Non si dice. Quando il fisco punisce gli svantaggiati

 

-di GIORGIO BENVENUTO e SANDRO ROAZZI-

Il fisco di vantaggio per il sud sembra essere piuttosto cieco quando si tratta di piccole imprese. Lo dimostra uno studio della Cna secondo il quale il federalismo fiscale premia le province dove ci sono più attività imprenditoriali e “bastona” quelle dove invece le pmi ed il lavoro avrebbero meno bisogno di essere tartassati.

Genio maligno è la tassazione locale, comprese le addizionali, che spinge in alto le imposte fino a farle arrivare per una piccola impresa che opera a Reggio Calabria complessivamente al 73,4%. Fra le città più penalizzate ben sei sono del Mezzogiorno, assieme a Roma, a Firenze e a Bologna della tradizione “la sinistra che tassa”. Tutte oltre il 66%. E la ricerca? Gli investimenti? Parole grosse. Fra l’altro si parla di zone dalle quali i giovani vanno via, il territorio è conteso alla criminalità organizzata, il lavoro nero è difficile da estirpare e vuol dire spesso sfruttamento.

Ben sotto il 60% invece ci sono le Pmi che operano a Trento (54,1) ed in altre sette capoluoghi del nord. Il Sud è rappresentato da Carbonia, diciamo che è un po’… fuori mano però.

Ecco che allora le sirene bulgare o rumene sono musica dolcissima per diversi imprenditori stufi di consegnare le loro fatiche ad un fisco che non è nemmeno prodigo di servizi. Là si viaggia sotto il 30% e magari ci si può fermare pure da pensionati. Le pensioni in Bulgaria se si risiede almeno 6 mesi l’anno le danno al lordo.

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