– DI FRANCESCA VIAN –
A Nenni è cara la parola “nodo”: egli ha una visione concreta della storia, e rappresenta dunque le complicazioni dello scenario politico con due corde annodate, siano esse allacciate ad arte dai governanti, oppure generate dalle ingiustizie, dalla freddezza, dall’indifferenza, dagli interessi egoistici. I due lembi della corda, che anziché procedere diritti si serrano in un “nodo”, sono causa di sofferenza, fino al cappio, “il nodo che ci strozza tutti”. Nodo non è ovviamente un neologismo, ma un uso amato, che ci conduce a comprendere una delle formule più note del leader socialista: “il cappio delle alleanze”, di cui parleremo nella prossima puntata.
Ho scelto, fra i tanti nodi possibili, un esempio del 1957, poiché l’onorevole Fabrizio Cicchitto, in un recente dibattito, ha detto: “Gli anni più belli di Nenni vanno dal ’56 al ‘62” (il dibattito nella biblioteca del Senato è in https://www.youtube.com/watch?v=oMavqPnyrvI).
L’esempio di nodo è tratto dalla lunga relazione con cui Nenni introduce i lavori al XXXII congresso del partito, riunito a Venezia, nel febbraio del 1957. Nenni riflette sulle degenerazioni del sistema sovietico, palesate al mondo ufficialmente da Nikita Sergeevič Chruščëv nel 1956, che non sono frutto, secondo lui, del “culto della personalità” di Stalin (come era opinione di Togliatti), ma ritiene che “degenerazioni di quel genere siano più inerenti al sistema e alle istituzioni, che all’uomo o agli uomini” (anche questa diversa opinione tra Nenni e Togliatti è stata ricordata da Cicchitto nel discorso citato). Ed ecco il nodo, e anche la ricetta per scioglierlo.
“Qui è il nodo di tutto, un nodo che si scioglie soltanto ristabilendo o organizzando la democrazia e la libertà nel socialismo. Senza democrazia o senza libertà tutto si avvilisce, tutto si corrompe, anche le istituzioni create dalle rivoluzioni proletarie” (Avanti!, 7 febbraio 1957, pagina 2).
Insomma con le due corde diritte della democrazia e della libertà si scioglie il nodo delle degenerazioni del potere. Nenni ricorda, nello stesso discorso, che “il monopolio del potere è di per se medesimo un pericolo”.
Nenni parla dunque di nodi, ma anche della necessità di sciogliere i nodi. Questa è una metafora essenziale nel suo pensiero: l’eroismo della lucidità con cui osservare i problemi è sistematico, la proposta di soluzioni è necessaria.
Voglio richiamare, a tal proposito il commento di Luisa Ruvoletto, espresso in una precedente puntata: “Siamo abituati a pensare ai problemi come a qualcosa di negativo. Eppure Nenni, così come l’origine del termine, ci porta a pensare che siano qualcosa da anteporre al resto, dedicandovi attenzione e impegno” (Luisa Ruvoletto, commento a “Le parole d’autore di Nenni. Il problema dei problemi”, https://fondazionenenni.blog/2016/03/17/le-parole-dautore-di-pietro-nenni-17-puntata/).
Il nodo dunque non si può tagliare, così come il problema non si può mettere dietro alle proprie spalle, ma deve rimanere davanti agli occhi. Nenni lo dice già nel suo prima mese da socialista, quando si trova a Parigi, nel 1921, come corrispondente dell’Avanti!. Egli denuncia che gli uomini di stato vogliono soltanto “calcare sotto i piedi il territorio dei vinti”, “recidere i nodi con delle spade affilate, occupare delle province, organizzarle, sfruttarle (…), non c’è il desiderio di rimettere onestamente e serenamente in discussione i problemi, ma di aggrovigliarli, di lasciarli recidere dalla spada, perché la violenza chiami la violenza, l’offesa susciti la difesa, l’insulto determini la ribellione” (“La crisi delle Alleanze”, Avanti!, 10 maggio 1921, pagina 5). La cattiva politica recide i nodi, così come le forbici della Censura fanno a pezzi l’Avanti!, i nodi che pone, i problemi che suscita (Giuseppe Scalarini, La censura, Avanti!, 13 novembre 1917; scalarini.it). Giustamente, il grande vignettista mantovano tratteggia il manovratore di forbici come un crostaceo umano, non come un uomo: per il progresso dell’umanità, invece, i nodi si sciolgono. Altrimenti poi …tornano al pettine! E non vanno “recisi con delle spade affilate”. Ritorniamo sui nodi il 15 dicembre con “il cappio delle Alleanze”.
Ti ringrazio, Francesca, la tua citazione mi fa onore. Soprattutto ti ringrazio per la splendida puntata di oggi sui nodi. “I nodi si sciolgono…non vanno recisi”. Questa semplice frase trasmette una grande verità, di cui facciamo esperienza continuamente nelle nostre vite, e anche l’alto valore della partecipazione e della responsabilità personale nella visione etica e politica di Nenni. Che sia d’esempio a tutti i nostri esponenti politici attuali, perché ogni problema, anche piccolo, non si risolve senza la partecipazione responsabile di tutti.
Alla prossima, spero non ultima, puntata.
Luisa
Cara Francesca, mi è piaciuto molto questo articolo! migliori sempre di più! Il nodo, dice Nenni parlando di politica,non si può tagliare ne metterlo dietro le spalle,come i problemi. Se rapportia
mo a quello che ci riguarda personalmente, anche noi invece di ignorare i problemi e di buttarce
li dietro le spalle,dovremmo avere il coraggio di affrontarli e cercare di risolverli! ciao cara,Licia
In queste puntate di Francesca, Pietro Nenni mi stupisce sempre. Questa volta la sorpresa riguarda soprattutto l’espressione “desiderio di rimettere onestamente e serenamente in discussione i problemi”. (Avanti 1921). Il messaggio è di grande attualità. Nelle analisi e nelle decisioni di carattere politico e sociale, invece, i problemi, le criticità riguardanti i bisogni fondamentali delle persone (fame, intemperie, malattie, ignoranza, paura, affaticamento, insicurezza spirituale) rimangono sempre nell’ombra. Le soluzioni vengono prima dei problemi, la produzione economica e sociale prevale sulla qualità della vita, i mezzi sono confusi con i fini, i fini vengono subordinati ai mezzi, i mezzi sono assunti come fini, il fare è proposto come obiettivo indipendentemente dalle ragioni che lo motivano. Sono segnali di una cultura attivistica che non depone a favore dello sviluppo della civiltà. E non si vedono prospettive di miglioramento.