-di SANDRO ROAZZI-
La Chiesa di Papa Francesco mette sempre piu’ nel mirino corruzione e mafia fino a ventilate eventuali scomuniche. Un terreno assai delicato e non solo perché è arduo definire il rapporto fra un atto così forte e le risultanze della giustizia “terrena”. Senza sottovalutare il fatto che altri crimini terribili potrebbero essere indicati come passibili di interventi altrettanto perentori. C’è da dire poi che la laicizzazione spinta della nostra società assorbirebbe una decisione di tal genere forse senza quello scossone etico e religioso che ci si potrebbe attendere.
Del resto il passato insegna: quando in piena guerra fredda fra i due blocchi egemonizzati da Usa e URSS il Papa scomunicò il comunismo, in modo peraltro parziale per lasciare una… avveduta porta aperta, le tracce di quel gesto si persero rapidamente nel costume politico del tempo che trovò equilibri in grado di far funzionare la prima Repubblica.
Nonostante ciò la riflessione vaticana mi sembra importante per più di un motivo.
In primo luogo perché scuote le coscienze di certo clero accomodante che ha chiuso spesso gli occhi su quei fenomeni fino ai casi clamorosi delle processioni ossequienti sotto i balconi dei mafiosi. Ma soprattutto perché suona ad incoraggiamento per quei preti che spesso isolati si sono battuti a rischio della vita contro i mafiosi. Per giunta contendendo alla criminalità il territorio ed i giovani anche quando lo Stato era assente.
In terzo luogo la riflessione è coerente con la missione dell’attuale Papa che non è quella di gestire il… territorio ecclesiastico ma di evangelizzare, facendo intendere a tutti con più chiarezza i confini che passano, sul piano religioso non disgiunto da quello quotidiano, fra una… buona vita ed una perversa. Una vita spesa bene è quella che non accentua lo sfruttamento, l’umiliazione del lavoro, il destino degli ultimi, come fanno appunto fenomeni come la corruzione e le mafie. Non è poco anche per una coscienza laica.