-di MAGDA LEKIASHVILI-
Nel 1942 Hans Scholl, studente di medicina all’università di Monaco, sua sorella Sophie, ChristophProbst, Willi Graf e Alexander Schmorell fondarono il movimento con il nome Rosa Bianca (WeißeRose in tedesco). Si opponevano alle politiche genocide naziste e distribuivano clandestinamente volantini anti-nazisti e contro la guerra. È stato probabilmente il più famoso dei movimenti di resistenza civile che si sono sviluppati all’interno della Germania nazista, ma alcuni dei suoi membri hanno pagato un prezzo molto alto per la loro opposizione al sistema politico. La tirannia nazista e l’apatia dei cittadini tedeschi di fronte agli “abominevoli crimini” del regime hanno indignato i membri idealisti della Rosa Bianca. Molti di loro avevano sentito parlare dell’omicidio di massa degli ebrei polacchi; come soldato sul fronte orientale, Hans Scholl aveva anche visto in prima persona il maltrattamento di lavoratori ebrei e aveva sentito parlare della deportazione di un gran numero di polacchi nei campi di concentramento.
Accoppiando l’idealismo giovanile con una conoscenza profonda della letteratura tedesca e degli insegnamenti religiosi cristiani, gli studenti hanno pubblicato il loro credo in una serie di volantini sotto il nome “la Rosa Bianca”. Il primo di questi volantini, pubblicato nel giugno del 1942, citava liberamente le opere di Friedrich Schiller e Johann Wolfgang Goethe e sosteneva la resistenza passiva allo sforzo bellico nazista. Si concludeva con la dichiarazione: “non dimenticate che ogni popolo merita il regime che sopporta”.
Altri cinque volantini seguirono nei successivi otto mesi e la Gestapo si preoccupò sempre più della potenziale minaccia da loro posta.
Il gruppo si espanse in un’organizzazione di studenti ad Amburgo, Friburgo, Berlino e Vienna. Con grande rischio, i membri della Rosa Bianca trasportavano e spedivano volantini ciclostilati che denunciavano i crimini del regime. Nel loro tentativo di fermare lo sforzo bellico, hanno sostenuto il sabotaggio dell’industria degli armamenti.
“Noi non rimarremo in silenzio, siamo la vostra cattiva coscienza. La Rosa Bianca non vi lascerà in pace!” – avevano scritto ai loro compagni studenti. Proprio perché la maggior parte degli studenti erano consapevoli che solo la forza militare poteva porre fina alla dominazione nazista, hanno limitato i loro obiettivi per ottenere “un rinnovamento all’interno dello spirito tedesco gravemente ferito”.
Dopo la sconfitta dell’esercito tedesco a Stalingrado alla fine di gennaio del 1943, gli Schollsdistribuirono opuscoli che invitavano gli studenti a Monaco a ribellarsi. Ma nel mese successivo, un bidello dell’università li vide con gli opuscoli e li tradì denunciandoli alla Gestapo (la polizia di stato segreta tedesca). Ovviamente, questo per loro significò la condanna di morte e di certo, non avrebbero più potuto raggiungere il loro obiettivo di vedere il sistema politico nazista sconfitto.
Hans e Sophie Scholl e Christoph Probst sono stati giustiziati il 22 febbraio 1943.
Se all’inizio i membri del movimento usavano gli indirizzi ottenuti da un elenco telefonico per mandare i volantini in tutta monaco, dal ’43 hanno iniziarono a spargere volantini e a realizzare una campagna anti-nazista con graffiti, scrivendo “Libertà” e “Abbasso Hitler” sugli edifici di Monaco.
La “Street Art” – come noi lo chiamiamo oggi – fu lo spazio per i giovani ribelli di esprimersi e far sapere al mondo intero la vera faccia del nazismo. Perciò, per mantenere vivo il loro ricordo, è stato deciso di dedicare una serie di memorials a Raunheim, in Germania, proprio attraverso i murales. Arealizzare il progetto sarà l’artista italiana Alice Pasquini. Come dice nel comunicato stampa, “è stato un onore essere invitata a commemorare il coraggio di questi giovani che hanno combattuto pacificamente contro il nazismo. I murales sono un modo contemporaneo per attirare l’interesse dei giovani su questo importante tema. Il simbolo della rosa bianca, l’incorporazione delle loro citazioni e dettagli che mostrano i loro occhi sono stati scelti per comunicare la loro forza interiore, le emozioni e la determinazione”. Per Alice la resistenza civile è un indispensabile strategia per salvaguardare la nostra libertà e, in qualche modo, il suo lavoro di street artist la incoraggia in questo.