“Il sistema politico a volte sembra avvantaggiare chi specula e non chi investe”; “il vero imprenditore conosce i suoi lavoratori perché lavora con loro, l’imprenditore deve essere un lavoratore, nessun bravo imprenditore ama licenziare la sua gente, chi pensa di risolvere i problemi licenziando non è un buon imprenditore”. Sarebbe bello se queste parole fossero fiorite sulla bocca di un leader della sinistra o del centro-sinistra, anche uno “pallido” (politicamente parlando) Matteo Renzi. Ma lui gli “imprenditori” li esibisce alla Leopolda, li adula alla Leopolda; la sua visione è molto più simile a quella di un Flavio Briatore che ritiene degni di stima solo chi crea posti di lavoro, dunque non i lavoratori che i posti non li creano anche se poi consentono agli imprenditori con il loro lavoro di crearli, ma al clone di Donald Trump tutto questo non interessa, lui ha fatto i “danè” e ragiona come il marchese del Grillo: “Io so’ io e voi non siete un cazzo”. Purtroppo le parole di cui sopra le ha pronunciate all’Ilva di Genova Papa Francesco che non non è un leader politico di sinistra pur essendo l’unico leader credibile in questo panorama di mezze tacche. E dopo aver ricordato quel che dice l’articolo 1 della nostra Costituzione (invitando la platea operaia, come in un concerto rock, a completare in coro la declamazione della norma: “L’Italia è una Repubblica democratica fondata…”), ha dato un dispiacere a Beppe Grillo che pochi giorni fa si è autosantificato definendosi simile al poverello di Assisi perché con il Movimento 5 stelle propone il reddito di cittadinanza. Perché Francesco, che in materia di santi e santificazioni, qualcosa di più del comico genovese dovrebbe sapere, ci ha spiegato, dimostrando di sapere qualcosa di più anche dal punto di vista della vita, che quel che lui vorrebbe “non è il reddito per tutti, ma il lavoro per tutti”. Perché è il lavoro che consente agli uomini di conquistare la dignità.