Lo ius soli favorisce il chiarimento del quadro politico. Un chiarimento che definisce i connotati di un partito in particolare: il Movimento 5 stelle. Beppe Grllo ha provato in questi anni ad alimentare l’immagine di un partito “né di destra né di sinistra”. Un atteggiamento tipico dei partiti populisti che pescano di qui e di là andando a cogliere consensi su tutti i temi che esaltano la contrapposizione tra “popolo” e “potere”, tra elettori e governo, tra il “basso” e l’ “alto”. Si ramazza tutto con l’obiettivo di ottenere un utile nelle urne. I programmi diventano la somma di idee recuperate di qui e di là: confusamente, senza inquadrarle in un progetto socio-economico-politico. Lo ius soli è un tema che riguarda i diritti, incide direttamente sulla tutela di una parte debole della popolazione (giovani nati in Italia ma che non vengono riconosciuti come italiani pur vivendo qui, pur studiando qui, pur avendo stili di vita come i nostri), la posizione che si assume su un tema come questo illustra l’idea di società e di convivenza che si ha nella mente. Insomma, un versante che qualifica una forza politica. O la squalifica. Come nel caso del Movimento 5 stelle che al pari di Matteo Salvini, mette insieme lo ius soli, la chiusura delle frontiere; la presunta “invasione”, la polemica contro i rom e i campi rom. L’assonanza è perfetta, tanto da prefigurare una alleanza perché, poi, dopo le eventuali elezioni che al momento non consegnano maggioranze a nessuno dei partiti in campo, per governare bisognerà trovare (scegliere) dei partner. E sembra essere in corso una vera e propria attrazione fatale. Insomma ci sono tutte le condizioni per ritenere che sia nata una nuova coalizione: l’alleanza pentaleghista.