“Costruire una grande coalizione civica di sinistra capace di portare in Parlamento quella metà del Paese che non vuole andare a votare, radicalmente alternativa al Pd”. Il dibattito pre-elettorale, la cui lunghezza è legata a numerose variabili (la legge elettorale, la tenuta dell’alleanza di governo, le questioni economiche, la prossima manovra), si è arricchita ieri di un’altra voce: l’assemblea che si è svolta al teatro Brancaccio promossa da Anna Falcone e Tomaso Montanari. Obiettivo: la creazione di una alleanza popolare per la democrazia e l’eguaglianza. In sostanza, il titolo di un programma tutto da definire e sul quale poi misurare l’ampiezza del consenso. Tomaso Montanari ha spiegato che “l’obiettivo finale è una sola lista a sinistra e da domani può partire il passaggio costituente: non c’è un nome, non c’è un programma, non c’è leadership. Vorremmo portare in Parlamento un’alleanza fra cittadini, associazioni, partiti”. Montanari fissa una scadenza: “In autunno ci sarà una grande assemblea nazionale, per definire un nome, un simbolo, i criteri per le candidature”
Per Montanari la “stagione del centrosinistra è finita”, ma “non c’è alcun bando, proscrizione, esclusione. Nessuno è bandito perché ha votato SI al referendum, ma nel momento in cui Pd e FI annunciano che nella prossima legislatura vogliono manomettere la Costituzione deve essere chiaro che chi sta qua la Costituzione la vuole attuare non rottamare. È il futuro che ci sta a cuore, non la resa dei conti con il passato”. Bisogna dire che il progetto è accompagnato da alcune zone d’ombra. Tanto per cominciare i rapporti all’interno dell’area che dovrebbe condividerlo. Ieri Miguel Gotor, di Mdp, il gruppo di fuoriusciti dal Pd, è stato accolto da una vivace contestazione. Giuliano Pisapia che a sua volta si muove sulla strada della riedizione del centro-sinistra e, pertanto non ritiene quella stagione finita, ha preferito disertare l’invito degli organizzatori perché a suo parere mancavvano le condizioni per partecipare. Montanari ha affermato che “non ci è sembrato un buon inizio ma ha almeno il pregio della realtà. Comunque ci aspettiamo il 1 luglio una risposta chiara. Voglio sapere cosa pensa Giuliano Pisapia del Jobs act, della scuola…”
Ricomporre un’area quasi tradizionalmente litigiosa non sarà semplice. Lo sa bene Anna Falcone che ha invitato “partiti e singoli” a mettersi “alle spalle il proprio protagonismo. Occorre fare un passo indietro per farne uno avanti insieme”. Per la Falcone è il momento per prefigurare “soluzioni praticabili”, dal lavoro alla scuola, dalla sanità all’ambiente. Falcone invita a non “cedere alla rabbia, alla pancia, all’ illusione di un click, alla mitologia del capo. Dobbiamo renderci partecipi di un’informazione libera plurale, di una formazione di alto profilo per tutti e c’è bisogno di tempo, una risorsa che ci hanno rubato”
Per Falcone “l’unità si costruisce sui programmi, serve una discontinuità netta e radicale rispetto a una politica che ha pensato solo a leadership e alleanze. Le alleanze si costruiscono se si condivide l’obiettivo, se gli orizzonti non sono comuni è solo una truffa”. “Oggi rischiamo di vincere: accettate – dice rivolta alla platea – questa sfida? Il voto è utile se ti rappresenta e noi vogliamo costruire uno spazio utile che ci rappresenti tutti quanti, colonizzato da temi e non da personalismi e lamentale”.
Dopo aver annunciato che in 40 mila lhanno seguito l’assemblea in streaming, la Falcone ha sottolineato che “i cittadini italiani non hanno più tempo e da adesso in poi il testimone passa a voi. Dobbiamo individuare i punti che ci uniscono per costruire un programma partecipato e presentarci alle prossime elezioni come realtà unitaria. Da domani partirà una carovana di incontri, ci vediamo nei territori”.