Banche e banchieri, pentiti ma con… moderazione

-di SANDRO ROAZZI-

“Esprimiamo la nostra indignazione per diversi elementi emersi sulle banche andate in crisi… debbono essere tempestivamente accertati e perseguiti tutti i responsabili delle crisi bancarie, senza clima da caccia alle streghe”. Questa le presa di distanze del Presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, nel corso della relazione svolta durante l’assemblea annuale. Poco, molto? Intanto c’è stata e rimbomba in un mondo in giacca e cravatta (malgrado i 38 gradi… romani) che viene accreditato da parte dell’opinione pubblica di comportamenti da potenti intoccabili. Poi va anche detto che la considerazione nella sala scivola via… come la conta delle banconote fatte da un cassiere allo sportello.

Del resto Patuelli, ben radicato nella sua cultura laica, non perde occasione di ricordare il valore dell’etica fino a citare un passo di Papa Francesco assai scomodo per chi nelle faccende economiche non ha la coscienza a posto: “l’economia senza volto e spietata” lodato contemporaneamente l’impegno degli onesti. Non ci resta che il Papa si direbbe, anche se in termini di citazioni è in buona compagnia, da Einaudi a Bacchelli in veste di commentatore di Mattioli.

Dalle sue parole, da quelle del Governatore Ignazio Visco e dalle considerazioni di un Pier Carlo Padoan che ha difeso a spada tratta l’operato del Governo, sembrerebbe che la svolta c’èstata. La crisi sistemica si è evitata, senza infrangere le regole. Le difficoltà esistono ancora, dai tanti debiti incagliati alla bassa redditività delle banche, ma in un contesto che sta migliorando. Certo che a sentire i massimi esponenti del mondo bancario sembrerebbe che l’idillio fra istituti di credito, famiglie e imprese non si sia mai interrotto del tutto, anzi potrebbe rifiorire nuovamente dopo la lunga recessione. Ma la realtà appare ancora assai più complessa. Nel frattempo molte imprese hanno chiuso, molti lavoratori sono diventati disoccupati. L’assemblea dell’Abi può essere quest’anno definita come un… sospiro di sollievo, constatando di averla scampata grossa.

Resta il fatto che lo scenario futuro è ancora denso di incognite: come cambierà il settore con la rivoluzione digitale, come riuscirà a contenere le perdite occupazionali con auspicate (da Patuelli) nuove figure professionali, come si risolleverà da anni di redditività minima e di nebbiosa gestione dei prodotti finanziari, come saprà interagire con una finanza internazionale e con una Europa che dettano le regole reggendo il coltello dalla parte del manico.

In questo senso si prende atto dei problemi, Visco e Patuelli mettono anche le mani avanti, Padoan invoca un’Europa più coesa e politica, ma il tracciato assomiglia ancora ad un procedere a vista.
Del resto lo scossone e’ stato fortissimo. Non hanno tremato le mura dell’edificio bancario, ma forse una parte almeno delle fondamenta. Riprendersi con una crescita economica che c’è ma è lenta e piena di contraddizioni e con una politica monetaria che sta spendendo gli ultimi… spiccioli della generosità fornita a piene mani dalla Bce di Draghi non è impresa da poco. Certo una ripresa economica con il mondo bancario realmente disponibile ad incoraggiare il rischio imprenditoriale avrebbe una buona carta in più da giocare. Finora, con i crediti incagliati a fare d’intralcio ma anche come alibi, questa apertura non si è vista granché, ma la vera sfida arriva ora. Padoan assicura che il Governo farà la sua parte anche in termini di investimenti pubblici. Per ora, però, siamo sempre agli auspici. Intanto bisogna contentarsi del fatto che dall’Abi parte una operazione “rassicurazione”. Vedremo quanto durerà, il tempo non perdona… lui sì che è galantuomo.

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