-di GIANMARIO MOCERA-
All’alba del 10 agosto del 1944 in piazzale Loreto a Milano i nazisti fucilavano quindici patrioti prelevati dal carcere di San Vittore come rappresaglia per l’attentato a un camion tedesco.
Fra loro c’erano Domenico Fioravanti, tenente dell’ esercito, tecnico della SAPSA e militante del Partito Socialista; Giulio Casiraghi, tecnico comunista dell’ Ercole Marelli; Umberto Fogagnolo, ingegnere della Ercole Marelli e responsabile militare del Partito d’Azione di Sesto San Giovanni; Libero Temolo ed Ergardo Soncini, operai comunisti della Pirelli; Renzo Del Riccio, già partigiano nell’Alto Lario e fuggito dai treni piombati diretti ai lager nazisti.
Solo alcuni nomi dei tanti uomini e donne barbaramente trucidati dalla repressione nazista durante la guerra di liberazione che Milano da sempre celebra il 10 agosto con una manifestazione davanti al monumento che ne ricorda l’eccidio.
Quindici Martiri, stroncati dal piombo nazista, quindici martiri che rivivono nei nostri pensieri. Solo un poco di raccoglimento e di silenzio compagni e amici, un piccolo spazio tra le nostre cose.
Il caos attorno è assordante, la gente appare indifferente, eppure davanti a quei monumenti si passa tutte le mattine, c’è addirittura la fermata del bus eppure non ai fa caso al fatto che lì, in quella piazza o in quella strada c’è una lapide in cui si commemora qualcuno con una semplice scritta: “Ucciso per la libertà “
Come le stelle della notte di San Lorenzo, cadono se le vediamo, se ne cogliamo la scia, anche le lapidi hanno la stessa prerogativa, sono li, ma esistono solo se decidiamo di vederle.