Casa Bianca: Scaramucci(e) tra Generali e Famigli

 

-di POLITICO-

Venerdì 30 luglio è stato fatto fuori Reince Priebus, capo dello staff presidenziale, inabile a dare un minimo di ordine al caos che da gennaio regna sovrano nel West Wing della Casa Bianca, l’ala che ospita gli uffici esecutivi del presidente Studio Ovale incluso. Al suo posto è stato nominato John F. Kelly, segretario alla sicurezza interna e generale di marina a quattro stelle in pensione.

Neanche il tempo di sedersi alla scrivania e Kelly ha fatto fuori il responsabile della comunicazione a dieci giorni dall’incarico, il reprobo Anthony Scaramucci, l’ex operatore di borsa elegantone e sboccato, sorta di riedizione in minimis di Jordan Belfort, il lupo di Wall Street reso celebre da Martin Scorsese nel film omonimo del 2013. Altrettanto spregiudicato, probabilmente altrettanto strafatto di coca and more, almeno a giudicare dalla registrazione dell’incredibile e idiota linguaggio da bullo sfoggiato al telefono con il corrispondente da Washington del New Yorker. Scaramucci aveva appena preso il posto di Sean Spicer, da settimane candidato a mollare la presa.

La fedele cronaca degli avvenimenti rammenta solo gli ultimi deliri e alzate di genio nelle quali affonda il ponte di comando della politica statunitense. L’elenco del via vai, fra trombati, assunti, giubilati, dimissionati e dimissionanti è davvero impressionante: in sei mesi sono stati fatti fuori il Consigliere per la sicurezza nazionale, il direttore Fbi, il procuratore generale in funzione, mentre hanno tolto il disturbo il segretario alla stampa della Casa Bianca, il direttore alla comunicazione, il vice capo di staff, il vice consigliere alla sicurezza nazionale, il portavoce del team affari legali.

Trump appare un impotente tonitruante Giove assiso in Olimpo: lungocrinito, tra boati e dardi, è un re-boante incapacitato a controllare una macchina evidentemente superiore alle sue capacità di tycoon dello spettacolo. Intorno dei e dive per un giorno, interpretano il volgare vaudeville che assatanati di soldi e potere mandano da sei mesi in onda in quella che fu la casa di giganti come Roosevelt, Johnson, Reagan.

Trump cinguetta fesserie e coriandoli di complimenti su chi va e chi viene. Si incipria di ridicola retorica definendo “a good man” Priebus mentre lo scaraventa per le scale aggiungendo di esserne orgoglioso, o dà il benvenuto a Kelly chiamandolo “a true star” (ma è un generale a ben quattro stelle, presidente!).

Kelly sarà anche, nelle parole di Trump, “rispettato da tutti, un grande, grande, Americano”, ma non ha nessuna esperienza del lavoro al quale è stato chiamato. In teoria dovrebbe tenere a bada il parentado che Trump si è tirato dietro, gente dai denti affilati e dalle unghie cattive come sanno i russi e la commissione d’inchiesta su Russiagate. Dovrebbe anche sapersi guardare da tal reazionario Stephen K. Bannon sempre in bilico tra il licenziamento in tronco e l’assunzione al vertice dell’apparato dei consiglieri strategici del presidente. Immaginare che, come è stato annunciato, quella gente, che ha accesso diretto e intimo al vanesio e incostante presidente, risponda a lui, uomo delle istituzioni e militare ligio al dovere, genera ilarità.

Pronti al prossimo atto della tragicommedia. Si prega non mancare: cosa davvero unica in America, non si paga neppure il biglietto.

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