La Germania piglia tutto

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 -ALFONSO SIANO-

Ultimamente quando si parla di Germania viene subito alla mente il 7 a 1 rifilato al Brasile nella semifinale dei Mondiali di calcio, poi vinti appena ieri. Ma il 7, o meglio il 7 percento del Prodotto Interno Lordo, è anche il dato del surplus commerciale tedesco nel 2013. Ossia il valore corrispondente alla differenza tra le esportazioni di beni e servizi tedeschi e le importazioni in Germania di beni e servizi prodotti da altri Paesi.E’ un dato importante. Gli accordi europei prevedono infatti che quando l’avanzo commerciale di un Paese membro dell’Unione per tre anni supera mediamente il 6 percento del PIL, si possa avviare contro questo Paese una procedura di infrazione. La regola, che vige da fine 2011 ed è contenuta nel cosiddetto Six-Pack, mira ad evitare che uno Stato membro della UE con i conti non in ordine, o “troppo in ordine”, possa danneggiare i partner europei.Poiché la Germania ha registrato un avanzo commerciale superiore al 6% del PIL dal 2007, nel novembre del 2013 la Commissione Europea ha avviato un’analisi sull’economia tedesca per determinare se vi fossero squilibri macroeconomici eccessivi. Solo poche settimane prima anche gli Stati Uniti, in un rapporto pubblicato dal Dipartimento del Tesoro, avevano fortemente criticato la Germania per la sua politica commerciale estera. Politica giudicata troppo aggressiva e dannosa per gli altri partner europei, che, a causa della riduzione della domanda interna e delle importazioni, faticavano ad uscire dalla crisi. In altre parole, poiché l’aggiustamento complessivo europeo post-crisi fa leva essenzialmente su una domanda esterna all’Europa, il forte avanzo commerciale tedesco, che tende ad intercettare una quota sempre maggiore di questa domanda ed a tenere alto il valore dell’Euro, può essere dannoso per le altre economie periferiche europee.

Laddove la Germania conquistasse a scapito dei Paesi periferici – e soprattutto dell’Italia, unico tra questi con una importante industria manifatturiera – quote di mercato nel commercio internazionale solo per la migliore qualità dei suoi beni e servizi, non ci sarebbe nulla da eccepire. Il fatto è che il forte avanzo commerciale tedesco contribuisce a mantenere alto il valore dell’Euro e quindi incide sulle possibilità degli altri Paesi di esportare i propri beni su mercati al di fuori dell’area Euro.

Una posizione questa non pacificamente condivisa. Alcuni sostengono che l’introduzione dell’Euro sia stata neutrale sui conti sull’estero della Germania. Costoro affermano che il surplus commerciale tedesco nei confronti dei Paesi dell’Area Euro non è cambiato nel tempo: era il 3 per cento del PIL nel 1999 ed il 2% nel 2013. In realtà la Germania ha approfittato della situazione di crisi degli altri Paesi europei, vincolati alla moneta unica, ed ha aumentato gli scambi con il resto del Mondo. Basterebbe guardare all’andamento della complessiva bilancia commerciale tedesca, divenuta positiva proprio dopo l’introduzione dell’Euro. Non è dunque credibile una tesi che sostenga che l’introduzione dell’Euro sia stata neutrale per la bilancia commerciale tedesca.

Dicevamo che la Commissione Europea aveva avviato un’analisi sull’avanzo commerciale tedesco. Ma alla fine le istituzioni europee hanno ritenuto che non vi fosse un eccessivo squilibrio macroeconomico in Germania. Insomma l’economia tedesca è sana e non nociva per gli altri Paesi europei.

Al contrario l’economia italiana è stata considerata ancora malata, in quanto eccessivamente squilibrata a causa del forte debito pubblico e della scarsa crescita. Se quindi crescessimo di più, il nostro debito sarebbe più sostenibile e potremmo ridurlo più velocemente. Ma la crescita deriva anche da quanti beni e servizi italiani riusciamo a vendere, in Italia ed all’Estero. E la crescita resterà una chimera, se la Germania “piglia tutto”.

Sarebbe necessaria una qualche riforma in senso più solidale della comune casa europea. Una proposta – sostenuta dal think tank Progetto Trenta – potrebbe essere quella di prevedere meccanismi di redistribuzione tra Paesi in surplus e Paesi in deficit commerciale. Si potrebbe ad esempio prevedere, all’interno di un’area economica omogenea, che il Paese in surplus sia tenuto ad utilizzare il proprio avanzo per acquistare beni e servizi dai Paesi europei in deficit. Questa soluzione, in linea con l’ideale di Europa dei popoli e solidale, favorirebbe il riequilibrio macroeconomico complessivo.

Nel breve termine, visto che l’Europa attuale è la competitiva Europa degli Stati, l’Italia dovrebbe cercare di ottenere una maggiore flessibilità ricordando alla Germania che il ritorno all’equilibrio ossia la crescita italiana ed i conseguenti tempi di rientro del debito pubblico non sono variabile completamente indipendente dalla aggressiva politica commerciale tedesca.

 

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