-di VALENTINA BOMBARDIERI-
Dal 27 giugno, dopo aver ricordato gli 81 morti della strage di Ustica del 1980, è iniziata la commemorazione delle stragi. Oggi, 2 agosto, Bologna ricorda gli 85 morti causati lo stesso anno dalla bomba alla stazione ferroviaria. Il 4 agosto invece sarà il momento di onorare la memoria delle 12 vittime del treno Italicus, avvenuta nel 1974.
Insieme alla Strage di piazza Fontana del 1969, alla Strage di piazza della Loggia del 28 maggio 1974 e alla Strage di Bologna del 1980, la strage dell’Italicus è considerata come uno dei più gravi attentati verificatosi negli anni di piombo. La bomba era disposta su un treno che trasportava quasi mille persone. Il treno doveva saltare dentro una galleria dell’Appennino, in maniera tale da ingigantire gli effetti dell’esplosione. Invece il treno era in ritardo, così come spesso accade oggi. Quando avvenne l’esplosione, all’1.23, andò in fiamme solo la quinta carrozza. Il treno riuscì a raggiungere la stazione di San Benedetto Val di Sambro con una sola carrozza distrutta trascinata per cinquanta metri. Cinquanta metri d’inferno. Dodici persone rimasero carbonizzate, decine ferite, altre si aggrapparono alla vita lanciandosi dai finestrini e poi trascinandosi sulle rotaie.
Sei anni dopo, sempre una stazione. La stazione centrale di Bologna. In quel tragico sabato 2 agosto, in cui persero la vita 85 persone e altre 200 riportarono gravi ferite, fisiche e psicologiche. Perché gli attentati di quegli anni erano attacchi contro la gente comune, che partiva per le vacanze. Una strage per seminare morte e ancor di più allarme sociale, per destabilizzare. Un copione che è tornato di attualità con gli attacchi dei terroristi islamici che solo apparentemente sembrano il prodotto di sconsiderati “lupi solitari” rispondendo, invece, anch’esse a un disegno politico-militare globale di amplissimo ed altissimo livello: portare la guerra oltre i campi di battaglia per ridefinire gli equilibri internazionali.
I neofascisti non nascosero di essere gli esecutori delle stragi. Nel 1974 un volantino di Ordine Nero proclamava: «Giancarlo Esposti è stato vendicato. Abbiamo voluto dimostrare alla nazione che siamo in grado di mettere le bombe dove vogliamo, in qualsiasi ora, in qualsiasi luogo, dove e come ci pare. Vi diamo appuntamento per l’autunno; seppelliremo la democrazia sotto una montagna di morti».
Stragi, però, rimaste nel buio, al di là delle piste investigative e delle rivendicazioni. È l’Italia dei misteri e dei “servizi deviati”, delle “manine” e delle “manone” che nascoste dietro uno spesso sipario hanno provato surrettiziamente a “fare politica” condizionando nella realtà l’evoluzione del Paese (a cominciare dalla prima metà degli anni Sessanta quando le bombe non esplodevano ancora ma le trame erano già attive). La figlia di Aldo Moro ha rivelato che il padre doveva essere su quel treno nel 1974. Venne fatto scendere per firmare delle carte. L’obiettivo della strage era lui? Per le 12 vittime dell’Italicus non vi è stata giustizia poiché il 16 dicembre 1987 il giudice Corrado Carnevale della Corte di Cassazione (noto come l'”ammazza-sentenze”) rese nulle le condanne a Tuti e Franci emesse la Corte d’Assise d’Appello di Bologna. Nel 1992 la Corte di Cassazione mise definitivamente la parola fine ai procedimenti a carico dei due neofascisti. Risultato: per la giustizia italiana i colpevoli della strage dell’Italicus non hanno ancora un nome. Dodici vittime per “mano ignota”: paradosso di un Paese in cui quasi mai si individuano gli autori dei lutti.
I mandanti della strage di Bologna non sono rimasti ignoti fino al 1995: il 23 novembre, la Corte di Cassazione condannò all’ergastolo, quali esecutori dell’attentato, i neofascisti dei NAR Giuseppe Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, che si sono sempre dichiarati innocenti. L’ex capo della P2 Licio Gelli, l’ex agente del SISMI Francesco Pazienza e gli ufficiali del servizio segreto militare Pietro Musumeci e Giuseppe Belmonte furono condannati per i depistaggi delle indagini. Il 9 giugno 2000 la Corte d’Assise di Bologna ha emesso nuove condanne per lo stesso reato. Nel 2007 è arrivata anche la condanna definitiva in Cassazione di Luigi Ciavardini, minorenne all’epoca dei fatti.
Tutte le stragi compiute in Italia dopo la fine degli anni ’60, in cui sono stati coinvolti esponenti dell’estrema sinistra italiana, sono finite nell’oblio più totale: a parte alcuni magistrati coraggiosi che si sono impegnati sino alla fine, in quelle vicende è sembrata prevalere la fretta dell’oblio. Ci siamo dimenticati delle persone barbaramente uccise in quei dolorosi anni. È necessario far comprendere bene alle giovani generazioni cosa è stato il nostro recente passato. Perché quelle vite spezzate interrogano il nostro passato ma forse ancora di più il nostro futuro. Almeno per chi sente il bisogno di trovare delle risposte.