All’inizio della campagna elettorale per il Campidoglio credevo (povero ingenuo) che gli esponenti del Pd che hanno peso e ruolo avrebbero ritrovato quel minimo di buonsenso che serviva per presentarsi uniti all’appuntamento, per sostenere adeguatamente il candidato scelto con la magica formula delle primarie, per togliere il Comune di Roma ad una malagestione disastrosa da ogni punto di vista. Basterebbe una statistica degli assessori al bilancio fuggiti dalla Giunta Alemanno, a cominciare dal suo ex stimato capo di gabinetto al Ministero per le Politiche Agricole Castiglione, o dei presidenti e degli amministratori delegati avvicendatisi nelle maggiori aziende pubbliche locali, e magari anche un conto dei nominati da Alemanno che hanno avuto o stanno avendo guai con la giustizia.
E invece, come accadde purtroppo con Emma Bonino candidata quattro anni fa alla Regione Lazio (perduta per 40mila voti) ben pochi dirigenti del Pd si sono sentiti in obbligo di schierarsi, di fare campagna con Ignazio Marino, a parte il neo-segretario Epifani. Che ogni giorno però è costretto ad assistere alla dichiarazione o all’intervista di qualche leader del suo stesso partito che lo delegittima chiedendo (vedi Matteo Renzi) a Letta di fare in fretta ciò che deve fare per poi andare a nuove elezioni.
I latini parlavano di “cupio dissolvi”. Ma, forse, l’espressione è fin troppo nobile. Non so come reagirà l’elettorato romano. Sarebbe un miracolo laico se il Pd e liste collegate riuscissero a vincere la battaglia per il Campidoglio. In bocca alla Lupa (positivamente)!
Vittorio Emiliani
Alla Lupa in bocca, ma ai sabotatori, che augurio facciamo? Con la scarsa partecipazione spero solo che l’elettorato naturale di MARINO sia meno astensionista