P.A.: dall’accordo (ecco il testo) al dibattito (a Milano)

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-FONDAZIONE NENNI-

Sabato scorso la firma del contratto dei metalmeccanici; ieri quella dell’accordo-quadro sulla Pubblica Amministrazione che spiana la strada ai rinnovi dopo sette anni di blocco. In tutto quasi cinque milioni di lavoratori che festeggeranno un Natale senza l’assillo dei rinnovi, insieme ai loro familiari il che significa che poco meno di un sesto della popolazione italiana ha qualche motivo in più di relativa serenità in un Paese che fatica a uscire dalla crisi ed è alle prese con problemi atavici che non sono attribuibili per intero al governo in carica venendo da lontano. Lunedì prossimo, a Milano nel salone d’onore della Triennale si terrà un convegno su un tema a questo punto estremamente caldo: “Contrattazione, quale futuro”. Lo hanno organizzato la Uilpa e la Feneal Uil della Lombardia. E dopo i saluti di Claudio De Albertis, presidente della Triennale, e di Danilo Margaritella, segretario generale della Uil di Milano e Lombardia, i lavori saranno aperti dalle relazioni introduttive di Eloisa Dacquino, segretaria generale della Uilpa Lombardia, e di Enrico Vizza, segretario generale della Feneal Uil. Quindi si svilupperà il dibattito al quale parteciperanno Carmelo Barbagallo, segretario generale della Uil, Carlo Dell’Aringa, economista, docente dell’Università Cattolica di Milano e parlamentare, Marco Dettori, presidente dell’Assimpredil Ance, Rocco Palombella, segretario generale della Uilm, Vito Panzarella, segretario generale della Feneal, Nicola Turco segretario generale della Uilpa, Giorgio Benvenuto, presidente delle Fondazioni Buozzi e Nenni, e Romano Bellissima, segretario generale della Uil pensionati. L’incontro assume un rilievo particolare proprio alla luce di questi ultimi accordi che segnalano un mutamento nei modi, nelle dinamiche e negli stessi contenuti delle relazioni sindacali: regole corrette e adattabili alle situazioni congiunturali possono favorire confronti costruttivi e soluzioni avanzate che nel fare l’interesse dei lavoratori e delle imprese (di qualsiasi tipo esse siano, pubbliche o private, industriali, agricole o impegnate nei servizi) siano in grado di contribuire alla crescita di un Paese che ristagna su indicatori da prefissi telefonici. Tanto il contratto dei metalmeccanici quanto quello della Pubblica Amministrazione segnalano elementi di novità e creatività che fanno uscire la dinamica negoziale da una staticità che ne aveva intiepidito la “spinta propulsiva”. C’è qualcosa di nuovo nell’aria e il dibattito di lunedì prossimo può essere utile per metterlo ulteriormente a fuoco. Proprio nell’ottica di quel dibattito e di una informazione scevra da valutazioni e commenti personali, vogliamo proporre il testo dell’accordo firmato mercoledì sera a Palazzo Vidoni dalla ministra per la Funzione Pubblica, Marianna Madia, e dai segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo. Poche cartelle che sbloccano una situazione lunga quasi sette anni; un testo asciutto composto da una premessa e da quattro capitoli: relazioni sindacali, parte normativa, parte economica e monitoraggio della riforma della Pubblica Amministrazione.

Nella premessa si afferma che “per rispondere alle domande” di buon funzionamento dei servizi al cittadino si considera “fondamentale che la riforma della pubblica amministrazione sia accompagnata dal rinnovo dei contratti di lavoro dei pubblici dipendenti, nonché gli atti relativi al personale pubblico non contrattualizzato, dal riequilibrio del rapporto tra legge e contratto, in tutti i settori, aree e comparti di contrattazione, e da una ripresa delle relazioni sindacali, che contribuiscano ad un innalzamento dei livelli di produttività, analogamente a quanto avviene nel settore privato”.

Per realizzare l’obiettivo del rilancio delle relazioni sindacali,“il Governo si impegna in tutti i settori pubblici, ad attuare i contenuti del presente accordo nei testi legislativi e di finanza pubblica e negli atti di indirizzo, impegnandosi inoltre, in esecuzione del presente accordo, a raggiungere l’intesa con le regioni per le modifiche delle normative relative alla delega di cui all’articolo 17 della legge 124 del 2015”.

La necessità di rilanciare le relazioni sindacali obbliga il Governo a promuovere la “definizione di un intervento legislativo volto a promuovere il riequilibrio a favore della contrattazione, del rapporto tra le fonti che disciplinano il rapporto di lavoro per i dipendenti di tutti i settori, aree e comparti di contrattazione, per una ripartizione efficace ed equa delle materie di competenza e degli ambiti di azione della legge e del contratto. A tal fine il Governo si impegna a rivedere gli ambiti di competenza, rispettivamente della legge e della contrattazione, privilegiando la fonte contrattuale quale luogo naturale per la disciplina del rapporto di lavoro e delle garanzie dei lavoratori, nonché degli aspetti organizzativi pertinenti”. L’esigenza di coinvolgere ulteriormente i dipendenti nel buon funzionamento della macchina induce Sindacati e Governo a “individuare ulteriori ambiti di esercizio della partecipazione sindacale per nuove e piene relazioni sindacali, definiti dai contratti collettivi”. Ma per percorrere questa strada occorre rimuovere un macigno, cioè la legge Brunetta:

“il Governo si impegna a riformare l’articolo 40, comma 3-ter, del D.lgs 165/2001 vincolando il ricorso all’atto unilaterale motivato delle amministrazioni, dopo aver esperito tutte le procedure negoziali e nel rispetto della correttezza dei rapporti tra le parti, limitatamente ai casi nei quali il perdurare dello stallo delle trattative, per un periodo di tempo che sarà definito dai contratti collettivi, determini pregiudizio economico all’azione amministrativa. I contratti collettivi determineranno la durata massima della vigenza dell’atto unilaterale”.

Gli aspetti normativi vengono disciplinati in sei punti. Tanto per cominciare la definizione di strumenti, unità di misura per valutare meriti e capacità: “Le parti si impegnano ad individuare nuovi sistemi di valutazione che garantiscano una adeguata valorizzazione delle professionalità e delle competenze e che misurino e valorizzino i differenti apporti individuali all’organizzazione. I contratti collettivi, nei limiti delle relative previsioni normative, disciplineranno criteri e modalità”. Ma è evidente che il miglioramento della produttività è legato a tanti fattori. Di qui un secondo impegno da cui emerge il rilancio della contrattazione integrativa: “Individuare specifiche misure volte a favorire il miglioramento delle condizioni di lavoro e la valorizzazione dell’apporto individuale in relazione agli obiettivi di produttività per il soddisfacimento delle esigenze dei cittadini in termini di qualità e tempi certi nell’erogazione dei servizi; a tal fine il Governo si impegna a modificare e semplificare l’attuale sistema dei fondi di contrattazione di II livello al fine di consentire l’utilizzo pieno di strumenti e risorse”.

Ma la parte normativa non riguarda solo i lavoratori, ma anche i cittadini ai quali bisogna garantire servizi all’altezza di un paese bisognoso di positiva modernizzazione. Di qui l’impegno reciproco

“ad individuare, con cadenza periodica, criteri e indicatori al fine di misurare l’efficacia delle prestazioni delle amministrazioni e la loro produttività collettiva con misure contrattuali che incentivino più elevati tassi medi di presenza”. Il contratto come strumento non per vessare ma per promuovere: “le parti… si impegnano a costruire un ambiente organizzativo e del lavoro che, con l’obiettivo di soddisfare le esigenze dei cittadini e degli utenti, introduca strumenti di monitoraggio delle carenze e delle necessità di riorganizzazione sul fronte del superamento della spesa improduttiva, del precariato, della migliore conciliazione vita-lavoro, della flessibilità oraria, ferma restando l’attuale durata dell’orario di lavoro, della formazione continua, tale che si affrontino con misure incisive e mirate anche situazioni di disaffezione e demotivazione, nonché contrastare fenomeni anomali di assenteismo”

Riprenderà il confronto sull’accordo quadro per malattie e congedi e nell’ultimo punto viene inserito un impegno che rappresenta uno dei maggiori elementi di novità nel Pubblico Impiego “il Governo si impegna, inoltre, a sostenere la graduale introduzione anche nel settore pubblico di forme di welfare contrattuale, con misure che integrano e implementano le prestazioni pubbliche, di fiscalità di vantaggio… del salario legato alla produttività e a sostenere lo sviluppo della previdenza complementare”.

Più breve la parte economica nella quale vengono confermati investimento finanziari (“il Governo, confermando la vigenza contrattuale nel triennio 2016/2018, si impegna a riconoscere le attuali risorse previste nella legge di bilancio per il 2017, aggiuntive a quelle per il 2016, utilizzandone la quota prevalente per il rinnovo dei contratti) e incrementi salariali (“Il Governo garantisce che, con le leggi di bilancio, saranno stanziate ulteriori risorse finanziarie che consentano di definire incrementi contrattuali in linea a quelli riconosciuti mediamente ai lavoratori privati e comunque non inferiori a 85 euro mensili medi”). Quindi l’impegno a favore delle buste-paga più magre con l’impegno “nella sede dei tavoli di contrattazione, a garantire che gli aumenti contrattuali, nel comune intento di ridurre la forbice retributiva, valorizzino prioritariamente i livelli retributivi che più hanno sofferto la crisi economica e il blocco della contrattazione” arricchito con la precisazione che i benefici del bonus governativo da 80 euro non verranno meno: “In coerenza con questo principio le parti si impegnano nella sede dei tavoli di contrattazione, ad evitare le penalizzazioni indirette, una volta verificate, prodotte dagli aumenti contrattuali sugli incrementi già determinati dall’art. 1 del DL 24 aprile 2014, n.66 e successive integrazioni e modificazioni”

Per quanto riguarda la parte relativa al monitoraggio della riforma della pubblica amministrazione i sindacati, a loro volte, a fronte di un “coinvolgimento nelle fasi di applicazione delle nuove normative previste dai decreti legislativi attuativi della legge 124 del 2015, si impegnano ad individuare iniziative volte a stimolare, nelle singole amministrazioni, misure idonee per la sua esecuzione, con particolare riguardo agli istituti di semplificazione e trasparenza”. L’accordo introduce un’altra novità: la costituzione di “un osservatorio della riforma della pubblica amministrazione che, nelle fasi attuative della suddetta riforma, ne monitori gli effetti e contribuisca alla sua attuazione”. Così come dovrà essere individuata una sede per “la misurazione e il monitoraggio dei fabbisogni di personale, nel rispetto delle normative vigenti in tema di autonomia decisionale e, al contempo, contribuire alla eliminazione di forme di precariato nelle amministrazioni. A tal fine, il Governo si impegna al raggiungimento dei suddetti obiettivi anche attraverso l’esercizio della delega prevista dalla legge 124/2015 in tema di riforma del reclutamento e di ridefinizione e riduzione della forme di lavoro flessibile utilizzabili dalle PA e in tema di utilizzazione”. Quindi un impegno che il sindacato aveva sollecitato con particolare determinazione: il rinnovo dei contratti precari in scadenza. Si legge nel testo: “il Governo si impegna ad assicurare il rinnovo dei contratti precari con la pubblica amministrazione, attualmente in essere e di prossima scadenza, in vista di una definitiva regolamentazione da realizzarsi con la riforma del testo unico del pubblico impiego”.

fondazione nenni

Via Alberto Caroncini 19, Roma www.fondazionenenni.it

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