Si avvia Go Beyond 2.0. Una nuova opportunità per i giovani

– di MAGDA LEKIASHVILI –

Dopo la prima “stagione” di successo ritorna Go Beyond, ciclo seminariale di alta formazione. Un iniziativa di quattro realtà – Unione Italiana del Lavoro, Forum Nazionale dei Giovani, Fondazione Pietro Nenni e Feps (Foundation for European Progressive Studies). L’obbiettivo che accomuna gli ideatori del progetto è quello di raggiungere una “visione inclusiva diretta al cambiamento ed al progresso sociale, legate tra loro dal comune obiettivo di rafforzare la conoscenza e favorire l’elaborazione nel campo politico, sociale, sindacale e civile”. Centro di attenzione sono i giovani che già svolgono o intendono svolgere funzioni politico-istituzionali, essere attivi nella vita politica, sociale, economica e sindacale del paese e che sentono la responsabilità civile e possono intraprendere la strada di una cittadinanza attiva. Durante il percorso i giovani si confronteranno con molti elementi di alta rappresentanza della società politica e sociale, con politici, professori universitari, giornalisti, sui temi della democrazia, partecipazione e cultura politica.

La chiave della seconda edizione di Go Beyond sarà la vicinanza al territorio. Quello che fa anche il sindacato: uscire dai posti di lavoro e confrontarsi sul terreno della società civile. Perciò gli 8 incontri saranno svolti in tre città italiane, Roma, Napoli e Bologna, per confrontarsi e apprendere le diverse realtà.  Questo è lo spirito con il quale gli organizzatori si approcciano al percorso Go Beyond, lo spirito che il sindacato pratica, ma con più tempo e più determinazione. Il segretario organizzativo UIL, Pierpaolo Bombardieri, spiega che la crescita, la possibilità di confrontarsi, trovare i luoghi di discussione sul territorio, sui grandi temi politico/sociali che in questo momento noi affrontiamo, è uno dei grandi obiettivi.

“C’è un filo, una riflessione. Quale è l’idea di paese sulla quale noi vogliamo confrontarci? Alla fine, noi, tutti i giorni, siamo portati dal quotidiano a confrontarci su scelte politiche, sociali, economiche e spesso siamo distratti… quali sono i valori  con i  quali stare insieme e quali sono le scelte sociali, economiche, politiche di fondo sulle quali un paese in qualche modo dovrebbe riflettere. Allora, vorremo farlo soprattutto con chi questo paese lo vivrà nei prossimi anni. Troppo facile fare le scelte rispetto a quello che avverrà domani e dopodomani, che è un po’ quello a cui la politica ci sta abituando. Tanti grandi politici, intellettuali, hanno scritto sulla necessità di ragionare oltre, nel tempo, piuttosto che sulle scelte immediate. Sono i temi che noi mettiamo nell’ambito della discussione ad un confronto con i giovani, soprattutto perché abbiamo la necessità di ascoltare, di imparare quello che loro sostengono” – dice Bombardieri.

Ha parlato di un feeling speciale con i giovani, il segretario generale della UIL, Carmelo Barbagallo. La questione non è parlare per i giovani, ma parlare con i giovani, aiutandoli nel loro percorso lavorativo. Barbagallo è convinto che nel DNA dei giovani italiani ci siano elementi che possono affrontare le nuove sfide di oggi, tra cui l’avanzamento dell’intelligenza artificiale e la creazione di nuovi posti di lavoro. L’Italia non deve permettere che i giovani scappino all’estero. Proprio per questo si punta sulla formazione, preparandoli per nuove opportunità. Lo stato, invece di spendere soldi per l’assistenza, dovrebbe investire per la creazione di nuovi posti di lavoro, dove i ragazzi si possono trovare se stessi. Anche perché, come dice Barbagallo, oggi si sente molto la mancanza di vocazione imprenditoriale. E porta un esempio vivo. A Treviso tra le 33 mila aziende molte sono a rischio chiusura, perché i figli degli imprenditori non desiderano intraprendere una strada lavorativa con i genitori.

La scelta proposta dagli organizzatori è quella di dialogare, di riparlare. Perché senza il coinvolgimento dei giovani tutte le realtà e le istituzioni politiche entrano nella modalità di monologhista, che non rafforza la democrazia, non rafforza la partecipazione, non porta a soluzioni, non trasforma il dialogo da proteste in proposte. “Perché le proposte non possono essere mai una sommatoria, devono essere una sorta di accordo, di compromesso, che cerca di mettere assieme interessi diversi” – dice il presidente della Fondazione Pietro Nenni, Giorgio Benvenuto.  “Solo una politica di sviluppo, una politica che punti sulle infrastrutture, che utilizzi la tecnologia e l’innovazione, può vincere. Può permettere di recuperare le persone ad una proposta di trasformazione e di modifica. Il corso può dare una piccola mano in questa direzione”.

Il coinvolgimento giovanile è un punto fondamentale non sono in Italia, ma anche in altri paesi Europei e soprattutto per le forze politiche democratiche che operano in essi. Ernst Stetter, segretario generale della Feps, spiega che oggi la gente non pensa più a dover fare una scelta fra destra e sinistra. Ragiona piuttosto in termini di sistemi democratici e antidemocratici. Il problema dei partiti di sinistra è che quasi sempre si ritrovano schiacciati tra conservatori da una parte e movimenti populisti dall’altra. I partiti di sinistra e centro sinistra non vengono più percepiti come alternativa, per cui si svegliano e riprendono in mano la situazione le forze antidemocratiche. Stetter, essendo tedesco, riporta l’esempio delle Germania, dove un paio di mesi fa si è svolta una manifestazione di gruppi neo nazisti per dare la caccia allo straniero.

“Qualcosa effettivamente è accaduto nella società. La cosa che mi ha scioccato è vedere la gente manifestare al grido di “Hi Hitler!”. Non accadeva da tantissimo tempo. La polizia non era in grado di fermare questa ondata. È interessante capire perché questo sia effettivamente avvenuto. “Mi sono reso conto che i cittadini si sentivano praticamente esclusi, non più rappresentati da quelle che sono le istituzioni democratiche. Perciò hanno costruito queste barriere e muri psicologici nei confronti dei sistemi democratici. Questa è la situazione in Germania, ma credo sia tipica anche per l’Italia e per altri paesi europei. Ed è per questo che io dico che la narrativa politica, racconto di tutto quello che è anche dibattito sociale, deve sicuramente andare avanti e trovare un modo più avanzato per ricostruire una vera e propria forza e fiducia all’interno di un paese”. Si deve creare veramente un nuovo futuro per l’Europa più forte, basata sulle norme sociali. Ma con una regola fondamentale: si può fare solo se le forze progressiste dimostrano di essere strong together, forti insieme e non divisi.

magdalekiashvili

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