La sfida del cambiamento climatico e della “responsabilizzazione collettiva”

-Maria Anna Lerario –

Tra guerra e inflazione, c’è un’emergenza che si denuncia da tempo, verso la quale l’attenzione dei governi mondiali e della stampa si accende a fasi alterne. Parliamo del cambiamento climatico, di disastri e di un lento ma progressivo e inesorabile ribaltamento degli equilibri ambientali. 

Un tema, quello dell’ambiente, che coinvolge tutti ma sembra interessare davvero perlopiù giovani. Un elemento, questo, di grande speranza per il futuro. 

I GIOVANI, L’IMPEGNO E IL CLIMATE SOCIAL CAMP

Non a caso, Torino, scenario del Climate social camp, in questi giorni (dal 25 al 29 luglio) è invasa da giovani e giovanissimi che sui temi dell’ambiente vogliono essere informati e formati. Un attivismo tutto nuovo quello che si sta creando attorno al tema “verde” che, ci auguriamo, occuperà gran parte dei comizi elettorali. 

I giovani, le organizzazioni sociali, i movimenti ambientalisti, però, non si lasceranno sedurre da promesse segnalate nei punti di programma: chiedono fatti. Concreti. 

L’evento di Parco Colletta, il Climate social camp, non è solo un appuntamento nell’agenda movimentista (il campeggio fa parte del programma del meeting europeo dei Fridays for Future), ma un modo per portare la lotta alla crisi climatica sotto la lente di ingrandimento dell’opinione pubblica. Sensibilizzare, insomma, e discutere. 

Idee, riflessioni, workshop, dibattiti, soluzioni, piani per il futuro.  

La portata dell’evento non è insignificante, indipendentemente dalle posizioni che ognuno coltiva nei confronti dell’onda Green che vuole salvare il mondo. 

Il punto è che le giovani generazioni, soprattutto, stanno provando in ogni modo a indicarci un problema enorme, che ha già cambiato le nostre abitudini e che ci porterà sempre più a dover rideterminare le nostre vite per sopravvivere. 

L’AMBIENTE E’ DI TUTTI

Il tema dell’ambiente e della sostenibilità ambientale non è circoscritto a un gruppo di persone che “vuole salvare il Pianeta” parafrasando scenari apocalittici e film distopici, ma coinvolge tutti e tutto. 

Politica, economia, finanza, arte, cultura, sanità. Tutti gli ambiti della vita sociale dell’umanità sono toccati dal problema. Ed è ecco perché è importante agire subito, ora. Senza lasciarsi trascinare dalla pigrizia dell’ignoto. Quella sensazione che, comunque, questo qualcosa apocalittico avverrà chissà quando, nel tempo. 

È una sensazione errata. Forse una fuga dalle paure. Il tema c’è. Ora. Ed è concreto e la sua onda è già arrivata a bagnarci le caviglie. 

Siamo già immersi da un bel pò in un caldo asfissiante. Piante e animali soffrono le forti temperature e il sole inclemente: il risultato è che paghiamo di più alimenti come il latte, la carne, persino le vongole. All’improvviso, paghiamo il prezzo di siccità lunghissime, con eventi atmosferici potenti e atipici. L’ecosistema si stravolge. Non ce ne accorgiamo, ma  tutto è squilibrato: possiamo attribuire al caso il fatto che questa “folle” inflazione sia dovuta principalmente a una crisi del modello di sostentamento energetico? Possiamo ignorare ancora a lungo decisioni e direttive europee sulle auto, sui consumi, sull’uso dell’acqua, sugli abiti che indossiamo, sulla spazzatura che produciamo?

È un processo ineluttabile, una rivoluzione che abbiamo imparato a conoscere con il nome di “transizione ecologica”. Un programma politico, economico e sociale di cui siamo, tutti, attori protagonisti. Ognuno per sé responsabile di una parte di questa sfida per la tutela dell’ecosistema. Della vita stessa del pianeta.

Anche i sindacati sono, per parte loro, pienamente coinvolti in questo processo di trasformazione globale: la transizione ecologica non può sradicarsi da un nuovo modello di sviluppo sostenibile. Un modello capace di mettere in equilibrio lavoro, ambiente, salute, sicurezza delle popolazioni. 

LA RESPONSABILIZZAZIONE COLLETTIVA

Ha ragione la Uil quando, sul tema, parla di “responsabilizzazione collettiva” che favorisca comportamenti e azioni sostenibili per l’ambiente, per la società, per il lavoro. 

Quella ecologica è una transizione rivoluzionaria, capace di cambiare i connotati delle nostre abitudini. Attuarla è indispensabile. Governarla, pure. 

Questo è ciò che serve: una coscienza collettiva Green. Non perché il verde va di moda, ma perché, infondo, a ben pensarci, di questo “ambiente” facciamo seriamente parte. 

La Terra non è la nostra casa. Né una nostra cosa. Siamo noi.

N°55 del 26/07/2022

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