Draghi annuncia: quaresima finita. E l’Italia trema

-di SANDRO ROAZZI-

Dopo Macron, Draghi. Aria meno intossicata in Europa. Non spazzerà via tutte le nubi sul futuro ma è certamente meno stantia del recente passato. Secondo il Presidente della Bce la ripresa ora è resistente, più solida. Mentre si profila un nuovo (e diverso da ieri) asse franco-tedesco sulla cui qualità politica è difficile fare previsioni, dopo l’avvento di Macron all’Eliseo, ecco che la massima autorità monetaria del Vecchio Continente lancia un messaggio che annuncia inevitabili novità. Si avvicina, pare di capire, la fine del QE che ha cercato di sostenere lo sforzo verso la crescita senza default, malgrado le riserve di un certo mondo tedesco, si intuisce un probabile ritocco all’insù dei tassi. Insomma siamo alla vigilia di importanti cambiamenti.

Ma ne sappiamo anche di più sulla tenacia con cui Draghi ha portato avanti una eterodossa politica monetaria: secondo la sua analisi finalmente la maggioranza silenziosa sta vincendo i round elettorali contro i populismi; si può ricominciare a costruire nuovi passi comuni per l’ Europa e non solo sul nodo dell’immigrazione. L’argine monetario difeso con grande determinazione acquista così in modo più esplicito anche una valenza più “politica”, una scelta di campo a favore di un’ Europa dalla quale non si deve tornare indietro anche perché ci sono i consensi utili a promuovere questa scelta ( tanto meno dall’euro che Draghi quasi non menziona, convinto come è della necessità di guardare avanti).

In questo senso la complessa scommessa di Macron ottiene un avallo non da poco, probabilmente non sgradito alla Merkel. Draghi, Macron, Merkel, questo può esssere oggi il nuovo… trio Europa. Le conseguenze non tarderanno a farsi sentire. Chi ha perso tempo, mentre la Bce cercava di farlo guadagnare a tutti e s’affacciava il fenomeno Macron, avrà di che rimpiangere la sua inerzia. Quando i tassi torneranno a salire, quando la ” normalità” monetaria busserà alle porte dei conti pubblici (e del sistema bancario) non sarà più possibile trincerarsi dietro gli alibi. E per l’Italia quel “Trio” finirà, se saprà procedere, per disegnare uno spartiacque complicato con quello che abbiamo alle spalle.

Siamo indietro, non dimentichiamolo, in tema di produttività, dobbiamo recuperare ancora almeno 300 mila posti di lavoro persi con la recessione ed oltre sette punti di Pil. Non abbiamo politiche del lavoro adeguate ai ritmi della rivoluzione tecnologica, gli investimenti non decollano, il mercato interno stenta mentre per esso lavora più dell’80 per cento delle nostre imprese. Inoltre il nostro welfare è in attesa di una svolta inevitabile ( domanda inquietante: quali pensioni per i tanti giovani condannati ad una interminabile precarietà?) E la giungla delle diseguaglianze si dirama sempre più fitta. I cambiamenti alle viste, come sempre accade, sono anche una opportunità. I limiti attuali della nostra classe dirigente sono arcinoti, ma ciò non toglie che processi come quelli in… marcia in Francia siano possibili. Almeno per porre le basi della classe dirigente nuova in grado di misurarsi con un mondo rivoluzionato.

L’attaccamento alle poltrone, la rissosità, le ambiguità nella lotta per possedere il potere e non utilizzarlo per costruire l’Italia di domani, sono un macigno che frena il cammino in questa direzione. Ma il vero scontro, culturale, politico e sociale sembra essere proprio questo: rimuovere quel macigno e ritrovare sintonia con coloro che in Europa sanno guardare oltre i nazionalismi e i non meno deleteri provincialismi. In questo scontro rischiano di scomparire nobili ed antiche tradizioni politiche, vedi il tramonto del socialismo europeo. Non i suoi ideali, la cultura solidaristica, ma la forma partitica appare davvero logora. E non è neppure in discussione il valore della scelta di sinistra. Non quella velleitaria e salottiera che abbiamo vissuto da noi, ma quella che continua ad essere baluardo di diritti del lavoro e della dignità della persone, specie di quelle che sono meno favorite, escluse. E che dovrebbe battersi anch’essa per una nuova Europa.

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