Le parole d’autore di Nenni: “contestualità”

– DI FRANCESCA VIAN – 

 CONTESTUALITA’ 

Nenni ritratto 1933Ebbene questa scomposizione in due tempi di un problema che è unico, troverà la sua unità e la sua composizione nella contestualità del referendum e delle elezioni dell’Assemblea Costituente” (Discorso pronunciato all’Assemblea della Consulta Nazionale il 7 marzo 1946). La parola contestualità nel 1946 è decisamente nuova: attestata agli anni Ottanta, l’ho trovata in un dizionario del 1964, con un’accezione giuridica.  Deriva dal latino contĕxtu(m), participio passato del verbo contĕxere, formato da cum e tĕxere, di origine indeuropea, “tessere con”, “tessere insieme”.

La trama della tela da tessere è il referendum monarchia/repubblica e l’ordito è l’assemblea costituente. Sono con-tessute, tessute insieme, affinché: “la paura che è un poco esistita nel nostro paese, del salto nel buio, (…) tutto ciò si dilegua nell’atto contestuale, in cui l’elettore che sceglie un nuovo regime, sceglie anche gli uomini capaci di dare a questo nuovo regime un contenuto di democrazia e di libertà e capaci di evitare al Paese – come è nell’auspicio di tutti noi – le prove inutili di nuove lotte terroristiche” (discorso citato).

Questo discorso è stato pubblicato in “Una battaglia vinta” nel 1946: leggendo questa breve raccolta è palese del tutto che sono tali e tanti gli interessi in gioco, che – se a Nenni scappa un filo di mano – davvero si rischia di rimanere coi Savoia. A noi l’impresa sembra quella di avere vinto il referendum: in verità è stata un’impresa riuscire a imporre la formula del referendum contestuale alla elezione della Costituente, riuscire ad indirlo, e in tempo utile perché il Vento del Nord soffiasse ancora impetuosamente (come ricordano le belle pagine di questo blog del 2 giugno 2011 e di Giuseppe Tamburrano del 2 giugno 2014).

La Repubblica è un’impresa che Nenni ha con-tessuto con altri; egli nomina – in Una battaglia vinta – il sì di De Gasperi, i discorsi sociali di Achille Grandi e di Giovanni Gronchi (futuro presidente di quella immaginata repubblica), al punto che “le vecchie ossa di Pio Nono debbono avere avuto un fremito” (Pio Nono è il papa del Non expedit, documento che vietava ai cattolici di interferire nella politica, prescrizione superata da papa Benedetto XV nel 1919). Nell’Avanti!, Nenni ricorda anche don Luigi Sturzo, che dall’America, definisce la repubblica “la nuova epoca in cui l’italianità ritroverà se stessa” (15 ottobre 1944, ripubblicato in Vento del Nord, 1978). Nenni però è ministro per la Costituente: riesce a con-tessere il risultato (anche con 12.717.923 elettori), ma ne tiene di certo in mano la tela, per lo meno la trama, se non anche l’ordito.

Contestualità è davvero una parola di Nenni e per Nenni, tess-uta su Nenni: se non l’avesse inventata lui, avremmo dovuto inventargliela noi. Egli deve la forza analitica che il suo pensiero sa trasmettere all’abilità con cui legge i fatti e li tiene in mano tutti insieme, cioè alla sua lettura con-text-uale; li scompone, ma abbracciandoli tutti in quell’unica tela che essi stanno cum-text-endo, tess-endo insieme.

Staccare un fatto dalla “coda a cui è attaccato”, de-con-testualizzarlo, è un grave atto di miopia; di qui nascono i fanatismi, le intolleranze, i processi sommari: “Chi veda soltanto una coda, facendo astrazione dal mostro a cui essa appartiene, potrà stimarla per se stessa mostruosa. Bisognerà riattaccarla al mostro; e allora non sembrerà più tale; ma quale dev’essere, appartenendo a quel mostro. Una coda naturalissima” (da Luigi Pirandello, Il treno ha fischiato, Corriere della Sera, 22 febbraio 1914, ripubblicato in Novelle per un anno).

La seconda forza che il pensiero analitico di Pietro Nenni sa trasmettere è quella legata alla capacità di osservare dove stanno conducendo, cosa text-ono i fili della trama e dell’ordito di ogni presente che egli vive, quale disegno stanno tram-ando, stanno ord-endo; vedendo l’orizzonte verso cui ci si dirige, egli intravede le eventualità del futuro, ma ciò è possibile solo non intestardendosi su un inutile filo, ma vedendo la text-itura tutta insieme. Un’altra buona lezione della parola contestualità, quindi, è di non passare sotto il microscopio fili della realtà, che poco contano, osservati così, senza collegamento, spesso per l’intento di text-ere una polemica anziché di osservare la text-itura che si profila per l’avvenire.

Il prossimo appuntamento è con Il Cesare da carnevale.            francescavian@gmail.com

 

francescavian

One thought on “Le parole d’autore di Nenni: “contestualità”

  1. Grazie per questa bellissima lezione. Spero che questo prezioso materiale possa diventare “un libro “, che, più facilmente, potrà essere letto e diffuso. Alcune di queste pagine potrebbero essere proposte agli studenti nelle antologie scolastiche. Complimenti e grazie.

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