Questo Blog con la sindaca Virginia Raggi non è stato certo tenero. Ma una cosa è criticarla per quello che fa e, soprattutto, per quello che non fa, altra cosa è far ricorso a cavilli causidici che nulla hanno a che vedere con la dinamica politica che si basa sul confronto, sulla capacità di sviluppare un’egemonia culturale in virtù di una proposta convincente, sulla raccolta del consenso e, piaccia o non piaccia, la Raggi ha ottenuto al ballottaggio il voto della stragrande maggioranza dei romani. Chi è stato sconfitto prima di dedicarsi alla ricerca del tradizionale pelo nell’uovo (che, per carità, non si monda dal peccato di illegittimità perché irrilevante), dovrebbe provare a capire perché mai non ha ottenuto il consenso sufficiente per raggiungere l’ufficio più ambito del Campidoglio. Ma sinceramente rivolgersi come ha fatto un consigliere della Lista Marchini alle “Iene” per segnalare un problema di date sulla raccolta di firme per la candidatura (peraltro tutte vere, non taroccate) appare non solo inutile ma anche piuttosto disdicevole dal punto di vista dell’azione politica. Ci sono mille motivi per spiegare ai cittadini (molti dei quali, come dicono i sondaggi, lo hanno già capito benissimo) perché e per come le cose a Roma continuano a non funzionare a dieci mesi dall’avvento dei nuovi Cavalieri Bianchi. E quella data in fondo è meno di un dettaglio. Se oggi la politica attira così poco le persone normali, il motivo è da ricercare anche nel fatto che tutto sembra a volte esaurirsi in scontri legali o accordi notarili (come quello che portò alla cacciata di Marino). Il tutto, però, in un deserto di idee. Solo che la Fortezza Bastiani è ormai in macerie e il tenente Drogo è stato mandato in congedo.