Coronavirus: “Puntiamo sulle terapie che stiamo sperimentando e con ottimi risultati”. Parla la Professoressa Maria Rita Gismondo

-di PIERLUIGI PIETRICOLA

 

Stiamo per entrare nella fase 2 detta di convivenza con il Sars CoV2. Aumenta il numero dei guariti di giorno in giorno. Vi sono delle cure? E di che tipo? Abbiamo parlato di questo, ed altro, con la Professoressa Maria Rita Gismondo.

Professoressa, sentiamo sempre più parlare del numero dei guariti che aumentano. Come avviene la guarigione? Se le persone che guariscono sono sempre di più, vuol dire che già ci sono delle terapie in corso efficaci?

Il 90% delle persone che si ammalano di Sars CoV2 hanno dei sintomi blandi e si curano in casa. Chi con periodi più brevi, chi con periodi più lunghi: tutti mostrano tosse secca, febbre e in qualche caso un coinvolgimento polmonare serio che prevede il ricovero. Non è stata ancora individuata, al momento, una terapia né preventiva né curativa. I protocolli che si eseguono rientrano tutti nella fase sperimentale, benché molte molecole mostrino di comportarsi bene. Gran parte delle persone infettate e che rimangono in casa ricorrono alla Tachipirina che, però, difficilmente fa abbassare la febbre. Ciò detto, un soggetto infettato, se alla fine dei sintomi avrà due tamponi negativi allora viene dichiarato guarito. Lo stesso vale per chi è dimesso dall’ospedale, che viene affidato ad una quarantena di 15 giorni – che forse potrebbe essere allungata a 21 alla luce delle ultime acquisizioni scientifiche.

Se si riescono ad individuare per tempo i sintomi del Sars CoV2, grazie anche alle cure (benché sperimentali) che ci sono in circolazione, si riesce ad arginare l’iper infiammazione a carico dei polmoni?

Un sintomo che ci fa pensare ad una infezione da questo coronavirus è la febbre che difficilmente si abbassa grazie al paracetamolo (la nostra Tachipirina). Al momento le persone che mostrano sintomi lievi non vengono trattate con nessuna delle molecole utilizzate in ospedale in caso di ricovero.

Parliamo della fase 2. A quanto si è capito si procederà tenendo conto delle particolarità dei singoli territori. È un bene o un male?

Da un punto di vista logico la scelta è giustificabile. Se in una regione il virus non circola o circola pochissimo, è giusto che vi sia più libertà di movimento. Tutto sta a capire se si potrà circolare fra regioni o se le regioni con più contagi – tipo Lombardia o Piemonte – dovranno rimanere ancora chiuse per un ulteriore periodo. Per esempio: i cittadini di Milano potranno recarsi nella loro seconda casa in Liguria? Bisognerà comprendere come questa seconda fase sarà declinata.

Uno studio israeliano sostiene che il periodo di vita del Sars CoV2 è di circa 70 giorni. Poi tende a morire naturalmente. Lei condivide ciò che afferma questo studio?

Non sono in grado di escluderlo. Per altro gli israeliani sono molto seri nelle loro ricerche scientifiche. Quindi mi sentirei di accettare questa tesi. Non posso trarne una conclusione mia personale, perché non ho una diretta esperienza per farne un mio pensiero scientifico. Però potrebbe certamente essere vero ciò che questo studio afferma, non ultimo perché è un comportamento che si osserva anche negli altri virus.

Il modello israeliano per combattere l’epidemia da Sars CoV2 (proteggere gli anziani e chi ha gravi patologie e lasciare che il virus circoli fra i più giovani) secondo lei è giusto?

Io lo sposo in pieno. L’ho sempre pensato. Ovviamente dobbiamo tenere conto anche delle differenze relazionali che ci sono Israele rispetto all’Italia. Noi, come la Spagna, siamo una nazione con rapporti inter familiari molto stretti. Dire ai nonni che dovranno stare separati dai nipoti per noi, come per la Spagna, è quasi un’eresia. I modelli valgono e sono efficaci anche in base ai backgrounds culturali dei paesi cui ci si riferisce. Un lockdown militarizzato come a Wuhan, dove veramente non si poteva uscire di casa, non lo ha fatto nessun paese dell’Occidente. Come faremmo ad annullare il nostro senso democratico di fondo? Detto ciò, questa è stata la prima pandemia dove si è scelto di isolare tutti piuttosto che solo i malati e le persone a rischio. Io non critico questa scelta, ma la reputo sui generis. L’infettivologia ci ha abituato all’isolamento dei malati e non dei sani. In più mi preoccupa molto ciò che è stato affermato, e cioè che dovremo pensare ad un periodo di stop and go, di chiusura e apertura alternate. Dal punto di vista psicologico ed economico sarebbe disastroso. La trovo un’ipotesi veramente dura da attuare e seguire.

Se davvero dovesse verificarsi ciò che dice lei, significherebbe non aver preso, da parte dello Stato, le giuste precauzioni in termini di medicina del territorio, centri specializzati per il Sars CoV2 e così via, per evitare che si ripetano simili situazioni come quella che stiamo vivendo.

Che si voglia accettare o meno il sistema lockdown, dobbiamo renderlo il più utile possibile. E non possiamo permetterci di vanificare i sacrifici fatti fino ad oggi. Io penso che aprire e chiudere non sia utile. Sarebbe, forse, utile fare un sacrificio più lungo adesso per arrivare al livello di R0 piuttosto che dire alle persone, nel caso la situazione dovesse precipitare di nuovo – auguriamoci di no! – di rientrare in una condizione di lockdown. Sarebbe una situazione ingestibile.

Con l’Estate però, cambiando i comportamenti sociali e grazie anche alle temperature più calde, il Sars CoV2, come gli altri virus, può scomparire.

Abbiamo una sola speranza: siccome siamo certi che il virus nell’acqua marina non sopravvive e muore, andiamo al mare e stiamo tutti in acqua. Attraverso l’acqua di mare non c’è la possibilità di infettare le altre persone.

L’idea di installare barriere in plexiglas fra gli ombrelloni le pare una proposta credibile e attuabile?

È una sciocchezza! Io farei provare, a chi ha proposto questa idiozia, di stare fra due pareti di plexiglas a temperature che si aggirano fra i 36 e i 37 gradi. Ma scherziamo? Non è fattibile. Si creerebbero delle serre. Le persone rischierebbero il collasso per il caldo.

Cosa si aspetta per il futuro?

Punto molto sul fatto che di qui a un anno si scoprano anche efficaci terapie preventive. Ai lanci di vaccini che arriveranno fra qualche mese io dico di mostrare calma e cautela. Non ultimo perché esistono dei virus, come l’HIV, che non sono stati debellati da un vaccino. Io credo che le misure di contenimento adottate possano abbassare il contagio al punto da costringere il virus a spegnersi pian piano. E insieme a questo punterei, molto più concretamente, sulle terapie che stiamo sperimentando con ottimi risultati. Non poniamo tutte le nostre speranze sul vaccino.

Dire che non si tornerà alla normalità finché non ci sarà un vaccino è un’affermazione giusta?

È pericoloso dirlo. Cosa vuol dire: che finché non ci sarà un vaccino noi non torneremo alla normalità? Questa è una responsabilità che uno scienziato serio non può prendersi. Pensi se lo avessimo detto durante l’epidemia di HIV. Non si possono fare affermazioni di questo tipo.

pierlu83

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