Ieri il fratello di Luigi Di Maio ha concesso una interessante intervista al “Corriere della Sera”. Dice, infatti, a proposito del rapporto con l’Europa: “Noi non abbiamo fondato la nostra storia sull’antieuropeismo, ma sul reddito di cittadinanza”. Chissà cosa ne pensa di questa perentoria affermazione Luigi, candidato premier del Movimento 5 stelle, uomo estremamente prossimo a quel Beppe Grillo che in Europa ha stretto alleanza con Nigel Farage (Ukip) e Jimmie Akesson (leader dei cosiddetti “democratici svedesi”) che la loro storia l’hanno fondata, e pure molto profondamente sull’antieuropeismo. Ma ci sono altre affermazioni del fratello di Luigi Di Maio sorprendenti visto che Luigi è uomo delle istituzioni essendo vice-presidente della Camera e ha frequentato, dopo ingegneria, Giurisprudenza. Dice a proposito della legge elettorale, che il Movimento 5 stelle aveva “accettato di dialogare con Fi e Pd per senso di responsabilità”. Al fratello una affermazione del genere non avrà fatto piacere perché quando in ballo ci sono temi istituzionali (come la legge elettorale) non si dialoga per “senso di responsabilità” ma per “spirito istituzionale” che è cosa un po’ diversa. Infine, sempre a proposito della nuova legge elettorale, il fratello di Di Maio afferma: “Toccherà al prossimo (parlamento, n.d.r.) e alla futura maggioranza”. Il fratello non avrà apprezzato perché, dall’alto dai suoi studi di diritto, si sarà ricordato di Piero Calamendrei che a proposito della Costituzione (la legge elettorale non è costituzione ma rappresenta una regola fondamentale del sistema democratico) diceva che le forze politiche dovevano ragionare come se fossero minoranza e non maggioranza perché le regole devono garantire non chi pensa di vincere ma chi probabilmente finirà per perdere. Ma è evidente: queste sono le opinioni del fratello; Luigi Di Maio avrà idee totalmente diverse.