Grillo, Colomban, Casaleggio: i “galli” hanno espugnato Roma

-di VALENTINA BOMBARDIERI-

Una leggenda narra che nel 390 a.C. i Galli assediavano Roma, cercando un modo per penetrare nel Campidoglio, dove sorgeva il tempio di Giunone presso il quale vivevano le oche sacre. I Romani avevano fame ma desistettero dall’intento di mangiarle: la devozione religiosa fu più forte del bisogno e scongiurò il sacrilego gesto. Durante la notte un soldato, Marco Manlio, sentì le oche starnazzare e corse alle mura della rocca. Si scontrò con un Gallo mentre i rumorosi palmipedi continuarono a starnazzare svegliando tutto l’esercito che corse a dare man forte al soldato. I Galli furono quindi sconfitti grazie all’allarme dato dalle oche.

Nel 2017 a un anno dall’insediamento del nuovo sindaco di Roma la storia si ripete. Mancano le oche, almeno quelle riconducibili direttamente al mondo animale. Grillo, Casaleggio e Colomban sembrano i nuovi Galli: hanno cominciato l’assedio prima delle elezioni e hanno espugnato la città. Con Roma non hanno nulla a che spartire. Senza che nessuno si adombri, ma utilizzando un termine nel suo significato storico, potremmo definirli “barbari”, cioè esponenti di popoli non romani, considerati subordinati, minacce potenziali per la civiltà vincente dell’epoca che univa l’Europa conquistandola. Arriveranno a Roma oggi, o forse domani, Beppe Grillo e Davide Casaleggio, sempre più presenti, anche fisicamente, dentro l’amministrazione di Virginia “Sull’attenti” Raggi, la sindaca che firmò la famosa clausola che la obbliga a obbedire allo “staff” del Blog, lei che già nel suo discorso d’insediamento in Campidoglio aveva detto “ce la faremo con Beppe e Casaleggio”.

Era settembre 2016 quando in 24 ore si sommarono ben cinque dimissioni. A dicembre 2016 fu arrestato Raffaele Marra e partì un processo a Virginia Raggi che a febbraio è stata indagata per la vicenda delle nomine. Luglio non ha registrato nessun successo. Anzi. La crisi idrica e la bufera su Atac, suggellata dall’addio del direttore generale Rota. I cassonetti sempre ricolmi di immondizia, i prati che sembrano campi di grano per via delle erbacce un tempo verdi e ora bionde perché pericolosamente secche. Per non parlare della fronda interna ufficializzata dalle dichiarazioni (poi ritualmente smentite) dell’assessore Andrea Mazzillo, in rotta di collisione con Colomban, uomo di Casaleggio, che a settembre lascerà l’incarico. Scelte calate sempre dall’alto da realtà lontanissime da Roma.

Sembra dunque che i Romani si debbano rassegnare all’invasione dei barbari, per loro si prepara un destino diverso da quelli che gli “antenati” riservavano, invece, ai barbari: colonizzati e trattati da sudditi da un comico da tempo in declino e in deficit di creatività, da uno sconosciuto imprenditore le cui uniche qualità sono riferibili al rapporto di amicizia con i Casaleggio e da un giovane Casaleggio di cui il mondo non è ancora riuscito ad apprezzare la straordinaria, ancorché misteriosa, capacità politica e amministrativa. Il tutto con la sponda di Virginia Raggi che svolgendo una funzione decisamente ancillare rispetto ai Galli invasori, dimostra (attraverso l’abbandono totale in cui versa la città) di non avere le capacità per guidare una capitale europea, disonorando in questa maniera una poltrona che, comunque, nei decenni in pochissimi hanno realmente onorato.

Valentina Bombardieri

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