Il congresso della UIL Scuola entra nel vivo

-di FEDERICO MARCANGELI-

In questa seconda giornata di lavori siamo entrati nel vivo di questo 14° congresso della UIL Scuola, che sarà presieduto da Gerardo Pirone.

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Dopo le formalità, Pino Turi (segretario generale UIL Scuola) ha preso la parola per la sua relazione iniziale.
Il Segretario ha calcato la mano sul doppio binario “Tradizione e cambiamento” sul quale il sindacato deve correre, rimanendo sempre radicato nella realtà concreta delle scuole. Il centro del dibattito sarà, ovviamente, quello della scuola, che rappresenta il futuro del paese: “l’architrave su cui poggiano le moderne democrazie“. Non può essere quindi assoggettata unicamente ai vincoli di bilancio. I meriti di questa istituzione sono stati notevoli, soprattutto per quanto riguarda l’integrazione culturale verso le diversità; diversità che sono alla base della scuola pubblica e devono contribuire in modo decisivo alla formazione culturale degli studenti di ogni età. Infatti “le nuove guerre non si combattono più con i fucili ma con la cultura” ed in questo la scuola ha un ruolo  chiave imprescindibile. La politica non ha saputo sostenere questa istituzione e, ancora peggio, ha “mutato geneticamente il suo modello costituzionale” trasformandola da funzione a servizio (come detto):  uno svilimento totale a cui la UIL Scuola non vuole sottostare. Le nuove parole chiave che i politici vogliono far passare sono infatti: efficienza, merito e risparmio. Questo “servizio” sta inoltre diventando sempre più soggetto ai vincoli di bilancio, vedendo svilite e depotenziate le sue funzioni. In questo modo il neoliberismo sta intaccando l’istituzione chiave delle democrazie, anche grazie ad un aumento dei finanziamenti all’istruzione privata, che contribuisce ad alimentare questi nuovi “valori” distorti. La UIL Scuola deve ripartire invece dagli “antichi valori culturali e politici” che sono alla base della nostra istruzione e della storia italiana. La scuola deve tornare ad essere soggetta non ai governi ed al bilancio, bensì alla Repubblica. Bisogna uscire da questa nuova burocratizzazione spinta all’estremo e riportare l’istruzione alla sua iniziale vocazione di sostegno alla democrazia. Bisogna “promuovere in Europa la scuola pubblica come funzione essenziale dello Stato, veicolo dei valori di cittadinanza europea”. Rispetto al passato, con la Ministra Fedeli si è aperto un dialogo molto costruttivo e le va dato atto di essersi aperta alle richieste dei sindacati. Da parte sua, il sindacato deve sapersi aggiornare e lo sta facendo concretamente con il passaggio dai congressi provinciali a regionali: “non dobbiamo solo invocare il cambiamento, ma portarlo avanti”. Con il rinnovamento e la coesione, Federazione e Confederazione potranno sostenere i loro valori ed influenzare concretamente i futuri governi, tornando a mettere al centro la Costituzione.

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Anche il Segretario generale della UIL, Carmelo Barbagallo, è intervenuto oggi parlando in primo luogo della scuola. Un’istituzione fondamentale per l’Italia che sta subendo attacchi da tutte le parti. Il suo ruolo di guida per il futuro dello Stato è indubbio e non va perso di vista. Nel mondo attuale dove le disuguaglianze e le violenze imperversano, bisogna ripartire dalle scuole per costruire un futuro migliore. Il sindacato non può sottrarsi dal suo ruolo, continuando a lottare per i valori fondamentali che da sempre lo caratterizzano. La risposta della politica continua ad essere poco concreta e troppo basata su promesse irraggiungibili, che difficilmente vedranno la luce in futuro. Sono necessarie risposte che guardino ai reali problemi dei lavoratori e dei cittadini. E’ fondamentale recuperare in primis la dignità del lavoro, anche nella scuola. Le riforme servono sia per tutelare che per dare possibilità a chi occupazione non ce l’ha; lo spirito della UIL è quello di contribuire a questo processo di rinnovamento della società senza mai retrocedere. La strada da percorrere è quella che porti ad un’Italia che non lasci indietro nessuno, giovani e meno giovani perché “i giovani corrono veloce, ma gli anziani conoscono la strada: insieme si raggiungono grandi obiettivi”. 

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