Le parole d’autore di Nenni: “macchiaiuolo”

Colombo reticolati

– DI FRANCESCA VIAN –

MACCHIAIUOLO 

 Nenni rovesciatoPietro Nenni è stato il primo a utilizzare la parola macchiaiuolo per “partigiano che vive nella macchia”. Lo ha appurato, in un attento studio (Lingua Nostra, 1993), il linguista pistoiese Riccardo Tesi. Nenni stesso ne spiega il significato: «C’è una certa tendenza ad obliare che l’ossatura dello stato è stata smantellata col tradimento del 9-10 settembre, quando è passata attraverso i reggimenti e le amministrazioni civili la parola d’ordine della capitolazione e del “si salvi chi può”. Allora molta gente s’è sbandata nei villaggi, nelle campagne e sui monti dando luogo al fenomeno dei “macchiaiuoli”» (Avanti! 15 agosto 1944, ripubblicato in Vento del Nord, 1978). Nenni lo mette tra virgolette, perché sta rendendo in italiano il francese maquisard, “colui che si dà alla macchia per partecipare alla Resistenza”. Tra le righe sottolineo che il termine francese maquis (macchia), molto importante in Francia come voce della Resistenza, fu utilizzato da Nenni nel suo splendido “Taccuino 1942”, prima di quanto riescano ad attestarlo i francesi stessi nella loro lingua scritta. Nenni utilizza anche la traduzione italiana “alla macchia” per primo, in riferimento alla guerra (nell’immagine, il dipinto di Augusto Colombo, Il tragico carico umano verso i reticolati, è tratto da La Resistenza nei “Lager” vissuta e vista dai pittori, edizioni Ass. Naz. Ex-internati, Roma, 2000).

Il macchiaiuolo è dunque il partigiano che viveva nascosto: i nomi erano vari, e prevaleva forse patriota fra i combattenti, anche se Nenni utilizza in ogni caso d’abitudine la parola partigiano, anche nella forma della macchia, e poi lo consegna alla storia, come abbiamo già visto nella prima puntata. I partigiani alpini di Giustizia e Libertà “chiamavano far machì la guerriglia  condotta nella macchia (appostamento, difesa delle posizioni) e ciò per aver adottato la parola durante i frequenti contatti con i maquis francesi” (Alberto Menarini, Profili di vita italiana nelle parole nuove, 1951).

Charles De Gaulle, nelle sue Memorie di guerra, descrive i macchiaiuoli: “Ci si riunisce per bande composte da qualche dozzina di compagni (…). Ci si acquartiera in luoghi riparati, in rifugi, in grotte; bisogna tener duro, sopportare il freddo, la pioggia e soprattutto l’angoscia. I macchiaiuoli sono ininterrottamente in allerta, pronti a fuggire altrove” (trad. mia; pagg. 250-251).

Macchiaiuolo deriva dall’accezione naturalistica della parola macchia, generata dal latino măcula(m): un luogo di intricata vegetazione appare come una macchia nel contesto del paesaggio.

Nenni fu incerto, nel 1942, se darsi alla macchia: “Saragat attribuisce alla nostra insouciance questi e altri arresti. Il suo, il mio, possono seguire da un momento all’altro. (…) Darmi alla macchia, piantando i miei in una situazione quasi disperata, è cosa per il momento impossibile (7 luglio). Saragat (…) Mi scrive stamane che avemmo torto di non guardare in faccia la realtà e di non renderci conto che restavamo in trappola. E’ vero, ma se fosse da rifare lo rifarei. (…) Ci sono nella vita testimonianze da rendere alle quali non ci si può sottrarre (13 luglio). So cosa si vuole da me: che mi sottragga alla sorveglianza della polizia di Vichy passando nella illegalità. Ma per il momento non so decidermi a lasciare i miei in mezzo ai guai (17 luglio). Ho in animo di buttarmi alla macchia non appena si aprirà il secondo fronte. I compagni sono pronti a darmi l’aiuto necessario. Ma vorrei prima venire a capo dell’infortunio dei miei ragazzi (la figlia Vittoria ed il genero Henri, ndr; 27 luglio)” (da Taccuino 1942).

Vera Modigliani scrive: “E’ venuta la volta di Nenni. (…) Avrebbe potuto anche lui cambiare residenza; si è lasciato prendere!”  (fonte Enzo Santarelli, Nenni, 1988). Viene infatti arrestato dalla Gestapo l’8 febbraio 1943: nei mesi successivi è in prigione a Parigi, Treviri, Lussemburgo, Metz, Karlsruhe, Bruchsal, Stoccarda, Ingolstadt, Monaco, Bressanone, Roma.

Nella cella di Parigi, Nenni annota: “Dei tre (prigionieri, ndr) il più tormentato sono io, e non mi tormento per il mio stato di prigioniero (…) ma per l’assenza in cui fino a oggi sono rimasto di ogni notizia da casa. Curioso destino il mio che ha voluto che fossi sempre allo sbaraglio, (…) non conoscessi mai requie, e ha forgiato intorno ai miei polsi, con le dolci catene della famiglia, un legame sentimentale che mi fa soffrire fino allo spasimo, che non mi disarma davanti al nemico, ma in una certa misura mi disarma davanti a me stesso… forse la chiesa ha ragione imponendo all’uomo di Dio di non avere una famiglia” (8 marzo 1943, pubblicato in Tempo di guerra fredda, 1981).

La prossima puntata è con ottimista.                    francescavian@gmail.com

francescavian

2 thoughts on “Le parole d’autore di Nenni: “macchiaiuolo”

  1. Ci si commuove nel leggere quello che provò Pietro Nenni in cella. Nenni pensa alla sua famiglia e a “quelle dolci catene”,”legame”…che lo fa “soffrire fino allo spasimo”.
    Di Nenni , in ogni puntata, conosciamo i diversi aspetti.
    Questo uomo politico è , poi, essenzialmente “un grande uomo”.
    Anche questa puntata bella e interessante.
    Grazie.

  2. Già, Maria. Condivido in pieno. E’ essenzialmente proprio dalla sua umanità che sgorgano la passione politica e anche – a mio parere – lo straordinario calibro letterario.

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