Sempre avanti! 7 marzo 1946 (da scalarini.it) Manifesto elettorale 1975-1976
– di FRANCESCA VIAN –
NEOFASCISMO
Nell’articolo “Il vero problema” del 25 novembre 1944, Nenni scrive: “La realtà italiana di oggi è questa: le forze reazionarie, dopo un primo periodo di smarrimento e di fuga generale, stanno riorganizzandosi sotto il segno di una specie di neofascismo costituzionale e monarchico. Sotto questo aspetto il collega americano Matthews ha ragione quando nella rivista “Mercurio” ci invita a non credere di avere ucciso il fascismo. L’organizzazione fascista è morta; l’ideologia nazionalista e imperialista giace sotto le rovine delle nostre città. Non sono morti gli interessi che fino a ieri si sono fatti scudo del fascismo. Non sono morti gli uomini che al fascismo avevano confidato la difesa dei loro privilegi”. Nello stesso articolo, Nenni scrive altre due volte neofascismo (“la polemica del neofascismo”, “il linguaggio del neofascismo”) e una volta neofascista.
Nenni inventa così la parola neofascismo, generandola con il suffisso neo-, derivato dal greco, con significato di “nuovo”, per intendere “ogni attività ideologica volta a riportare la dottrina e l’azione politica del fascismo”; la novità della parola è sottolineata anche dall’espressione “una specie di” che precede il neologismo. In margine, ricordo che la parola “neo-fascismo” è stata inventata anche da un altro grande maestro nell’uso della lingua italiana, Piero Gobetti, ma in un senso “del tutto differente e in un certo modo opposto” (Gianfranco Folena), cioè per intendere il fascismo meridionale, in fase di formazione rispetto a quello più consolidato dell’Italia settentrionale (Gobetti quindi usa neo- per “recente” più che per “nuovo”, in Delizie indigene, 1922).
Un’altra accezione del termine fu quella di Benedetto Croce con riferimento alla repubblica di Salò: “i giovani (…) debbono con tutta l’anima, con tutte le loro forze, in tutti i modi che riescono a escogitare, combattere contro l’atroce invasore tedesco, tenere a bada il carnevalesco funereo neofascismo” (Discorso scritto per la radio di Palermo nel dicembre 1943).
Nenni scaglia la parola neofascismo, nell’accezione in uso oggi, perché in quel momento è assolutamente necessario non abbassare la guardia rispetto al fascismo, non ritenerlo morto. Una delle sue battaglie è: costruire un’Italia libera dal fascismo e da chiunque fosse con esso compromesso. Pertanto la parola “neofascismo” è essenziale, per guardarsi da un possibile fascismo rin-novato nella forma, ma uguale nella sostanza.
E’ interessante notare che Nenni, successivamente, adopera la parola fascismo in luogo di neofascismo, con riferimento alla politica del Movimento Sociale Italiano. A questo proposito, Elisabetta Borroni scrive: “la scelta non appare casuale, se si considera che tra (…) gli anni ’60 e i primi anni ’70 si assiste ad una radicalizzazione dello scontro politico, che a destra trova espressione estrema nel Movimento Sociale, ora presentato esplicitamente da Nenni come continuatore del regime mussoliniano non solo storicamente ma anche idealmente” (tesi di laurea). Sono passati degli anni ed è più opportuno per Nenni chiamare fascismo, per identificarlo immediatamente senza dubbi, ciò che nel 1944 era invece indicato battezzare neofascismo, per starne più attenti.
Due grandi personaggi la pensano come Nenni, e utilizzano spontaneamente la parola fascista, in luogo di neofascista. Ancora Benedetto Croce: “Odo di moti e complotti neo-fascisti, e non ho di ciò alcuna notizia diretta e personale; ma, se anche esistessero, sarebbero fascismo e non destra né sinistra” (in Tempo di Roma, 2 e 4 marzo 1947, ripubblicato in Scritti politici, 1973). Anche Pier Paolo Pasolini: “Le infami colonne di un giornaletto neofascista o paleofascista – comunque son sempre quelli, i fascisti in paglietta -” (Vie Nuove, 20 maggio 1965, ripubblicato in Le belle bandiere, 1977).
Il prossimo appuntamento è con tendenza. francescavian@gmail.com
Penso sia utile riflettere sulla differenza fra i termini “neofascismo” e “fascismo”. Questo approfondimento di Francesca Vian mi porta a pensare che il primo possa riferirsi a una nuova o rinnovata organizzazione politica basata su “dottrina” e “azione politica” (per usare parole di Nenni) fasciste, mentre il secondo riguarda l’idea di fondo che dà forma all’agire umano. Il primo spaventa, e molto! Ma raccoglie tutto sommato un numero ancora relativamente limitato di persone, il secondo, invece, non è mai finito, serpeggia continuamente tutt’oggi nella politica di tanti paesi ed è trasversale a gruppi politici diversi. Questi ultimi condividono l’idea che alcuni soggetti (pochi), per avere potere e privilegi, debbano far affondare (in vario modo, anche violento se occorre) tutti gli altri (tanti). Che sia questa la sostanza del fascismo? Mi pare emblematico il caso del Partito Nazional-Bolscevico russo, ora chiamato “L’altra Russia”, fondato dallo scrittore Eduard Limonov. Il partito si definisce “assolutamente di destra, infinitamente di sinistra”, tanto per ricordarci che certi virus mutano di poco e si ri-presentano sotto nomi diversi.
Questi richiami dei significati delle parole di Nenni del ’44, in particolare di neofascismo, destano la memoria di un tempo passato, ma come dice la Ruvoletto, ancora di attualità. Nel ’45 avevo 12 anni, subito dopo la liberazione i fascisti non parlavano tanto, perché avevano paura dei partigiani, poi man mano che si sentivano più protetti hanno incominciato ad alzare la cresta. Il rischio e la paura richiamati da Nenni hanno incominciato a preoccupare molto coloro che avevano sofferto molto l’arroganza fascista.