Le elezioni siciliane sono alle porte e la politica italiana offre il “meglio” di sé. Da una parte i famosi “impresentabili” che da sempre ornano le liste elettorali nel Belpaese dove una candidatura non la si rifiuta a nessuno, soprattutto a quelli che si portano sulle spalle qualche carico pendente. Ma poi emergono i vecchi difetti della politica italiana: trasformismo e dilettantismo. Matteo Salvini, ad esempio, sta compiendo delle grandi capriole. Tanto per cominciare, sembra intenzionato a cancellare il sostantivo nord (che lui definisce avverbio, ma si sarà trattato di una disattenzione linguistica) che accompagna l’altro sostantivo Lega. Tempo fa, in occasione di un altro appuntamento elettorale, provò a tenere un comizio a Napoli: venne messo alla porta e non molto meglio gli andò a Taranto. D’altro canto, la sua folgorazione meridionalistica appare veramente sorprendente. È il capo di un partito che nelle sue fila allineava anni fa molti militanti ed elettori che invocavano l’azione “purificatrice” della lava dell’Etna e del Vesuvio. Per non parlare delle proposte che avrebbero dovuto privilegiare l’assunzione nelle scuole del Nord di insegnanti settentrionali per limitare la “contaminazione” meridionale. Lui stesso, come ricorda un vecchio video, tra amici, con un boccale di birra in mano amava cantare in coro una famosa canzoncina ultrà che fa riferimento a un presunto poco gradevole profumo dei napoletani. Insomma, qui siamo ben oltre il trasformismo, siamo al fregolismo; nel confronto con lui, l’indimenticato Alighiero Noschese finirebbe per apparire un principiante. Beppe Grillo, a sua volta, chiedendo voti dice di compiere un atto di fede: saremo anche incompetenti, ma votateci perché gli altri sono vecchi e brutti. Un noto proverbio dice che chi di speranza vive disperato muore. Può essere facilmente modificato sostituendo la parola speranza con la parola fiducia. Ma qui siamo all’esaltazione della filosofia del “gratta e vinci”: se ti va bene fai il turista per tutta la vita. Ma normalmente butti via solo dieci euro.