Piattaforma Rosseau: oggi si vota. Chi volete libero, Gesù o Barabba?

-di VALENTINA BOMBARDIERI-

Oggi gli iscritti alla piattaforma Rousseau da almeno 6 mesi sono chiamati a esprimersi sull’autorizzazione a procedere nei confronti del ministro Matteo Salvini per sequestro di persona aggravato, riguardo il caso Diciotti. Una giornata difficile per il Movimento Cinque Stelle, sia politicamente che tecnicamente per i tanti disguidi della piattaforma Rousseau.

Partiamo dall’inizio. La votazione doveva iniziare stamattina alle 10 fino alle ore 20, ma il boom di accesso al sito ha costretto i vertici del Movimento a posticipare l’inizio alle 11 e la fine alle 21. È notizia di poco fa invece che la votazione terminerà alle 21.30 considerata “l’alta partecipazione” al voto. In molti denunciano di non essere riusciti a votare per difficoltà tecniche e qualcuno si chiede che senso abbia questa consultazione.

Ad un disastro se ne è aggiunto subito un altro. Perché, per come era stato posto, il quesito invitava a votare “No” se si voleva procedere contro Salvini, e “Sì” se gli si voleva concedere la “grazia”. Formulazione cambiata in tutta fretta dopo la valanga di critiche, prima fra tutte quella dello stesso Grillo.

Ora, al di là dei problemi tecnici e dei pasticci, a cui siamo tristemente abituati, verrebbe da chiedersi se è lecito che una manciata di attivisti decida su una piattaforma privata se il potere legislativo deve mandare il potere esecutivo davanti al potere giudiziario?

Chiedere se Salvini abbia fatto bene o male, e dare poi un’indicazione ai Parlamentari pentastellati entra in contrasto con l’articolo 67 della Costituzione, che recita che “ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”. Si stabilisce quindi che i Parlamentari eletti sono liberi di esercitare le loro funzioni senza essere obbligati in maniera uniforme con il partito con cui sono stati eletti. Per i più distratti rimandiamo all’articolo dove avevamo già trattato questo tema: basterà cliccare qui.

Desolati che Di Maio non abbia ancora trovato il libro di diritto, gradiremmo anche ricordargli inoltre che “i giudici sono soggetti soltanto alla legge” (art. 101) e che “la magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere”. Per dirla in soldoni: i processi si fanno nei tribunali, in quelle belle aule con la scritta “la giustizia è uguale per tutti”; tutto il resto è pura chiacchiera. I tribunali popolari, costituiti con libera adunanza, hanno già dato mostra di sé, non con grandiosi risultati sin dalla notte dei tempi.

Il rispetto delle regole è uno dei capisaldi di ogni democrazia che si rispetti. Rivendicare il diritto di espressione del popolo per far esprimere solo una piccolissima parte di questo (circa 100 mila persone) non rientra nella concezione di paese democratico.

Si parla di democrazia rappresentativa. Non diretta. Perché appare lecito chiedere “diretta da chi?” e se quindi l’aggettivo sia stato affiancato perché c’è qualcuno che la dirige. Non è democratica né trasparente la piattaforma gestita dalla Casaleggio e Associati su cui gira la vita politica del Movimento e sulla quale oggi si sta scegliendo se condannare Gesù o Barabba.

Valentina Bombardieri

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