CGIL, CISL E UIL a San Giovanni: una bella giornata

di FEDERICO MARCANGELI

Una bella giornata per la democrazia, una bella giornata in favore dei più deboli ed una bella giornata per il paese che esprime dissenso senza strillare e fare demagogia contro il diverso. Questo articolo sarà una raccolta di sensazioni e fotografie personali del corteo unitario di oggi.

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Come avrete capito, la manifestazione di oggi è stato un bel giorno per tutti, prima ancora di essere un’immensa mobilitazione sociale. Sono arrivato alle nove meno un quarto a piazza della Repubblica e già dal mattino l’impatto del corteo è stato eccezionale. Man mano che il fiume si è trasferito a San Giovanni i numeri sono cresciuti, fino a raggiungere un muro umano raramente visto in questi anni.

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Quella che però mi ha più stupito è stata l’atmosfera. Mi aspettavo un clima più teso a causa delle tensioni politiche e dalle difficoltà che molti lavoratori stanno affrontando in questi anni, ma la realtà è stata ben diversa. Si è respirata un’aria conviviale, di vecchi amici che si ritrovano per una celebrazione. La celebrazione della parte d’Italia che chiede risposte concrete, ad un governo che ha fatto solo proclami, senza entrare nel merito dei veri problemi del paese. Lavoratrici e lavoratori in rappresentanza di tutta la penisola, con moltissime famiglie al seguito. Non si sono sentiti slogan contro qualcuno, ne parole oltre le righe, nel rispetto di un clima family-friendly che non sono abituato a trovare nelle occasioni di aggregazione.

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Tra tutte le categorie intervenute vorrei menzionarne due in particolare, troppo spesso dimenticate dalla cronaca. I rider, che ogni giorno rischiano la vita in bicicletta per consegnare dei pasti a pochi euro e che, anche grazie alla UIL, stanno lottando per veder riconosciuti i propri diritti: lo status di lavoratori subordinati ed il loro inquadramento nel contratto di logistica e trasporti. Giovani e giovanissimi che, pur di non stare con le mani in mano, vengono sfruttati dai colossi della Gig Economy.

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I secondi che vorrei ricordare sono i ricercatori Inail, che attendono una stabilizzazione dal 2010 e che, nonostante fosse stato promesso loro un contratto stabile, ancora attendono i bandi per poter comprendere il futuro che li attende. Dei circa 480 precari, 380 dovrebbero poter accedere ad un contratto a tempo indeterminato attraverso una procedura concorsuale, mentre per gli altri il futuro resterà ancora nell’incertezza.
I ricercatori ed i rider, per quanto diversi, sono lo specchio una precarizzazione del mondo del lavoro che noi giovani dobbiamo e dovremo affrontare nei prossimi anni. Un trend globale che può essere affrontato solo attraverso i corpi intermedi, perché la lavoratrice ed il lavoratore non possono nulla contro i colossi di un’economia sempre più globalizzata. In questo senso, la presenza in piazza dei rider organizzati fa ben sperare, perché dimostra che c’è ancora voglia di lottare per un futuro più giusto.

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