-Maria Anna Lerario –
L’inflazione, complice la crisi energetica, sta correndo sempre più. Ciò a dispetto degli scenari che la Bce e un pò tutti i governi, europei e non, avevano ipotizzato all’inizio di questa inattesa impennata dei prezzi. Il malessere tra i cittadini si sta diffondendo a macchia d’olio. In tal senso, è significativo quanto sta accadendo a Londra, fuori dall’Unione Europea sì, ma alle prese con le stesse difficoltà: scontri, proteste e linea dura del governo contro i manifestanti sono ormai all’ordine del giorno. Meglio non farsi trovare impreparati.
Cosa è accaduto in Gran Bretagna?
Il rincaro dei prezzi del carburante ha innescato un forte senso di disagio e difficoltà concreta nei cittadini inglesi. Soprattutto per gli autotrasportatori. Ne ha ben parlato sul Corriere, Luigi Ippoliti, raccontando l’esasperazione di chi è arrivato a dover fare un pieno di benzina pagando ben 100 sterline, l’equivalente di 120 euro. Sempre nello stesso articolo, si legge la sofferenza di lavoratrici e lavoratori pendolari, che stanno scegliendo di lasciare il lavoro a causa dell’insostenibilità dei costi di trasporto.
In Gran Bretagna, insomma, la situazione sta sfuggendo di mano. Il Governo inglese ha scelto, per ora, la linea dura, ma non potrà non porsi il problema a lungo.
E anche l’Europa. Sebbene l’Inghilterra sia fuori dall’euro, dopo la scelta “Brexit” dei cittadini inglesi con il referendum del 2016, sarebbe opportuno non ignorare i movimenti oltremanica. Un pò perché ricalcano l’exploit dei gilet gialli francesi – un movimento spontaneo di protesta nato sui social proprio contro il caro-carburante che nel novembre del 2018 ha provocato scontri in Francia – e un pò perché sono il segno di un’insofferenza che va oltre i confini geografici.
Siamo davanti a nuove crisi sociali? La risposta è “probabilmente si”.
Il momento storico è delicato: la crisi covid prima e la guerra in Ucraina, poi, hanno destabilizzato l’intero sistema economico – sociale portando in luce dei cambiamenti che già ribollivano ma che sono finiti con l’esplodere. Povertà, disuguaglianze, incertezze occupazionali, potere d’acquisto eroso, risparmi quasi inesistenti, scarsa fiducia sono tutti indicatori di una situazione che potrebbe portare a tensioni molto forti.
Anche in Italia la crisi energetica si fa sentire: il mondo dei trasporti, ad esempio, è in subbuglio. In protesta i tassisti, gli autotrasportatori minacciano insistentemente di bloccare servizi e città, il trasporto aereo è in estrema difficoltà, proprio a ridosso delle vacanze estive tra scioperi e manifestazioni.
Una situazione difficile, insomma, anche se ancora gestibile. Il rischio, però, vero è che queste situazioni sfocino in fenomeni populisti anche estremi. Il disagio e il malessere sociale, insomma, stanno iniziando a farsi sentire. Questi sono i primi colpi di un’inquietudine che sta toccando tutti, come un virus dal quale è impossibile non essere contagiati.
Cittadine e cittadini chiedono risposte e i governi, incluso quello italiano, si stanno affannando per tentare di calmare gli animi.
La logica dei bonus, le famose 200 euro di luglio, è tutta qui. Così come il tentativo di calmierare i prezzi della benzina, che, però, a dispetto di tutto e tutti, continuano a salire generando insofferenza.
La crisi energetica, insomma, sta consumando le energie non solo materiali ma anche quelle immateriali. Il risultato potrebbe essere disastroso aprendo la strada ai populismi e mettendo a rischio la democrazia non tanto e non solo come ordinamento politico, ma – forse è anche peggio – come valore.
L’Italia è corsa ai ripari, tentando di aprire nuovi canali commerciali per il gas (Israele, Algeria, Angola, Qatar, Egitto, Kazakhstan), ma sarà sufficiente? Le bollette, ormai, parlano più dei comizi.
Non sarebbe, forse, ora di avviare seriamente le riforme sull’ambiente, sull’energia Green dando finalmente il via a un processo di transizione ecologica meno timida? La sfida dei governi, incluso il nostro, è, ora, quella di tenere in equilibrio quanto più possibile sistemi che sembrano diventati inadeguati a sostenere i ritmi della nuova società, provando, nel contempo ad avviare quel cambiamento storico e rivoluzionario utile a ridisegnare le forme del futuro.
N°47 del 07/07/2022
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