In viaggio verso Roma le ruspe del capocomico Grillo

 

Il capocomico ha cambiato copione. E riscoprendosi un’anima leghista, ha mobilitato le ruspe (le stesse di Salvini) contro i rom. Beppe Grillo conosce Roma più o meno come un abitante di Stoccolma conosce Dakar. E così parla solo per verificare che dalla bocca gli esca fiato. Comunica ai cittadini romani che ora “la musica cambia”. Quale musica? Quella che doveva cambiare un anno fa con la travolgente vittoria dell’algida Virginia Raggi? Quella ribadita tutte le volte che riemergeva mediaticamente l’inutilità di una giunta di cui nessuno a Roma avverte né la presenza né, ancora peggio, la mancanza tanto ormai la comunità è abituata a far da sola, cioè a combattere quotidianamente con un senso di abbandono che si trascina da tempo (oggettivamente, da prima dei nuovi governanti)? Niente più accattoni nella metropolitana? Ad avercela una metropolitana funzionante, visto che venerdì si svolgerà a Roma il solito sciopero del week end che paralizzerà (o semiparalizzerà) la città nel totale disinteresse di Virginia che nel frattempo scrive. E poi, cosa scrive? I campi rom? Certo sono una vergogna, un insulto alla civiltà. Ma la città è piena di “campeggiamenti” abusivi, piccoli, quasi invisibili, nascosti in anfratti che poi vengono abbandonati con una eredità di sporcizia che alla sindaca, però, sfugge (forse perché non può essere tema di lettere al prefetto ma solo a sé stessa). Smettetela di fare campagna elettorale sulla pelle dei romani. E, soprattutto, la smetta Grillo di parlare di una città che frequenta poco e conosce ancor meno.

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