Matteo Salvini da manovratore di ruspe ad acrobata. Visto che ieri a Monza c’erano un milione di persone (alcune delle quali probabilmente elettori della Lega Nord), ha deciso di riabbracciare Papa Francesco e con faccia bronzea ha commentato: “Bellissima giornata ieri a Milano, ho visto tantissimi ragazzi e seguito gli interventi online. Mi piacerebbe avere un’udienza e un confronto con il Papa per parlare di integrazione, confini, accoglienza. Parlerei al Santo Padre, senza mediazioni faziose, delle idee della Lega per affrontare e risolvere il problema nell’interesse di tutti”.
Nella vita e in politica tutto è ammesso ma è opportuno ricordare che la Chiesa ricorda una sola folgorazione sulla via di Damasco, quella di Saulo di Tarso, cioè San Paolo che poi con le sue lettere ha costruito l’architrave teologica della Chiesa Cattolica. Salvini, con tutto il rispetto, non ha nemmeno una lontanissima somiglianza con Saulo di Tarso. Dato che Francesco ha convocato un Giubileo straordinario dedicandolo alla Misericordia, sicuramente con il capo della Lega Nord sarà misericordioso e accetterà il suo ravvedimento. Ma la politica non è la religione, è un luogo decisamente meno misericordioso ecco perché non è tempo sprecato sottolineare quel che Salvini ha detto negli ultimi tre anni a proposito di Papa Francesco prima che con un doppio carpiato scoprisse la “bellissima giornata” milanese. Lo proponiamo “senza mediazioni faziose”.
Il 6 giugno 2014 sulla sua pagina Facebook in versione ancora ruspista scriveva: “Papa Francesco si lamenta perché, quando lui prendeva l’autobus a Roma e salivano degli zingari, gli autisti dicevano ai passeggeri “Attenti al portafoglio”. Chissà come mai… Caro Pontefice, con tutto il rispetto che ti è dovuto, io comunque dico… buon lavoro agli autisti!
Il 17 giugno 2015 a Radio Padania dichiarava: “Domando quanti rifugiati ci siano nello Stato del Vaticano e secondo il Papa quanti milioni di finti rifugiati l’Italia e l’Europa possono permettersi di accogliere. Perché fra quelli che sbarcano i rifugiati sono solo una minima parte».
Il 24 marzo 2016 scriveva un’altra pagina della sua bizzarra crociata prendendo spunto dalla “lavanda dei piedi”: “Papa Francesco oggi, per il Giovedì Santo che chiude la Quaresima, ha celebrato il rito della lavanda dei piedi in un Centro di Accoglienza. Con tutto il dovuto rispetto, avrei alcune domande. Quel centro ospita 892 immigrati, al 70% dei quali leggiamo sia già stata bocciata la richiesta di asilo politico: gli omaggiati dal Santo Padre sono davvero profughi o sono clandestini? Quel centro ospita 892 immigrati, di cui 557 islamici: siamo sicuri che siano tutte persone rispettose e innamorate della Pace? Quel centro è gestito dalla Cooperativa Auxilium: quanti milioni di euro pubblici ha intascato la cooperativa in questi anni? A ciascuno degli 892 immigrati il Vaticano oggi regalerà del denaro: potranno contare su quei soldi anche i disoccupati italiani?»
Il 16 aprile 2016 alzava ancora di più i toni: “Il Papa vuole invitare altre migliaia di immigrati in Italia? Un conto è accogliere i pochi che scappano dalla guerra, un altro conto è incentivare e finanziare un’invasione senza precedenti”.
Ma il meglio di sé Matteo l’Acrobata lo dava il 18 settembre 2016 facendo prima produrre per i partecipanti al raduno di Pontida una significativa maglietta (“Il mio Papa è Benedetto”) e poi arringando la folla (dopo “non aver letto” la lectio magistralis di Papa Ratzinger a Ratisbona) affermava facendo riferimento alla scelta di Francesco di promuovere con un gesto significativo il dialogo interreligioso in un momento di grande tensione segnato dagli attentati del fondamentalismo islamico e dall’uccisione sull’altare del frate Jacques Hamel: “Papa Benedetto aveva idee molto precise sull‘Islam. Quelli che invitano gli imam in chiesa (Papa Francesco, n.d.r.) non mi piacciono”.
Il numero acrobatico messo adesso in scena ora può garantirgli una scrittura per “Le cirque du Soleil” ma difficilmente una patente di credibilità.