Una bella giornata sindacale!

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– di ANTONIO TEDESCO –

Proviamoci! questo il commento e forse la sintesi delle speranze sorte alla fine del Convegno: “I poteri dei lavoratori nelle aziende: democrazia e sviluppo, Italia-Germania due modelli a confronto. (Roma, Parlamentino del CNEL, 30 ottobre). Sono intervenuti tra gli altri: Susanna Camusso, Luigi Angeletti, Paolo Pirani, Giuseppe Tamburrano, Huber (Presidente dell’IG Metall), Tiziano Treu, Giorgio Benvenuto, Cesare Salvi e il Sottosegretario al lavoro Dell’Aringa. Un Convegno dal sapore antico, una giornata di studio sulle relazioni industriali comparate, con particolare riferimento all’esperienza italiana e tedesca, che ha visto centinaia di uditori alternarsi tra i banchi del parlamentino del Cnel, attenti a prendere appunti con grande minuzia. Un’iniziativa nata dalla proposta della Fondazione Nenni e della UIL (che dallo scorso anno sono unite in alcuni progetti ) insieme alla Fondazione Ebert rappresentata a Roma dal Presidente Micael Braun che ha coordinato gli interventi della mattina. Un appuntamento che ha incentrato la discussione sul sistema della rappresentanza italiana e sul sistema della Mitbestimmung , il modello tedesco della codeterminazione. Un modello di democrazia economica che in Germania ha rappresentato, in questi anni di crisi, una via sostenibile per il recupero della produttività, riuscendo a contenere con fermezza i licenziamenti. Il Presidente della Fondazione Nenni Tamburrano, ha richiamato l’art. 46 della costituzione(… la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende.) e ha sostenuto la tesi di individuare un sistema miglioei per risolvere i conflitti nel luogo di lavoro soprattutto quelli traumatici dei licenziamenti, auspicando una cultura del dialogo sociale, della cooperazione. Paolo Pirani ha evidenziato come “La partecipazione in Germania fa parte di un modello economico complessivo, che concorre a rafforzare le opportunità che guardano allo sviluppo ed alla tenuta sociale”. Dell’Aringa ha sostenuto l’idea della Fondazione Nenni di aumentare gli spazi di partecipazione dei lavoratori come opportunità per rilanciare la nostra economia. Berthold Huber , segretario dell’IG Metall ha ricordato che i sindacati si devono occupare maggiormente dei problemi dei lavoratori (e soprattutto dei precari) e meno dei grandi sistemi economici. Huber però ha ammonito che le divisioni nel mondo sindacale non contribuiscono a migliorare la condizione dei lavoratori, aspetto sottolineato anche Tamburrano che ha definito la divisione nel modo sindacale “un residuo della guerra fredda”.

Due brevi considerazioni.

Il modello tedesco genera entusiasmo, stimola la produttività; nei racconti dei relatori tedeschi non si auspica la fine del conflitto sociale ma si respira aria di democrazia, di cooperazione, e la convinta adesione ad un’idea di sviluppo economico e sociale sostenibile. È opportuno ricordare che il sistema tedesco nasce in un contesto socio-politico unico, diverso da altri paesi d’Europa. Da anni la sinistra e i sindacati sono divisi sulla codeterminazione; alcuni sono affascinati dal sistema tedesco; contemporaneamente esiste una parte neoconservativa che sostiene che quel modello non sia esportabile sostenendo che in “ In Germania ci abitano i Tedeschi. ”, avallando con cinismo la consapevolezza che siamo condannati ad una inevitabile disfunzione del nostro sistema organizzativo e democratico italiano.

Che fare in Italia?

Vi è sicuramente la necessità di rilanciare in Italia una cultura socialdemocratica che come sostiene il sociologo inglese Crouch, deve avere un “doppio passo”, riconoscendo la continuità con la sua tradizione storica ma allo stesso tempo rinnovandosi, così da rispondere alle esigenze e alle caratteristiche della società attuale postindustriale. Rilanciare la democrazia, superare le strutture organizzative monolitiche che hanno contribuito a creare sfiducia nella base dei sindacati e dei lavoratori. Bisogna cercare un nuovo modello. Se il movimento operario aveva le caratteristiche del movimento di massa, oggi nelle società atomizzate dalle politiche neoliberiste, non si può più avere un atteggiamento isolazionistico ma è necessario rilanciare sul piano politico il tema del welfare state, della partecipazione democratica dei lavoratori.

Nelle forze sindacali e politiche tradizionalmente critiche di questo tipo di capitalismo deve nascere la consapevolezza di abbandonare lo stato di smarrimento ideologico e progettuale, approdando verso un modello che riqualifichi la democrazia nel nostro paese, con la difesa dei diritti dei lavoratori, partendo soprattutto da coloro che hanno pesantemente subito le politiche di liberalizzazione senza regole del mercato del lavoro; inoltre è necessario affidare ai lavoratori l’occasione di incidere ed essere protagonisti dello sviluppo. Vi è la necessità, insomma di una politica che non sia solo attenta ai temi etici su cui si è riposizionata la sinistra negli ultimi anni dando vita ad una specie di “borghesia sensibile”, ma che rilanci il tema del lavoro e della partecipazione dei lavoratori a tutte le dinamiche aziendali. Stiglitz ci avrebbe ricordato che una società nella quale esiste il senso di un destino comune,l’ impegno ad estendere equità ed opportunità, sarà in grado, rispetto ad una società profondamente divisa, di creare benessere diffuso.

Antonio Tedesco

dell'aringa

fondazione nenni

Via Alberto Caroncini 19, Roma www.fondazionenenni.it

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