I politici “complici” di Bagnasco

-di SILVANO MINIATI-

Il cardinale Bagnasco, presidente della conferenza episcopale italiana ha deciso di rompere gli indugi e di dettare le proprie regole su come dovrebbero svolgersi i lavori delle istituzioni italiane.

Lo ha fatto incurante (o forse proprio per questo) del fatto che in quelle ore, il presidente del senato Grasso era impegnato a dirimere appunto la questione delle modalità di voto che stava dividendo in modo drammatico il Senato della Repubblica. Che la presa di posizione a favore del voto segreto sia ritenuta da Alfano e da Casini un parere morale e non una ingerenza e che quindi le colpe siano tutte ascrivibili a quella parte del Senato che si è opposta al voto segreto non è poi così sorprendente. La nostra storia, anche recente è piena di episodi che svelano le contraddizioni del politico che mentre sostiene di rispondere solo al popolo che lo ha eletto, si genuflette obbediente al vescovo. L’uscita di Bagnasco, a ben vedere potrebbe non essere considerata una grande novità se non a due condizioni: il suo legame di perfetta continuità con le posizioni del cardinale Ruini e la sua crociata a favore della scuola privata; la scelta di collocarsi, in un momento molto delicato per la chiesa cattolica alla testa dello schieramento anti-Bergoglio.

Dobbiamo ora prendere atto che nella marea di popolo che ha invaso il Colosseo, trattandosi di un pezzo di popolo italiano c’era, ed è giusto che sia così, di tutto. C’erano evidentemente anche i tanti organizzatori e portavoce che per l’intera giornata hanno arringato la folla, ovviamente nell’interesse e a difesa dei bambini, ma non hanno sentito l’esigenza di prendere neppure per un attimo le distanze, dai tanti che facevano bella mostra di stessi che in questi mesi hanno tuonato contro l’immigrazione e a sostegno di una visione della solidarietà che ha assunto aspetti per molti versi ripugnanti. Anche per colpa loro, si è diffuso nel senso comune dominante un tarlo, che poi è alla radice della dilagante insensibilità di parte della società che considera la morte di tanti innocenti un prezzo necessario (con buona pace del diritto alla vita che la Chiesa brandisce solo quando si parla di aborto). Un argomento non di oggi ma per quando avremo sistemato i problemi di casa nostra. Che nessuno di quelli che gestivano i microfoni abbia sentito l’esigenza di prendere le distanze dalle affermazioni dai tanti Gasparri, Salvini e Formigoni la dice lunga sulla sincerità dell’amore per i bambini o sull’adesione ai principi di solidarietà misericordia ed accoglienza dei quali si è fatto molto sfoggio.

Personalmente, sono nato talmente presto per ricordarmi l’esperienza della scomunica, del dibattito e delle polemiche sull’articolo sette che divisero in profondità la sinistra. In quella epoca, le contrapposizioni tra chi aderiva alle campagne della Chiesa e chi, con motivazioni magari molto diverse tra loro le osteggiava erano molto forti e spesso dolorose all’interno delle stesse famiglie. Ero un ragazzino ma vivevo le tensioni e anche le feroci polemiche che dividevano anche al proprio interno, ad esempio i socialisti e la sinistra del mio paese. I più anziani erano in stragrande maggioranza contro l’articolo sette. Tra essi, ricordo mio padre, comunista dal 1921.

Io stavo con quei giovani che sostenevano che era ora di superare le vecchie posizioni. Posizioni che venivano bollate come anti-clericali. Ero quindi schierato decisamente a favore dell’articolo sette.

Ricordando quei momenti, mi piacerebbe tanto che Bagnasco e i suoi ferventi sostenitori mi spiegassero a quale parte dell’articolo sette, dei suoi contenuti e dello spirito, sia collegabile la logica dell’uscita di questi giorni. Se come ritengo, il collegamento almeno così concreto non esiste affatto, sarebbe saggio prendere atto che senza riaprire le vecchie polemiche, è il momento di incominciare a ragionare su una rilettura in chiave moderna dell’articolo sette. Sarebbe molto positivo che coloro che difendono l’entrata a gamba tesa di Bagnasco ci spiegassero se secondo loro esiste un solo paese europeo nel quale si potrebbe considerare normale il comportamento del cardinale Bagnasco. E ovvio che in una chiesa divisa esistono posizioni diverse e anche Cardinali che negano l’infallibilità del Papa o che sostengono la necessità di un rapporto paritario tra uomini e donne della Gerarchia consegnando alle suore gli stessi poteri dei preti (Hans Kueng, ad esempio).

E’ chiaro che l’infallibilità del Papa del resto da Francesco stesso messa in discussione non può diventare l’infallibilità del Cardinale neppure quando esso si chiami Bagnasco e miri in modo evidente a diventare il punto di riferimento di quella che per comodità, potremmo definire la cordata anti-Papa. Quello che invece non è né ovvio né tollerabile è che esistano ancora cardinali o politici che pensano di sbracare il lunario tirando sassi e nascondendo la mano. Non è tollerabile anche se lo fanno, ovviamente in nome del nostro futuro e dell’interesse dei bambini.

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