-di SILVANO MINIATI
In Italia è sempre esistita la lobby di coloro che hanno avversato qualsiasi ipotesi di gestione pubblica della previdenza, e che quando hanno capito che non era possibile avere tutto e subito, si sono attrezzati per mantenere intatto il loro obiettivo spostandone il raggiungimento finale molto lontano nel tempo.
Nel corso degli anni, si sono comunque comportati in modo coerente per impedire che l’INPS aumentasse il proprio peso e il proprio ruolo nelle scelte sociali. Hanno avversato qualsiasi scelta che concedesse spazi nel campo della gestione delle pensioni integrative e questo non solo per servilismo verso le assicurazioni private, ma perché proprio una presenza dell’INPS avrebbe cambiato l’orizzonte strategico e quindi anche i risultati concreti delle pensioni integrative.
Sarebbe stato possibile un confronto concreto sui costi di gestione, si sarebbe sicuramente ampliata la platea degli aderenti e attenuato quel messaggio perverso, anti scelta della pensione integrativa che ha suonato grossomodo così: “fate presto a farvi la pensione integrativa perché le pensioni normali saranno sempre minori e sempre meno sicure”. È davvero impossibile mobilitare una platea di persone se tu in definitiva non gli prospetti altro che un destino abbastanza infausto.
In realtà, il disegno strategico vero di chi si è comportato e si comporta in questo modo era e rimaneva molto chiaro. Lo stato in quanto cittadino, e ciò vale per ogni cittadino, ti garantirà un assegno sociale ovviamente molto basso, che spetterà a tutti indipendentemente dai contributi versati. Il resto, una pensione decente, una assicurazione sanitaria e anche una eventuale assicurazione sulla non autosufficienza va affidata a polizze private alle quali ognuno potrà provvedere di tasca propria.
Questo esempio è sicuramente stringato e poco motivato. Ma di questo si tratta, e oggi ne vediamo i primi annunci concreti.
Per loro il sistema previdenziale pubblico deve sparire, o come si direbbe oggi, deve essere “asfaltato”. Quindi, in prospettiva un unico ente erogatore che provvederà a erogare gli assegni che riguardano le erogazioni di vario tipo che potranno essere erogate con la regia dello stato.
Dell’INPS, si potrà tranquillamente fare a meno. Esiste però un problema che gli avversari del sistema pubblico non ignorano e non sottovalutano. L’INPS, per quante critiche meriti, è nel cuore di milioni di cittadini italiani, molti dei quali sono anche coloro che in questi anni, con i loro contributi e con le loro battaglie l’hanno tenuta in piedi e hanno permesso, piaccia o no, che diventasse una grande azienda pubblica che ha conseguito anche una efficienza accettabile negli stessi rapporti con loro.
Hanno molti motivi per essere scontenti e critici nei confronti dell’INPS, ma siamo ben lontani da una situazione che permetta di realizzare il duplice obbiettivo di cancellare una istituzione e di ricevere l’applauso di chi nel tempo ha contribuito a costruirla.
Occorre dunque creare un senso comune avverso e contrario, per utilizzarlo poi a fini liquidatori. Non c’è quindi, per ottenere questo obbiettivo, niente di meglio che compiere scelta che suonano addirittura provocazione per i pensionati ai quali si nega o si riduce la rivalutazione alle donne e agli uomini che sulla pensione estera o italiana ricevono l’integrazione al minimo, alle vedove e i vedovi che usufruiscono della reversibilità. Nel frattempo bisogna anche contribuire a ingigantire l’allarme sulla tenuta dei conti, e su questo terreno, non c’è niente di meglio che scaricare sull’INPS compiti impropri e costi insopportabili.
Si è varata con il famoso Job Act la misura relativa alla incentivazione del passaggio dai contratti a tempo determinato a quello indeterminato, e lo si fa contando sull’interesse dei datori di lavoro, che come è noto hanno un cuore particolarmente sensibile agli sgravi e agli incentivi. Si stabilisce quindi che i datori di lavoro che scelgono il contratto a tempo indeterminato non pagheranno i contributi.
Padoan e Poletti continueranno a illustraci il miracolo delle assunzioni che crescono mentre però i giovani rimarranno disoccupati, e per l’INPS si aprono ulteriori falle.
Nel paese c’è insoddisfazione e malessere, e non solo perché il lavoro non cresce, ma anche perché si pagano troppe tasse. Uno degli ultimi giorni, un gruppetto di buon temponi, sicuramente studiosi e laureati senza laurea tira fuori il coniglio dal capello spiegandoci che i contributi previdenziali a carico dei lavoratori e dei datori di lavoro possono essere ridotti fino ad una soglia del 6%. Quello che si lascia quindi balenare è un intervento fortissimo e di dimensioni mai immaginate.
Purtroppo nessuno di questi signori ci spiega il perché, come e quando, e non risponde neppure a un dubbio che ci attanaglia. Visto che un simile atteggiamento trasforma l’INPS in una sorta di “pozzo dei miracoli”, non spiegano se sono consapevoli del fatto che da un pozzo può uscire solo l’acqua che ci entra e non un goccio di più. È ovvio che se tu, a forza di fiscalizzazione e di riduzione dei contributi, togli l’acqua, il pozzo va in secca e non basteranno certo i riti propiziatori di Poletti e Boeri a riempirlo.
Quello che si può dedurre dalle uscite recenti dei tanti professorini è che siamo invasi non certamente dai gufi, ma da persone, spesso giovani rampanti che hanno imparato ad aprire bocca e darle fiato incuranti del fatto che potrebbe, anche per loro venire il momento nel quale qualcuno chiede, e duramente conte delle promesse fatte e non mantenute.
È augurabile che Padoan e Poletti, che, non se ne adontino, vantano una certa età ed esperienza per una volta tanto, spieghino a questi signori che la previdenza non è paragonabile a un flipper, e quindi non è fatta per giocarci, chiarendo anche che in un paese nel quale il contributo in tasse pagate dagli anziani arriva alla bella somma di 45 miliardi. 45 miliardi che non sono tutto. Ad essi vanno aggiunti addizionali, ticket, tagli di esenzioni e un uso dell’ISEE sconsiderato e quindi anti sociale, credo che a chi già fa tanto per aiutare il paese a superare la crisi, tutti debbano un tantino di rispetto in più di quello dimostrato fino ad oggi.