-di GIANMARIO MOCERA-
Ogni anno i lavoratori della Pirelli di Bicocca celebrano in un’assemblea sindacale la commemorazione della liberazione dalla guerra e dal nazifascismo. I lavoratori della Pirelli e la stessa Pirelli sono stati protagonisti della lotta di liberazione, nei suoi sotterranei erano nascoste armi e tutto ciò che alla Resistenza necessitava, molti lavoratori erano attivi nella lotta, anche con incarichi di rilievo.
Il 23 novembre del 44 a seguito di uno sciopero generale, alcuni camion pieni di soldati nazisti entrarono in Pirelli, caricarono sui camion 183 lavoratori tra uomini e donne. Vennero portati a San Vittore, il carcere cittadino di Milano, e per loro cominciò un calvario; per alcuni cominciò una strada senza ritorno…L’azione dei tedeschi fu di ritorsione contro Alberto Pirelli che si rifiutò di fornire un elenco di lavoratori utili nelle fabbriche in Germania: i nazisti volevano manodopera specializzata e la cercavano anche in lì. Deportati nei campi di concentramento e prelevati anche dallo stabilimento della “Brusada” dove oggi sorge il grattacielo di Pirelli, molti non sono mai più tornati.
E prima ancora, il 10 agosto del 44, il capo sindacale Libero Temolo fu prelevato e fucilato in Piazza Loreto insieme ad altri 15 lavoratori di altre aziende milanesi.
Dai lavoratori della Pirelli vennero i primi scioperi contro il regime, con i nazisti e fascisti che spadroneggiavano per la città di Milano, ma in Pirelli come in tutta l’Italia si faceva la Resistenza.
Il 25 aprile è un giorno importante e in Pirelli non manca mai l’attenzione e in ogni commemorazione c’è un argomento di dibattito: s’invita un ospite o si presenta un libro. Per il 25 aprile del 2010 fu scelto il libro “Costituzione della Repubblica Italiana” con l’introduzione di Tullio De Mauro.
La scelta fu decisa per le caratteristiche particolari dell’introduzione al testo costituzionale; De Mauro mette sotto osservazione “quell’alto valore linguistico della Costituzione italiana, un valore in cui si fece e ancora si fa concreto, percepibile, attivo, lo spirito democratico che ispira e sorregge le norme”.
La lettura di questo breve incipit convinse tutti noi, la Rappresentanza Sindacale unitaria, il sindacato dei chimici a caratterizzare la relazione introduttiva con gli elementi sottolineati e sviluppati dal compianto Tullio De Mauro, e oggi con piacere riporto i tratti salienti di quella relazione che ebbi l’onore di scrivere e leggere ai lavoratori della Pirelli.
La nostra Costituzione rappresenta un alto valore simbolico e storico, il Paese si era lasciato alle spalle una guerra, il fascismo, morti e macerie ovunque, un‘Italia da ricostruire sin dalle fondamenta; un’Italia che aveva bisogno di valori fondanti, di alto contenuto democratico, e la comunicazione con la quale vennero trasmessi questi valori fu fondamentale; assunse rilievo sostanziale l’aspetto linguistico che si utilizzò per parlare agli italiani.
La Costituzione è stata scritta in modo che la maggior parte dei connazionali fosse in grado di capirla, attraverso la lettura individuale o collettiva.
Il regime fascista aveva risolto a suo modo il problema delle dimensioni drammatiche del cronico analfabetismo nazionale: aveva, di fatto, eliminato dai censimenti ogni domanda sul saper leggere o scrivere.
Alla nascente democrazia, il fascismo, ha lasciato in eredità una pesante situazione di analfabetismo: il censimento del 1951 rileva che il 59,2% degli ultra quattordicenni non aveva neanche la licenza elementare, solo il 4,3% era diplomato o laureato, oggi siamo oltre 40%, e il 30,6 % aveva la licenza elementare.
Con queste premesse era necessario un linguaggio che fondava le proprie radici nel lessico degli italiani, della lingua parlata dalla maggioranza dei nostri connazionali, andava armonizzata questa fondamentale esigenza comunicativa con l’uso di un vocabolario di base con uno medio alto.
Il linguaggio è chiaro per chi lo capisce, pur parlando o scrivendo in italiano alcuni testi e linguaggi non si conoscono, sono poco comprensibili, possono essere tecnici, giuridici, c’è anche il sindacalese…Non doveva essere cosi per la Costituzione Italiana.
Il vocabolario della lingua italiana registra 150.000 parole, uno Zingarelli ne considera 120.000, secondo uno studio di qualche anno fa, persone di buona cultura, con buone lauree sanno intendere circa 60.000/ 80.000 vocaboli, pertanto, anche oggi, il 35% del significato delle parole sfugge pure a chi ha una buona cultura.
I Padri Costituenti si posero questo problema, c’era e c’è bisogno di un linguaggio universale, che non perda valore letterario nel tempo, come se fosse, e lo è, un’opera d’arte, come i grandi libri della storia e della letteratura tipo, la Divina Commedia.
Una “Bibbia Laica” cosi come la chiamò Carlo Azelio Ciampi; descrivere i valori fondanti della nostra repubblica mantenendo una capacità narrativa forte, coinvolgente, pur avendo le caratteristiche di un atto giuridico, costitutivo di una repubblica parlamentare.
La scrittura della Costituzione doveva liberarsi dalle nebbie oppressive di un’amministrazione fascista dello Stato, le parole di colore scuro che facevano parte della retorica linguistica e culturale del fascismo andavano superate, bisognava scrivere un testo che infondesse i principi e i valori della nostra “nuova” Società nel meglio dei modi e il risultato a distanza di tanti anni dimostra quanto sia ancora chiara e univoca quella scrittura, poco incline ad interpretazioni.
Il testo della Costituzione italiana è lungo 9369 parole. Esse sono le repliche di 1.357 lemma, di esse 1.002 appartengono al dizionario di base, che conta circa 7.000 vocaboli, quindi solo 355 sono i lemma presi da un vocabolario non di base, da qui quel giusto mix di linguaggi; si introducono nuove parole: promulga, prende misure, rimuovere gli ostacoli… da rilevare è che gli articoli della Costituzione son brevi, molto sintetici, non usano frasi lunghe, ridondanti, sono corte, precise, senza fronzoli in una media di 19 parole ad Articolo.
Negli anni 50 la Costituzione era facile per una popolazione attorno al 5 %, oggi siamo al 37%, cioè le quote di laureati e diplomati medio superiori, tuttavia se la Costituzione era accompagnata da una lettura assistita, era comprensibile al 37% della popolazione non diplomata o laureata, oggi siamo attorno al 60%.
Nel 1988 Mario Lodi ha pubblicato un elaborato del testo costituzionale, Costituzione e ragazzi, la scrittura è stata una vera e propria lettura assistita, perché anche a bambine e bambini delle scuole elementari fosse chiaro il contenuto del testo costituzionale.
Non esiste nessun testo legislativo italiano che possa vantare una così larga comprensibilità, non occorre porre l’accento di quanto questo testo si discosti dall’illeggibilità del corpus delle nostre leggi, che hanno bisogno di un professionista per intrepretarle; si passa dalle 120, 180 parole per periodo, mentre, come detto, la Costituzione vanta 19 parole medie ad articolo.
La nitidezza del linguaggio, la rinuncia al verbo giuridico ha favorito nel tempo una maggior comprensione del testo della nostra Costituzione.
Forse nessun testo legislativo e pochi testi politici rilevanti, hanno avuto forza di spazzar via la nebbia, di rompere il “muro sì grosso” con le novemila parole della Costituzione.
Parole di tutti e per tutti, la lingua umana, la lingua dei popoli, la lingua della libertà, dell’uguaglianza e della democrazia, la lingua della pace tra gli uomini, la lingua che nasce in un carcere a Ventotene e che trova continuità nella Costituzione Italiana.