-di ENRICO MATTEO PONTI-
In questi giorni, leggendo i giornali, vedendo i tanti programmi televisivi che cercano di spiegare al popolo l’operato di quello strano mostro a sette teste normalmente chiamato “politica”, mi è tornata alla mente una vecchia storiella.
Un signore, guidando in autostrada, sente un avviso urgente lanciato dai giornali radio di tutte le stazioni: Prestare la massima attenzione. Sul tratto Orte-Attigliano della A3 una vettura sta marciando in contromano.
Al che un automobilista, parlando fra sè e sè, bofonchia: “Uno? Guarda quanti sono quelli che vanno contromano!”
L’automobilista che non si è accorto di essere lui ad andare contromano può essere tranquillamente equiparato a qualcuno degli esponenti dell’attuale governo.
Infatti, battute a parte, continuare a puntare su nemici fuori dai patrii confini, oltre ad essere un esercizio vecchio come il mondo , rischia solo di crearci ulteriori guai, come se quelli che già ci affliggono non bastassero.
Ne è prova lampante l’isolamento internazionale in cui il nostro Paese sta precipitandosi con le decisioni relative al Venezuela, all’ONU, ai rapporti con l’ala estrema dei gilet gialli e potremmo continuare a lungo.
Pretendere di decidere su qualsiasi questione evitando ogni confronto reale con il Parlamento, con i corpi intermedi, dal sindacato alla Confindustria, con la Conferenza Episcopale, già di per sé sarebbe bastevole a disegnare un quadro poco edificante ma se aggiungiamo l’evidente, esasperata, quotidiana litigiosità fra le due anime del governo, esercitata praticamente su tutto, si evidenzia l’ulteriore misura della criticità del momento.
Per non parlare del voler rompere schemi costituzionalmente definiti intervenendo a gamba tesa sull’indipendenza della Banca d’Italia, sulle procedure di approvazione delle leggi, sulle nomine, sulla tutela dei richiedenti asilo, respinti senza neanche esaminare le loro situazioni soggettive, sul ruolo della Magistratura , fino ad esprimere critiche sul vincitore del Festival di Sanremo…
Qualcuno, maliziosamente o forse no…, afferma ogni giorno di più che tutto questo bailamme serve solo a distrarre cittadini poco attenti dai ben più gravi problemi che affliggono il nostro Bel Paese.
Ora qualcuno dirà che non sono stato eletto e che se voglio criticare o interloquire devo farmi eleggere.
A questo qualcuno chiedo di andarsi a rileggere ( o soltanto leggere…) la Costituzione che, grazie agli dei del libero pensiero e ai Padri Costituenti, consente a tutti indistintamente di esprimere proposte, suggerimenti , critiche senza il vincolo dell’essere parlamentare. Altrimenti vivremmo in una dittatura.
La crisi economica é sotto gli occhi di tutti: il crollo della produzione industriale, la contrazione dell’export, la crescita del debito pubblico e dei tassi imposti dal mercato per chi accetta di accollarsi il “Rischio Italia” non possono essere esorcizzati a botte di battute più o meno sarcastiche o aggressive. Guardandoci intorno non possiamo neanche sottovalutare come la crisi economica, la storia lo insegna, provoca il contemporaneo e parallelo esplodere di altre crisi: morali, etiche, civili.
Il filosofo Weber affermava che ci sono momenti in cui ci si deve fermare a riflettere prima di proseguire in percorsi che stanno producendo divisioni nel tessuto e nello spirito di un paese.
Da questa riflessione hanno preso le mosse gli interventi dei Segretari Generali di CGIL, CISL e UIL al termine della partecipatissima manifestazione di sabato 9 febbraio alla quale, per la prima volta, erano presenti significative delegazioni di associazioni datoriali a dimostrazione che le preoccupazioni sul futuro dell’Italia sono, ormai, generalizzate, diffuse e trasversali.
Un invito, quello che saliva dalla piazza di abbandonare toni e atteggiamenti conflittuali per ricercare percorsi condivisi e confrontati.
Chi scrive, e non solo lui, è profondamente convinto che solo questa sia la strada per rilanciare davvero tutto il Paese con scelte non divisive ma finalizzate a ricreare quell’unità di intenti che più e più volte in passato ha consentito di superare crisi e momenti difficili illuminando il percorso del futuro.
Altrimenti il buio insito in ogni spaccatura potrebbe nascondere insidie e tranelli di cui è difficile prevedere tutte le drammatiche conseguenze.
Affermava un economista che per gestire una nazione bisogna spesso fare ricorso all’aritmetica: moltiplicare i consumi, dividere i sacrifici, sommare le esperienze, sottrarre i conflitti. Pensiamoci bene. Prendiamo tutti insieme il Paese sulle spalle e portiamolo verso una rinnovata unità.
Tutto il resto è rumore.
Ok, ma c’è molto da approfondire ad esempio come nasce e da chi la svalutazione del latte in sardegna ? chi specula sicuramente è noto come lo sono i gestori della raccolta dei pomodori.
Finché lo stato non interviene c’è poco da confrontarsi , continuerà” il prendi i soldi e scappa ” in un sistema economico malato da denaro sporco non solo sporco ma pure portato all’estero.
Non solo bisogna confrontarsi ma bisogna che singoli , istituzioni e corpi sociali, partiti e sindacati facciano quello che devono che è ben scritto nella costituzione ma anche nei singoli statuti.
Se lac.d. società civile non ce la fa a cambiare da sola le cose,, che denunci e non sia complice per omissione in nome di una non chiara tolleranza di chi fa impresa sulla pelle di altri senza rischiare nulla.
Speriamo che l’esortazione di Enrico abbia ascolto.