Antonio Tedesco –
Chi ha la fortuna di conoscere e frequentare Ugo Intini sa bene che è una fonte inesauribile di conoscenze storiche e di racconti di vita vissuta. Ugo Intini non ha mai abbandonato il socialismo e da oltre cinquant’anni è un protagonista di primo piano della vita politica, culturale e giornalistica del nostro Paese. Con il suo nuovo libro ha voluto regalarci alcuni ritratti appassionanti di uomini che hanno fatto la storia e che ha conosciuto e frequentato durante la sua vita.
Testimoni di un secolo, 48 protagonisti e centinaia di comprimari raccontano il secolo breve (Baldini+Castoldi, 684 pagine, 25 euro) è un volume ricco di aneddoti testimonianze ed esperienze vissute in prima persona che solo un giornalista di razza come Intini poteva confezionare in modo così appassionante. Su La Stampa il bravo giornalista Fabio Martini ha definito il volume “Una miniera per malati di storia e politica”.
Intini apre il libro con il suo “mito” Pietro Nenni, che Craxi chiamava “il vecchio”, e ci racconta gli ultimi anni del leader socialista, ormai anziano ma battagliero, ancora molto legato al “suo” giornale Avanti!, suo primo amore. Da lui, il giovane cronista Intini ebbe le prime lezioni: «Che fai?», gli chiese Nenni un giorno. «Scrivo l’articolo». «Lo hai fatto il titolo?». «No sto ancora scrivendo». «Male. Prima devi fare il titolo e poi scrivere l’articolo». Intini è stato uno degli ultimi giornalisti ad intervistare Nenni nel 1979, pochi mesi prima che morisse.
Altro pregevole racconto è quello di un altro grande partigiano e socialista: Sandro Pertini, sempre schietto nella sua eleganza da principe di Galles. Il Presidente della Repubblica più amato dagli italiani «amava scherzare» e Intini racconta un aneddoto molto divertente: quando lo andava a trovare al Quirinale, Pertini alzava il dito e lo ammoniva: «No basta, qui no! Mi hai seguito dappertutto. Io sono stato capolista in Liguria e tu anche. Direttore de Il Lavoro e tu anche. Direttore dell’Avanti! e tu anche. Adesso basta, qui non mi segui più».
Il terzo ritratto “socialista” è dedicato a Lombardi, figura carismatica di primo piano del Psi, oppositore di Nenni ma sempre leale. Intini, seppur nenniano di ferro, lo ricorda con molto affetto e gratitudine, ricordando i trascorsi all’Avanti! quanto Lombardi nel 1964 era il direttore e Intini un giovane giornalista praticante.
Poi Intini si sofferma su altre grandi figure del socialismo italiano come Giuliano Vassalli, personaggio chiave della resistenza, ministro della giustizia garantista e convinto della necessità di salvare Moro, o Corrado Bonfantini e Leo Valiani, personaggi mitici caduti nel dimenticatoio. Non solo figure del socialismo italiano. Nel libro ci sono tanti protagonisti del giornalismo da Montanelli a Tobagi e della politica , da Andreotti a Ciampi, da Cossiga a Pajetta ma anche leader internazionali, come Pelikan, Jaruzelski, Sacharov, Kim Il-sung, Brandt e Arafat, conosciuti in prima persona da Intini.
L’ultimo capitolo è dedicato a Craxi, cresciuto nel mito di Turati e Nenni. Intini racconta il primo incontro a Milano nel 1961: lui 20 anni, cronista in prova all’Avanti!, Craxi, 27 anni, assessore supplente all’economato. I comunisti stavano manifestando sotto Palazzo Marino dove si teneva una riunione della giunta comunale, per protestare contro la mancanza di case. Craxi disse ai vigili di aprire i cancelli, poi si voltò verso Intini: «Be’ non vieni? Hai paura?». Intini, da quel momento in poi lo seguì per alcuni decenni. Le pagine scorrono, avvolgono il lettore. Appassionano i viaggi di Intini, gli incontri a tu per tu con chi ha fatto la storia. Un libro da leggere, con calma, sotto l’ombrellone per rivivere il secolo breve con la narrazione di un suo grande protagonista.
N°56 del 26/07/2022
Penso quindi di essere malato di storia e politica come dice Fabio Martini. Bellissimo testo storico che mi accompagnerà in questa calda estate del 2022.