– di MAGDA LEKIASHVILI –
In un momento, quello attuale, in cui si è al centro di accesi dibattiti sull’immigrazione, rimane nell’ombra la questione delle minoranze e soprattutto della loro integrazione nelle società nelle quali risiedono. Argomenti dei quali si è discusso alla Pontificia Università San Tommaso D’Aquino in Roma presso la quale è stata organizzata la conferenza sulle Minoranze Nazionali e l’Inclusione in Europa, con la partecipazione dell’Alto Commissario sulle Minoranze Nazionali, Lamberto Zannier, che ha portato la propria esperienza personale per parlare di questi temi. Di seguito, sono state riportate anche le testimonianze dei rappresentanti delle varie minoranze in una tavola rotonda.
Lamberto Zannier, come accennato, è l’Alto Commissario non “per” le minoranze nazionali, ma “sulle” minoranze nazionali. Il cambiamento di questa parola, nella storia dell’Osce, è stato oggetto di lunghe discussioni. La spiegazione dell’utilizzo di questa diversa parola, “sulle”, si spiega con il fatto che il mandato non è di protezione delle minoranze nazionali, ma è un mandato di prevenzione dei conflitti che si effettua monitorando i rapporti delle minoranze con la società, argomento che diventa sempre più attuale. Le minoranze stanno prendendo una parte centrale nei giochi della politica stessa e della geopolitica. Spesso vengono utilizzate in una maniera sbagliata, strumentalizzate dai paesi di riferimento. Dopo gli anni novanta arrivò un’epoca di grandi cambiamenti: fine della guerra fredda, disgregazione dell’Unione Sovietica. Da un giorno all’altro una serie di frontiere amministrative vennero meno, con la conseguenza che alcune regioni non vollero più essere incluse nel paese in cui erano state aggregate. Anche per questo motivo l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa si ritrovò in una situazione piena di conflitti ancora oggi in corso. Lamberto Zannier si è a lungo soffermato su quelli in Ossezia del Sud, Abchazia, Crimea, Nagorno Karabakh, ex Iugoslavia, Kossovo.
I conflitti molto spesso sono collegati alla mancanza di volontà d’inclusione di queste minoranze, come accade, ad esempio, in Georgia, dove l’Alto Commissario è coinvolto nel processo di risoluzione del confitto nella regione secessionista dell’Abchazia. Il problema nasce proprio dal fatto che gli abchasi non vogliono in nessun modo riunificarsi con la Georgia, territorio al quale, secondo la giurisdizione internazionale, appartiene l’Abchazia, ma si dichiarano indipendenti con il solo riconoscimento da parte della Russia e di alcuni piccoli paesi. Il ruolo dell’Osce è trovare i collegamenti pratici che possano realizzare progetti concreti di riavvicinamento.
Uno dei problemi che hanno avuto tutti gli alti commissari che si sono succeduti in questo ruolo è che le minoranze sono molto difficili da definire.
“Ci sono dei paesi che si riservano loro la definizione di chi è una minoranza. Abbiamo nell’Osce una serie di paesi che dicono di non avere minoranze… Il primo alto commissario all’epoca disse: per la definizione delle minoranze la cosa migliore da fare è la self identification, quindi vedere come loro stessi si vedono in relazione alla popolazione di un paese e poi, dice, ‘per il resto io riconosco una minoranza quando la vedo’ e quindi anche cercare di interpretare e vedere quali sono nei rapporti all’interno della società. Direi poi che c’è un terzo elemento che è la forte evoluzione del concetto di minoranze stesso… Si stanno creando delle minoranze di fatto, delle minoranze nuove, che non sono più legate al territorio e quindi identificabili con dei tratti comuni, ma che sono tuttavia delle minoranze nella società che sono spesso sono soggette a discriminazione, e che possono creare anche problemi di sicurezza, per cui anche lì, il mio mandato di prevenzione ai conflitti, si applica perché quello che io vedo è che ci sono alcune comunità che fanno fatica ad integrarsi e che finiscono con il radicalizzarsi” – dice Lambero Zannier che aggiunge che il suo lavoro è guardare, esaminare le politiche mirate all’integrazione della diversità nelle società di tutti i paesi e, quindi, al di là del lavoro sulla specifica minoranza, cercare di vedere dove sta il problema d’integrazione che può creare instabilità e minacciare la sicurezza.
La sicurezza è minacciata anche in Ucraina, che sta attraversando una fase molto difficile della sua esistenza. L’occupazione della Crimea, la crisi di Donbas, obbliga il paese ad affrontare un periodo teso della sua evoluzione. Una fase che però genera una controspinta patriottica interna. Nell’affermazione di questo elemento di identità nazionale il governo ucraino sta provando una serie di misure legislative sull’educazione, sull’uso del linguaggio, sulla cittadinanza, creando però una serie di problemi con i propri vicini.
L’Alto Commissario ha raccontato di essere andato in Transcarpazia, nell’Ucraina occidentale, a vedere un po’ la situazione delle scuole ungheresi. Lì ha scoperto che ci sono delle scuole ungheresi, retaggio del periodo sovietico, dove gli studenti ungheresi studiano esclusivamente in lingua ungherese. A causa di questa percepita discriminazione degli studenti l’Ungheria ha bloccato le attività di cooperazione dell’Ucraina con la Nato e con l’Unione Europea. Un problema molto grande per un paese come l’Ucraina che ha bisogno di un forte sostegno. Quello che complica le cose è che l’anno prossimo in Ucraina si svolgeranno le elezioni. Quindi c’è questo forte spirito di patriottismo per dimostrare che il paese può affrontare tutti questi cambiamenti. La soluzione sta nel punto di equilibrio fra le due cose. Cioè, l’Ucraina ha ogni diritto di pretendere che tutte le persone che vivono lì parlino in Ucraino. D’altra parte questo va preparato con consultazioni con le comunità e con una transizione che non sia tanto brusca. Va preparato il terreno per i cambiamenti. Il ministro per l’educazione dell’Ucraina sta cercando di ottenere dal parlamento un’estensione del periodo per l’applicazione di alcuni leggi, quindi i cambiamenti avverranno gradualmente.
Questo per mostrare quanto il settore dell’educazione sia critico e centrale nell’inclusione delle diversità delle nostre società. Perciò l’educazione rimane il settore di primaria importanza per l’Osce. Così come anche le politiche della memoria e l’insegnamento della storia, questione, che sta diventando estremamente scottante, anche per la prevalenza dei nazionalismi e delle politiche estere. La storia ha diverse sfumature e noi la guardiamo con una multi-prospettiva. Proprio perché esistono i vincitori e quelli che perdono la battaglia le storie saranno sempre diverse a seconda di chi le scrive. La lettura dei fatti può variare radicalmente e può influire sui conflitti. Quindi bisogna leggere con molta attenzione la storia, affrontare i temi delle minoranze con cautela e rassicurarsi anche che ci siano politiche che portino ad una facile integrazione.
Le linee guide che pubblica costantemente l’Osce riportano consigli e indicazioni per i governi per coinvolgere i rappresentanti delle minoranze nella vita politica e sociale del paese. Annullando così da parte loro la percezione che la giustizia del paese è da parte della maggioranza. Lo stesso si applica alla polizia. L’importante è che anche la polizia sia diversa così com’è diversa la società. Questo migliorerà la percezione della politica da parte del pubblico.