Confindustria e occupazione: la cura? Nuovi incentivi a pioggia

Vincenzo Boccia, presidente della Confindustria, ha un’idea chiara per rilanciare l’occupazione. Oggettivamente non è nuovissima e gli esperimenti sin qui realizzati (anche per sostenere cge il Jobs Act era il sol dell’avvenire) non hanno dato particolari frutti. Ha detto all’assemblea annuale dell’organizzazione che guida: “Azzerare il cuneo fiscale sull’assunzione dei giovani per i primi tre anni. Sapendo fin d’ora che dopo dovremo ridurlo per tutti”. Insomma, una apertura di credito senza condizioni, ben sapendo che la decontribuzione ha prodotto risultati per brevissimo tempo. Ma Boccia aggiunge: “Dobbiamo avviare una grande operazione per includere i giovani nel mondo del lavoro” poiché “la poca occupazione giovanile è il nostro valore sprecato”. Dunque “una misura forte, diretta, percepibile”

Per Boccia è necessario “un patto di scopo per la crescita con l’obiettivo di uscire dalle criticità italiane e costruire una effettiva dimensione europea”. “Beninteso – aggiunge – non un patto spartitorio dove ciascuno chiede qualcosa per la propria categoria, ma il suo esatto contrario, dove ciascuno cede qualcosa per il bene comune”.

Garantisce il presidente: “Noi vogliamo aumentare le retribuzioni con l’aumento della produttività. E questo è possibile solo con una moderna concezione delle relazioni industriali”. Come? “La strada maestra è quella dei premi di produttività, da detassare in modo strutturale”.

Boccia, pur senza accenni autocritici parla di “Vent’anni perduti”. Spiega che la “sfida del Paese” è “continuare lungo la strada delle riforme”: “Per vincerla servono governabilità e stabilità”. E il presidente confindustriale non esista a posizionarsi dal punto di vista della nuova leggere elttorale: “Non abbiamo mai nascosto la nostra vocazione al maggioritario. Assecondare la tentazione proporzionalista, che oggi vediamo riemergere in molte proposte per la legge elettorale, potrebbe rivelarsi fatale per l’Italia. Comincerebbe una nuova stagione di immobilismo in un quadro neo corporativo e neo consociativo”.

Ma il presidente di mira anche i populisti: “Lasciamo a chi si inventa leader, senza nemmeno avere il senso della storia, di propagandare avventure pericolose che ci porterebbero dritti fuori dall’Europa e dentro fallimenti pubblici e privati: a pagare a caro prezzo sono da sempre i soggetti sociali più deboli e le imprese”. E per i conti pubblici ””competenza e serietà” e di abbandonare “ricette fantasiose e di facile consenso”.
Serve un’ “operazione verità” sui conti pubblici che abbandoni “ricette fantasiose e di facile consenso” e una politica di “realismo su deficit, debito e crescita” per i quali bisogna “farsi guidare da competenza e serietà”. Boccia invita anche a “farci trovare pronti quando la Bce porrà fine all’acquisto dei titoli sovrani. I che vuol dire abbassare rapidamente la montagna del debito pubblico attraverso privatizzazioni e dismissioni di immobili pubblici e utilizzare strumento – come i Matusalem bond – che lo rendano più sostenibili. L’Italia non può permettersi di sprecare l’ennesima opportunità di una congiuntura mondiale migliore del previsto, ignorare le gravi difficoltà sociali e attendere inoperosa il passaggio di un lungo periodo elettorale”.

Boccia sottolinea che “La questione bancaria continua a preoccupare, sia per i bilanci appesantiti dalle sofferenze, sia per la stretta regolatoria”. E affermaa: “È necessario scongiurare il rischio che le nuove norme di Basilea penalizzino le imprese”.

Il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia critica le ultime misure sull’Iva introdotte con la manovra correttiva dal governo. “Le più recenti iniziative legislative in materia di Iva – dice dal palco dell’assemblea di Confindustria in uno dei punti critici della sua relazione – disegnano invece in un sistema di adempimenti poco efficace nella tutela degli interessi dell’Erario e al contempo più gravoso e compresso per le imprese. Quel che preoccupa è la loro applicazione retroattiva: una deriva che va assolutamente evitata perchè mina la credibilità del Paese”. Il riferimento implicito è alle misure su Reverse Charge e Split Payment.

Un accenno al I’Patto per la fabbricà lanciato ad ottobre scorso: “se riusciremo a condividerlo con i sindacati”, potrà aprire “aprire un nuovo capitolo della storia del Paese, fatto di collaborazione per la crescita nell’interesse di tutti e non contro qualcuno”. Che poi richiama il documento condiviso con Cgil, Cisl e Uil a settembre scorso sulle politiche attive per il lavoro e le aree di crisi industriale: “Suggeriamo al governo di ripartire” da quel documento, afferma Boccia, “dentro ci sono un impegno e una proposta”. L’impegno, spiega, “a gestire le crisi e le ristrutturazioni aziendali mettendo al centro l’occupabilità delle persone” e la proposta “di collaborare per un sistema di politiche attive per il lavoro che in Italia manca da sempre”.

Boccia, però, non ha scaldato i cuori dei sindacalisti. Susanna Camusso, segretaria generale della Cgil, ha commentato la proposta dell’azzeramento triennale del cuneo fiscale sottolineando di essere contraria alle facilitazioni a pioggia come quella varata dal governo Renzi e di non trovare novità nelle proposte sul salario di produttività. Carmelo Barbagallo, segretario generale della Uil, a sua volta, ha spiegato di preferires sull’occupazione interventi strutturali.

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