Mai nella storia tanti occupati nella zona euro e nell’Europa a 28. Lo comunica, con toni tanto soddisfatti da apparire trionfalistici (perché, poi, bisognerebbe andare a vedere anche la qualità degli impieghi) Eurostat, l’istituto di statistiche europeo. L’Europa a 28 registra 234,2 milioni di persone al lavoro; la zona euro 154,8 milioni. Tutti i numeri esibiti sono preceduti dal segno più. Nel primo trimestre dell’anno in corso l’occupazione è aumentata in rapporto all’ultimo del 2016 dello 0,4 per cento tanto nella zona euro che nell’Europa a 28. I riferimenti sull’anno sono ancora più splendenti: più 1,5 nella zona euro e più 1,4 nell’Europa a 28.
Se poi passiamo all’analisi della situazione italiana, diventa evidente che il nostro Paese non rientra nel gruppo dei più virtuosi che alzano la media, composto da Estonia (sull’anno 2,2, sul trimestre precedente 2,8), Malta (6 e 1,7), Svezia (2,4 e 1,2), Irlanda (3,5 e 1,1), Portogallo (3,3 e 1). L’Italia la media oggettivamente l’abbassa con il suo 1 per cento sull’anno e lo 0,3 sul trimestre. Anche se poi c’è chi fa peggio come la Romania (-0,4 e -1,2), la Croazia (0 e -0,6), la Lettonia (-2,9 e -1,9) e la Lituania (-0,4 e -0,5). Ma i margini per consolarci sono davvero esigui.