Basta chiacchiere: un piano per il lavoro

-di SANDRO ROAZZI-

La ripresina economica e occupazionale a pelle di leopardo un merito se lo è conquistato, movimentando il mercato del lavoro nel quale calano gli inattivi anche se la parte del… leone la fanno sempre i lavoratori anziani che vedono procrastinarsi il giorno della pensione.
Secondo l’Istat il quarto trimestre del 2026 segnala una tendenza che sa di… antico: l’occupazione cresce ma per merito del lavoro a tempo determinato mentre sta svaporando ancor di più l’euforia, molto… congiunturale, per la crescita dei contratti a tempo indeterminato.

Naturalmente sono i servizi a fare da traino, l’industria sconta l’incertezza e pur rimanendo sul terreno positivo l’assenza di politiche industriali convinte e vigorose. Non a caso Confindustria documenta il passo a scartamento ridotto della produzione che avvalora la stima dell’Istat. Le ristrutturazioni continuano e con esse i licenziamenti sui quali, invece, si stende un velo, ma ci sono e cancellano professionalità e redditi. La maglia nera spetta ancora alle costruzioni. Frenano i voucher ma è un po’ uno specchietto per le allodole visto che crescono contemporaneamente altre forme di assunzione di breve periodo come i contratti a chiamata.

La ventata di… modernità nel mondo del lavoro che sembrava l’alba di un’altra stagione per l’occupazione sembra essersi dispersa per far rientrare la questione del lavoro negli interrogativi che attendono una risposta. Del resto l’incontro fra domanda è offerta del lavoro, uno dei punti di svolta necessari per sperare in un futuro migliore, resta – al di la’ delle amenità di tipo calcistico del Ministro del Lavoro – in un limbo politico che priva l’economia di uno strumento essenziale.
Eppure il rimbalzo positivo di questi mesi, che non tocca se non marginalmente peraltro la disoccupazione giovanile, avrebbe bisogno di un sostegno ben maggiore di tante, inutili, parole.
È perfino fastidioso ascoltare i ripetuti proclami sulla centralità del lavoro in una situazione nella quale come appare dai dati si procede a vista e secondo i canoni più tradizionali che mascherano tuttora il vuoto di progettazione per il futuro che resta il nodo più complesso da sciogliere.
In questo contesto almeno calano gli infortuni sul lavoro, il vero prezzo amaro che ancora troppe persone pagano per esercitare un diritto fondamentale.

Si ha la netta sensazione che servirebbe un salto di qualità su un tema che deciderà del futuro economico e sociale in modo profondo. Ed in questo senso potrebbero rientrare in gioco i corpi intermedi, sempre che siano in grado di dimostrare che il loro legame con i giovani e i lavoratori è vitale e propositivo. Compito non facile ma possibile.

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