la stabilità del sistema tedesco”. Il quadro di grande equilibrio che traccia l’ambasciatrice è particolarmente confortante. Secondo la sua analisi, i partiti populisti di destra e sinistra avranno pochissimo impatto nel parlamento tedesco, scarse possibilità di influenzare le scelte di governo. L’ingresso di queste forze nelle istituzioni è comunque un segnale d’allarme. Negli ultimi anni abbiamo osservato uno sviluppo positivo dell’economia e dal 2005 la disoccupazione è al livello record (in positivo) di 2.5 milioni di unità. Ciò non è bastato per impedire la nascita di questi movimenti. E’ infatti presente un forte scontento riguardo la sicurezza sicurezza sociale, cioè inerente la distribuzione di redditi e ricchezza. Preoccupano ancor di più i problemi esterni: le migrazioni, il terrorismo radicale, la Turchia , i rapporti con la Russia ed il futuro UE post-brexit. Tutto ciò influenzerà il voto.

Il secondo intervento è stato quello della Vice Presidentessa del Senato, Linda Lanzillotta.

Nel suo breve saluto ha sottolineato l’importanza dell’unità nell’Unione Europea, soprattutto in questo periodo di brexit. La cooperazione Italia-Germania rappresenta un fattore trainante nell’evoluzione del disegno europeo e quindi le future elezioni sono un banco di prova per la tenuta continentale. La forza della Merkel in questi anni ha aiutato a stabilizzare l’unione rispetto agli attacchi dei populismi e si spera che, chiunque esca vincitore, possa continuare su questa linea.

Ernst Hillebrand della “Fondazione Friedrich Elbert” ha invece introdotto il tema del malcontento di parte del popolo tedesco. Nel 2013 la Merkel ha ricevuto un consenso plebiscitario, che ha perso vigore negli ultimi anni. Si è passati da una situazione paradisiaca (almeno nella percezione) ad una sfiducia nei confronti della classe politica, che si è riversata anche sulla Cancelliera uscente. In un recente studio si è dimostrata la presenza di una sensazione di abbandono percepita dagli elettori. Il paese sembra, in molti casi, intriso d’odio. Proprio per questo si sta consolidando un populismo di destra, che prima non poteva nemmeno sperare di entrare in parlamento.

E’ arrivato poi il turno di Frank Deker, che ha maggiormente approfondito la situazione partitica in Germania. Il professore dell’università di Bonn ha dipinto un quadro generale delle proiezioni di voto: CDU/CSU 38%, SPD 22%, Linke 9%, Grune 8%, FDP 9%, AfD 9% e Altro 5%.

Assistiamo ad una notevole asimmetria per quanto riguarda i grandi partiti popolari. Il vantaggio della CDU nel 2013 era del 15,8, tutto sommato siamo in una situazione simile. E’ dal 2005 che abbiamo assistito ad uno spostamento a destra della distribuzione dei voti ed anche quest’anno il trend non cambierà. Il problema è che i partiti della sinistra non hanno mai voluto creare una vera e propria coalizione, rimanendo ancorati alle loro divisioni. Questa debolezza della sinistra governativa ha contribuito all’ascesa dell’AfD (desta populista) nel 2013, che si è aggiunta come nuovo attore della scienza politica. Con il timore di una sua avanzata, i grandi partiti sono ora più disposti a coalizzarsi, senza però dichiararlo apertamente. Questa situazione aumenta l’incertezza elettorale, visto che il cittadino non sa bene dove finirà il suo voto. La domanda che sorge spontanea è: perché i partiti populisti sono nati così tardi in Germania? Principalmente perché i temi “scottanti” sono diventati tali solo di recente. Si pensi all’immigrazione od ai “matrimoni per tutti”, che hanno creato uno spazio di azione per quei soggetti politicamente contrari. I grandi partiti si sono dimostrati infatti tutti favorevoli a queste soluzioni, lasciando gli scontenti in balia della destra populista. Per quanto riguarda la Merkel, il Prof. Deker ha elaborato la teoria delle 5 “C” (K in tedesco), per spiegarne il successo: “Crisi”, perché tutte le turbolenze esterne causano incertezza e la Merkel rappresenta una stabilità per il paese; “Congiuntura economica”, perché la Cancelliera ha portato la Germania in una fase di grande crescita; le “Competenze” che in tutti gli ambiti politici le sono riconosciute; “Candidati”, perché in questi anni non c’è mai stato uno sfidante forte che potesse contrastarla; infine “Coalizione”, perché la sinistra non è mai riuscita ad unirsi per “sconfiggerla”.

Il risultato elettorale sembra quindi scontato e l’unica possibilità per l’SPD sembra quella di fare da “stampella” al futuro governo Merkel. Secondo il Professore, il partito di Schulz entrerà nella formazione governativa come Junior Partner. In queste ultime settimane sono stati lanciati chiari segnali in questo senso, senza però dichiarare apertamente questa strategia. Ma questa mossa non potrebbe essere la migliore per i Socialdemocratici. Essendo all’opposizione la SPD potrebbe infatti ricostruirsi e mettere le basi per una nuova vittoria futura; rimanendo invece al governo perderebbe quella forza innovativa che le servirebbe per tornare protagonista. Comunque vada, serviranno lunghe trattative per formare il governo.

Il Prof. Jens Woelk (università di Trento) ha affrontato un breve discorso sul “Sistema Tedesco”:

Le parole chiave di queste elezioni sono stabilità ed affidabilità. La grande stabilizzazione dello scenario politico (ad oltre 25 anni dall’unificazione) rende difficile la creazione di nuovi partiti dal nulla. Tant’è che per lungo tempo abbiamo osservato un sistema a 3 partiti, che faticosamente si è evoluto nell’attuale scenario a 6. Si sta ampliando, non senza problemi, il pluralismo. Il sistema elettorale è un mix tra proporzionale e maggioritario ed è stato corretto nel tempo dalla corte costituzionale. Questo ha portato ad un Bundestag a numero variabile, condizionato ad alcuni correttivi imposti dalla Suprema Corte: il “voto in eccedenza” e la “compensazione”. Le proiezioni parlano di oltre 600 membri per le future elezioni”.

La corrispondente per “la Repubblica” dalla Germania ha analizzato più approfonditamente l’operato della Merkel. Tonia Mastrobuoni ha aggiunto una sesta causa alle 5 del Prof Deker: Cannibalizzazione. La Merkel non solo ha eliminato i rivali esterni, ma anche quelli interni. Nonostante la scarsa opposizione, ha però saputo cambiarsi e cambiare la Germania: da nuclearista convinta a rinnovabili, il salario minimo ed i matrimoni per tutti. Proprio quest’ultimo tema rappresenta più di tutti la lungimiranza politica di questo personaggio. I partiti con cui oggi dovrà trattare la coalizione avrebbero certamente posto questa condizione come necessaria per l’alleanza ed avrebbero usato tale argomento per attaccarla in campagna elettorale. La Merkel però ha affrontato il problema in tempi non sospetti, eliminando eventuali ricadute a ridosso delle elezioni. Anche per questo la Germania affronta raramente delle situazioni emergenziali: per la capacità programmatica della Cancelliera.

Per concludere l’incontro si è discusso della situazione economica tedesca, meno perfetta di quel che sembra. Il Dottor Grasse Alexander ha analizzato lo scenario attuale. “Anche in Germania il Pil reale diminuisce di decade in decade. Il famoso 3 % non è stato raggiunto nemmeno qui, visto che la crescita media è intorno all’1.6%. Per fare un esempio concreto, la stessa Spagna cresce più della Germania. La causa principale di questo rallentamento è da ricercarsi nei mancati investimenti. Da circa 3 anni si registra un surplus da record (nel 2016 è stato di 27 miliardi) ma, anziché investirlo, lo si spende per ripagare il debito. Una soluzione criticata da molti. Il surplus deriva dalla fiducia dei mercati nella Germania (che porta molti capitali) e dal costo bassissimo del denaro per la Repubblica Federale. I mancati investimenti, secondo molti studi, hanno causato una perdita di efficienza delle infrastrutture tedesche, con una diminuzione del loro valore di circa 500 miliardi di Euro dal 2003. Dal 1999 al 2016, la Germania ha investito nelle in infrastrutture meno dell’Italia. Anche per l’educazione si spende circa l’1.5% in meno rispetto alla media Ocse e questo contribuisce ad aumentare ancora di più il divario sociale. Solo Austria e USA tra i paesi Ocse hanno divari sociali più alti. A dimostrazione di ciò, intervengono anche i dati inerenti la soglia di povertà, a cui si avvicina il 16% della popolazione. I redditi bassi continuano a vedere un calo continuo dei salari, tant’è che dal 2000 il costo del lavoro è salito del 17%, contro un 28% della media UE. Quindi, analizzando la Germania, si capisce che questo gigante non è tanto più grande degli altri e se non si aprirà alla collaborazione pagherà sul lungo periodo la sua staticità”.

federicomarcangeli

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