Gli industriali: I soldi ora ci sono. Dateceli!

 

-di SANDRO ROAZZI-

Confindustria dixit: c’era attesa per la valutazione degli industriali privati circa l’attuale congiuntura economica. Oggi il verdetto: Pil all’1,5% in sintonia con le stime del Governo che non solo può rallegrarsi di questa previsione ma spera anche di tirare un sospiro di sollievo, impegnato come è sul “sentiero stretto” della prossima legge di bilancio. almeno questa volta non busseranno alla cassa, avranno pensato al Ministero dell’Economia. Ed invece no, Confindustria si… smarca in due mosse.

Con la prima fa notare che se la manovra sarà generosa con la crescita il Pil potrebbe perfino andare oltre quel dato di previsione. Con la seconda ammonisce che eventuali “tirchierie” potrebbero costare care, facendo fare all’economia italiana non un passo indietro ma… tre. “Attenti a come vi muovete”, insomma, non crediate che ci… accontenteremo facilmente. Del resto osserva Confindustria il terreno recuperato sul Pil non basta ancora a colmare un 4,7% che ci separa dal picco del 2008, senza dimenticare quello 0,8% di differenziale sulla crescita che ci separa dall’Europa.

Al Governo si concede tuttavia il… trofeo dell’occupazione con l’affermazione che essa viaggia a ritmi migliori dell’economia con un recupero di un milione di posti di lavori, sulla cui qualità e stabilità pero’ non si aggiunge nulla. Che anche in questo caso la partita sia conclusa semmai lo segnala la prudenza Confindustriale nell’indicare la crescita occupazionale stimata attorno all’1% quest’anno e nel 2018, ovvero inferiore all’1,4% del 2016. Non solo, giustamente questa volta, si punta il dito sulla disoccupazione giovanile, vera emergenza. la fuga degli under 40 dall’Italia ha un costo altissimo, pari ad un punto di Pil ogni anno (circa 14 miliardi di euro). Senza contare l’abisso che intercorre fra le opportunità di lavoro dei più’ giovani in Italia paragonate a quelle esistenti in Europa.

Certo, i compiti che gli altri devono fare sono come al solito piuttosto chiari, meno quelli che dovrebbero toccare agli industriali a partire dalla ripresa degli investimenti e di una diversa politica salariale che aiuterebbe a rendere meno anemica l’inflazione. Ma forse sarebbe ancor più utile un salto di qualità nel ruolo da interpretare in una situazione economica che presenta ancora incertezze e che si trova su una linea di confine assai sottile: quella che separa una positiva ma fragile congiuntura economica da una più’ solida ripresa strutturale.

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