Via i voucher, ora regole vere (e coerenti) sul lavoro

Il “consuntivo” conferma quel che si sa da tempo: i voucher sono stati utilizzati in maniera (e anche in misura) impropria. Il Governo, in maniera a dir il vero pasticciata, ha provveduto (per motivi più elettorali che per un convincimento radicato) a cancellarli; Matteo Renzi, a sua volta, che ha provveduto a incentivarne l’uso distorto abbassando ulteriormente gli argini, si è affrettato a far sapere che lui non c’entra nulla. Forse non c’entra nulla, ma è evidente che sono cresciuti in misura abnorme proprio nel periodo in cui lui guidava da Palazzo Chigi le scelte di questo paese. Compreso il 2016 che ha fatto segnare un nuovo notevole incremento solo parzialmente frenato dall’ultimo trimestre quando sono aumentati appena del 7,2 per cento, cioè 32,8 milioni contro il 30,6 dell’anno precedente. Ma l’incombenza del referendum, la stretta realizzata dal governo con la comunicazione preventiva hanno solo rallentato la corsa che era stata a dir poco tumultuosa nel primo trimestre (+37,5), nel secondo (+32,2) e nel terzo (+25,3). Complessivamente sono stati venduti 134 milioni di ticket con un incremento medio rispetto all’anno precedente del 24 per cento.

La questione, però, non è ancora chiusa. Resta lì, sullo sfondo, nell’attesa di un chiarimento. Come conciliare la lotta al lavoro nero (molto diffuso in quelli che vengono definiti lavoretti, ma non solo) e la necessità di avere situazioni più agevolmente controllabili, monitorabili? Esiste uno strumento che può garantire la remunerazione dei servizi familiari o di alcune prestazioni nel settore agricolo senza che sia trasformato in uno strumento per aggirare la legalità? Questo è il nodo che il governo non ha risolto. O, meglio, non ha voluto risolvere: troppo compromettente e spinosa la questione per essere validamente affrontata in questo clima (perenne) da campagna elettorale.

Al momento l’Inps continua a garantire l’erogazione dei voucher che remunerano le prestazioni di babysitteraggio. Ma è evidente che non si potrà andare avanti così, in questo limbo troppo a lungo. Lo sottolinea la segretaria della Cgil, Susanna Camusso la quale pur prendendo atto con soddisfazione del provvedimento che ha cancellato i voucher e la responsabilità solidale sugli appalti, sottolinea che “un decreto è un provvedimento temporaneo, noi dobbiamo riscrivere le regole del lavoro”. Insomma, serve un quadro di riferimento complessivo mentre sino ad ora si è andati avanti a soluzioni estemporanee dettate o dall’emergenza finanziaria o dalla necessità di “rimettere al loro posto” i lavoratori, o da pressanti esigenze elettorali, o ancora da diktat europei espressione di una cultura generale che considera il lavoro un costo e quasi mai una risorsa.

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